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LA VOCE DI GIUSEPPE

Vi sono pagine che non si vorrebbero mai scrivere, e fino a ieri avevo deciso di dedicare al bianco di questi fogli parole ed argomenti diversi di quanto andrò invece a narrare, perché non dedicare un pensiero ad una persona che conoscevo, stimavo e che inoltre faceva parte della nostra cerchia familiare, mi sembrava di fargli un torto.
Giuseppe noi lo conoscevamo bene (o almeno credevamo), era il marito della sorella di mia cognata, straordinario amante della natura, riusciva a trarre felicità solo camminando in mezzo ai campi. Una decina di giorni fa, dopo aver preso il fucile da caccia si è incamminato lungo un sentiero in campagna, arrivato in un posto in cui a lui piaceva particolarmente meditare, ha rivolto il fucile contro di sé…
Ci si pongono sempre molte domande, molti perché sul motivo che porta una persona ad un gesto così estremo, ma nessuno, nemmeno chi era più vicino a lui potrà mai darsi una risposta; di sicuro non gli è mai mancato l’affetto della moglie.

enso che ognuno di noi sia come un libro, le persone più gioiose ed estroverse si lasciano leggere serenamente, le altre, le più taciturne e riservate, si lasciano sfogliare a fatica, non aprono mai completamente tutte le loro pagine, e queste, tenute chiuse per molto tempo, finiscono col rovinare le parole scritte.
Giuseppe è sempre stato una persona piuttosto riservata, straordinario amante della natura, per cui aveva un profondo rispetto; ha lavorato per moltissimi anni come dipendente di una ditta specializzata nel ritiro di rifiuti urbani, fu proprio lui (nonostante fosse di Pralboino, il suo giro comprendeva la zona di Fiesse) a passare per la prima volta nel nostro cascinale a ritirare col camioncino appositamente attrezzato, i rifiuti solidi della nostra azienda. La professionalità e l’impegno con cui svolgeva il suo lavoro erano veramente unici: capitava a volte che il nostro cagnolino rompesse qualche sacco e lui prendeva dal suo camioncino scopa, paletta ed un sacco nuovo e re-insaccava tutto lasciando perfettamente pulito; la sua priorità era lasciare sempre l’ambiente lindo, ed io per questo lo stimavo moltissimo.

Come già detto prima, era un grande amante della natura, adorava i cascinali e le costruzioni rurali in generale, nel tempo libero diverse volte veniva a trovarci per andare a funghi o raccogliere luartis (è un’erba rampicante  che di solito si usa nelle frittate), essendo lui una persona molto schietta e sincera, molte volte ci dava dei consigli del tipo: “perché non fate dare un colpo di malta al fianco della cascina? In questo modo evitate che l’acqua si infiltri nei mattoni rovinandoli”, oppure: “ci vuole tanto a sistemare quell’anta? Con qualche asse la mettete a posto evitando che venga giù”. Lui era fatto così, non sopportava di veder decadere costruzioni rurali ove secoli di storia erano passati; è anche per questo che gli volevamo bene. Nella lettera dove ha lasciato scritto le ultime volontà, i suoi quattro cani hanno un posto di riguardo, d’altronde li trattava come fossero suoi figli; il pensiero dedicato alla moglie è un intimo segreto che rimarrà tale. Posso dire, conoscendo la moglie Sandra da sempre (essendo nati e cresciuti nello stesso paese), che è una persona positiva, trasparente, sincera, dal sorriso perenne e contaminante, sempre propensa ad aiutare gli altri, tant’è vero che dopo il matrimonio si era fatta assumere dalla Casa di riposo di Pralboino (diventato suo nuovo paese di residenza), dove ha sempre assistito con straordinaria dedizione i suoi ospiti; testimoni di quanto dico le sue colleghe della Casa.

Per lei il lavoro non è mai stato un peso perché si è sempre sentita contraccambiata dall’immeso amore degli anziani.  
La Chiesa di Pralboino (la cui bellezza è ammaliante), era affollata di parenti e amici, la sofferenza sul volto della moglie Sandra era indicibile, avrei voluto che il suo dolore potesse essere distribuito su tutti noi presenti per poterle dare sollievo.
Penso sia inutile pugnalarsi con dei sensi di colpa, colpe che in realtà non si hanno, non si possono leggere le pagine dell’anima di una persona anche molto vicina, se questa non si apre a noi, e torturandoci daremmo un ulteriore  dispiacere a chi ha scelto di intraprendere il suo personale viaggio.
Voglio concludere questa mia breve testimonianza in modo non greve: Giuseppe oltre alla passione per la campagna, amava molto dipingere  case, interni ed esterni; qualche anno fa aveva usato le sue ferie estive per tinteggiare l’interno della casa dove abitavo con i miei genitori, ha verniciato tutto: camere da letto, corridoio, soggiorno, cucina, ogni stanza l’ha voluta corredare con un suo personale disegno, come fosse una sua firma, e mentre tinteggiava cantava a squarciagola.
Vi giuro che non ho mai sentito persona più stonata di lui (i ragni scappavano dai buchi), un giorno gli ho detto: “Giuseppe, ma lo sai che hai delle straordinarie qualità canore?”.
Lui lo aveva scambiato per un complimento autentico, e cantò con voce ancora più alta. Da poco tempo non abito più in quella casa, ma quando vado a trovare mia mamma, osservo le pareti tinteggiate con maestria da Giuseppe, ogni camera con un suo personale ornamento: è come se parte di lui sia rimasta qua con noi e la sua voce risuonasse ancora alta fra quelle pareti.
Giordano

“Il sentiero di Giuseppe”

Camminando sul tuo sentiero preferito
sei arrivato in mezzo ai campi,
ma stavolta non hai portato 
in quella campagna che tanto adoravi 
i tuoi “figlioli” cani (tali tu li ritenevi).
Amore mio, a te li affido;
così hai lasciato scritto
come tue ultime parole;
poi hai smesso di camminare
ed hai iniziato a volare.
Pugnalate di dolore
per chi da tanto tempo 
ti stava al fianco
e per tutti quelli che ti volevan bene.
Ma per noi che qua restiamo
è quasi un obbligo morale
andare avanti senza distruggerci
con domande le cui risposte
nessuno ci potrà mai dare.
Ed io son certo che tu
vedendoci da lassù,
non sfasciati dal dolore
la tua dipartita, farà a te meno male.

Giordano

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