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GLI INCUBI NON BUSSANO

Ho sempre faticato a prendere sonno fin da neonato; quante volte mia mamma mi ha raccontato delle notti insonni che le ho fatto passare, finché stremata si è rivolta al nostro medico di famiglia dell’epoca. Il dottore era diventato padre da un mese e spiegò alla mia mammina il metodo efficacissimo che aveva adottato con la sua figlioletta: “Signora, lei somministri l’ultimo abbondante pasto la sera tardi, sistema il bambino, pulito e lindo nella carrozzina e lo lascia in corridoio, in questa stagione la temperatura è ideale, di sicuro non prende freddo, lei e suo marito dormite tranquillamente in camera; mi raccomando, non dovete assolutamente cedere ai suoi pianti, tempo 4 o 5 giorni ed il suo pupo si abituerà all’orario rispettando le scadenze dei pasti”.

La mia mamma così fece, per una settimana ho urlato a tal punto che le mie corde vocali non emettevano più vagiti, ma dei flebili striduli lamenti quasi impercettibili, finché rassegnato, non piansi più. Non so se questo metodo poco ortodosso, sia la causa della mia insonnia, sta di fatto che quando spengo la luce, mi assale sempre una certa angoscia, non sopporto il buio completo, e in camera ho una lucina accesa (quelle usate solitamente per i bimbi) che mi toglie l’ansia di pensare all’oscurità come al soffocante coperchio di una tomba.

Anche i sogni hanno un ruolo importante nel far sì che il dormire sia placido e sereno; negli ultimi mesi mio padre (scomparso ormai da 7 anni) è venuto molte volte a trovarmi mentre nel mio subconscio accudivo gli animali nel lavoro che svolgevo tempo addietro.
Ho potuto così informarlo della mia drastica decisione di cambiare completamente vita, lasciando lavoro, casa e paese d’origine; mi ha guardato con i suoi occhi grigio tempesta, aspettavo mi incenerisse con una saetta ed invece, ascoltate le mie motivazioni, mi ha dato il suo benestare.
Mi sono svegliato sereno, con una sensazione di indescrivibile pace interiore; ancora una volta mio padre m’ha trasmesso amore e comprensione perfino non più presente fisicamente. Che bello sarebbe se si potesse scegliere di sognare solo cose belle, ma purtroppo gli incubi sono dei gran maleducati e si presentano nel nostro sonno senza bussare alla porta.

Un avvenimento particolarmente grave accaduto quando ero ventiquattrenne, è tornato a sconquassarmi il riposo notturno proprio qualche giorno fa. Terminato il militare ho dedicato anima e corpo al nostro allevamento di vacche da latte, sconvolgendo completamente quelli che erano i piani alimentari adottati fino allora; inserendo la tecnica dell’unifeed (letteralmente: piatto unico), ogni alimento destinato al bestiame, viene dosato, trinciato e miscelato con uno specifico macchinario, e somministrato ai bovini senza nessun’altra aggiunta. È un metodo alimentare nato negli Stati Uniti, avevo letto diverse riviste specializzate del settore che ne parlavano in modo “miracoloso”; decisi perciò che dovevo assolutamente sperimentare questa nuova tecnica nutrizionale. Ne parlai con gli altri contitolari della nostra piccola azienda agricola (mio padre e mio fratello) i quali ebbero una reazione positiva ed euforica: “Set matt o rimbambit ??”.
Si sa che ogni cambiamento va incontro a delle iniziali perplessità, ma io non mi scoraggiai e continuai a martellare sul fatto che le nostre vacche ne avrebbero guadagnato in salute e quantità di latte prodotto. Riuscii dopo parecchio tempo ad avere il loro benestare, dovevo però fare i conti col fatto che serviva una certa attrezzatura per macinare e miscelare gli ingredienti della razione, in banca avevamo solo due palanche, parlando con un commerciante di attrezzi agricoli, venni a sapere che un’azienda poco lontano dalla nostra, vendeva un vecchio carro miscelatore usato per mischiare farinacei ed ottenere un mangime aziendale. Certo, per miscelare anche il fieno, questo doveva essere già precedentemente trinciato, per fare questa operazione pensai di usare il vecchio trincia-mais che ormai non usavamo più già da un po’ di tempo. Finalmente riuscii, anzi, riuscimmo (perché senza l’aiuto fondamentale di mio padre e mio fratello, io non avrei fatto proprio un bel niente), a mettere in piedi il cantiere, pesavo e dosavo tutti gli ingredienti della razione, macinavo il fieno ed il tutto veniva accuratamente assemblato nel carro miscelatore acquistato, il prodotto finito era un alimento che le vacche apprezzarono a tal punto da aumentare la produzione di latte addirittura di 400 litri giornalieri, e non solo, vi fu perfino un miglioramento sulla salute delle nostre bestiole.

In poco tempo i soldi investiti in questo progetto rientrarono con gli interessi, ed io volavo nel limbo di una immensa soddisfazione personale; se nonché (in ogni cosa c’è sempre un ma), una mattina, che purtroppo non riesco più a dimenticare, avvenne un fatto sconvolgente: mentre stavo macinando i balloni di fieno nel trincia-mais, le due coclee a spirale che girano verso l’interno oltre a tirare a sé il faldone di fieno, hanno preso pure la mia forca: l’enorme strattone mi ha fatto cadere in avanti, mi sono ritrovato con la mano destra attaccata al supporto alto dove la pianta di granoturco si appoggia prima di essere convogliata ai coltelli e macinata ad un diametro di 1,5 centimetri, tenevo il braccio sinistro alto perché sotto l’ascella girava la vite senza fine che tira all’interno il prodotto, ero allungato in avanti sulla punta dei piedi e sulla mia faccia sentivo l’aria delle coclee che scortesemente mi invitavano ad entrare. E’ la fine, quanto posso resistere attaccato con una sola mano al supporto?

Mio fratello e mio padre erano ad irrigare in mezzo ai campi ed anche se avessi urlato nessuno m’avrebbe sentito; se mia madre m’avesse visto, davanti a quella scena sarebbe morta d’infarto prima di capire come spegnere il trattore.
La mano ha cominciato a farmi male, non riuscivo più a tenermi, adesso butto la testa all’indietro, poi con un colpo di reni cerco di cascare sulla schiena, se invece ricado in avanti, addio al giovane Giordano; che fine di merda.
Ho respirato a pieni polmoni come se volessi tirar dentro la maggior forza possibile e poi via, o la va o la spacca; ancora oggi non ho capito, essendo tutto sbilanciato in avanti, come ho fatto a cascare all’indietro; sono rimasto in terra sdraiato sulla schiena a piangere, finché le lacrime hanno portato fuori tutta la tensione; quando ho pensato: “le vacche per oggi, dovranno rinunciare all’unifeed condito col ragù di carne “, sono riuscito pure a ridere di quella drammatica, terribile, indimenticabile situazione. A mio padre e mio fratello ho detto soltanto che la trincia mi aveva macinato la forca, non ho mai raccontato a nessuno ma proprio nessuno quanto era realmente accaduto; non volevo sentire rimproveri, e comunque non c’è raccomandazione più potente che vedere la morte in faccia (anche se non ne saprei descrivere i lineamenti ).
Logicamente questo grave episodio si è presentato spesso (soprattutto i primi anni dall’accaduto) sotto forma di incubo, sarebbe troppo bello se avessero la creanza di bussare alla porta e noi poter decidere previa occhiatina allo spioncino se farli entrare o meno nel nostro mondo onirico.
Più si va avanti con gli anni, maggiore diventa il bagaglio delle nostre esperienze, più variegati e colorati sono i sogni; chiudo questo racconto con una nota positiva ed una speranza: un po’ di anni fa a causa di uno sconfinamento territoriale abbiamo avuto una discussione molto accesa con i nostri vicini di campo, grave al punto che non ci rivolgevamo più la parola, poi una notte ho sognato la nostra riappacificazione.
Al risveglio ho telefonato al vicino terriero chiedendogli se era disposto ad una chiacchierata a quattrocchi, evidentemente anch’esso stanco della situazione che si era creata, ha acconsentito; è stato un lungo dialogo chiarificatore dopo il quale, abbiamo chiuso la questione con una stretta di mano, togliendoci un fardello che ogni giorno diventava più pesante. 

La mia grandissima speranza, è che quelle gigantesche teste di cazzo, i cosiddetti signori della guerra (ma signori in cosa poi ??) non essendo in grado da svegli di usare il cervello in modo razionale, ricevano in sogno la visita di qualche figura divina o mitologica o chicchessia che riesca a spaventarli o farli ragionare al punto che al loro risveglio abbiano schifo solo a pensare al sangue e la piantino così di massacrare gli ultimi, ricordandosi sempre che per Dio sono i primi !!
Giordano

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