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COMPORTARSI DA BESTIE

È da poco più di un anno che ho cambiato radicalmente vita, lasciando il mio paese natio (Fiesse), dove vivevo e lavoravo come agricoltore – allevatore, per trasferirmi qua a Remedello, dove attualmente risiedo per iniziare la mia nuova attività di casalingo; il colmo, se così vogliamo ritenerlo tale, è che prima la casa era di mia proprietà, adesso abito (con mia moglie) in affitto.

Dopo ben oltre quarant’anni di sveglia alle 03.45 tutti i giorni dell’anno (festività comprese), ne ho avuto piene le scatole; quando pensavo a mio padre che ha lavorato come una bestia, rimanendo in stalla fino ad 85 anni compiuti, rabbrividivo; tanta fatica per poi lasciare a noi eredi tutto il frutto dei suoi immani sacrifici.

Fin da quando ho preso sul serio la mia professione, sapendo che i giorni da dedicare a me e alla mia famiglia si sarebbero potuti conteggiare sulle dita delle mani (ci metto anche i piedi, voglio essere onesto), mi sono posto l’obiettivo di smettere appena possibile.


Adesso ho sessant’anni (perciò diversamente giovane), la testa non rimbambita completamente e, grazie ai sacrifici fatti (miei e del mio amato padre); io posso avere la straordinaria impagabile indescrivibile gioia, di non farmi più svegliare al mattino, da quel insopportabile deteriorante: bip bip bip.


Abitiamo (io e mia moglie) in una casetta posta su una collinetta, in mezzo alla campagna, la prima volta che l’ho vista mi ha rubato il cuore, mi è sembrato di ammirare la capanna di Biancaneve, graziosa ma senza pretese, attorniata dal verde; unica nota leggermente stonata e che ci ricorda che non siamo nel Paradiso terrestre, è lo scorrere sul lato ovest di una trafficatissima piccola strada.

Attorno all’abitazione vi è un piccolo giardino che io cerco di lasciare il più incolto possibile, dando perciò la possibilità alla flora ed alla fauna di svilupparsi e progredire in modo vario e naturale. Gli insetti e gli animali che fanno da ornamento alla nostra casetta sono moltissimi; alla sera nel periodo estivo, il nostro marciapiede si riempie di giganteschi rospi (ne ho misurato uno di 15 cm di lunghezza e 10 di larghezza, sembrava una tartaruga), anche rane e raganelle non mancano (sul lato sud della casa scorre un fosso), sono presenti anche dei graziosi piccolissimi coniglietti che nelle ore notturne si danno appuntamento nel nostro giardino, hanno una tale velocità nei movimenti da farli assomigliare a dei folletti.


Mia moglie non è felicissima di tutta questa compagnia, anche se ultimamente si lamenta di meno, a me invece non danno noia, sono nato in aperta campagna e perciò cresciuto un po’ selvatico, li considero naturali ospiti.


Quando cala il sole e la notte la fa da padrona, gli uccelli notturni che usano il tetto della nostra casetta come fosse una discoteca, sono veramente tanti. Le prime volte che andavamo a letto, il continuo calpestio sulle nostre teste ci faceva preoccupare, ma una volta, su gentilissima richiesta (e la perforazione del timpano sinistro) da parte di mia moglie, sono uscito in giardino in piena notte e con una potente torcia ho inquadrato il tetto, sembrava vi fossero sopra della gigantesche lucciole, in realtà erano gli occhi dei volatili che si accendevano illuminati dal fascio di luce.

Finalmente stabilito che non vi era nessun pericolo per la nostra incolumità, sono rientrato a dormire, da allora non ci preoccupiamo più dei continui calpestii che avvengono sulle nostre teste.
La settimana scorsa è avvenuto un fatto a dir poco sorprendente: alle 21.00 mentre io e mia moglie eravamo tranquillamente seduti sul divano davanti alla TV, abbiamo sentito forti rumori provenire dalla canna fumaria, posta proprio dietro il televisore, premetto che in casa non abbiamo un camino ma solo un foro tondo (adesso chiuso da un coperchio d’ottone), dove poter eventualmente collegare il tubo di scarico di una stufa a pellet o a legna; i rumori erano molto forti, sembrava che qualcuno grattasse il muro dall’interno, ci siamo spaventati non poco – “per la miseria, ma chi può essre” – ha urlato mia moglie, con la mia apparente calma l’ho tranquillizzata (in realtà me la facevo sotto pure io): “quasi sicuramente un uccello notturno sarà caduto nel camino, domattina tiro il cassetto e controllo”.

Esternamente alla base della canna fumaria, è stato intelligentemente posto un cassetto d’acciaio che serve a raccogliere e svuotare la fuliggine che si potrebbe sviluppare durante la combustione. Durante la notte una civetta ha continuato a cantare, era un lamento fortissimo, proveniente dall’albero di pruno vicino la finestra della camera da letto; un grido così penetrante non l’avevo mai udito, mia moglie era molto spaventata: – “Giordano, lo sai che quando una civetta si lamenta in questo modo, poco dopo si ha la perdita di una persona cara?” – Io non sono superstizioso, ma piano piano ho allungato una mano là sotto, e là fino al mattino l’ho tenuta.

Dopo aver passato la notte insonne, alla luce dell’alba sono uscito, ho aperto piano il grosso cassetto della fuliggine e con mia meraviglia ho trovato al suo interno due civette: una grande, l’altra invece piccoletta, mi fissavano con i loro grandi occhi tondi e scuri. Il fatto alquanto strano, è che continuavano a guardarmi senza andarsene, gli ho detto: ”forza gnare, potete riprendere a volare”, la prima a partire è stata la più piccola, l’altra prima di spiccare il volo si è girata verso di me, mi ha fissato ancora per un lungo istante e poi è andata a raggiungere il suo piccolo che l’aspettava su un albero vicino.

Questa vicenda mi ha fatto riflettere e profondamente commuovere: il piccolo della civetta essendo inesperto della vita e del volo, nel camino ci è caduto accidentalmente, ma la mamma, dopo averlo chiamato disperatamente tutta notte, ha scelto consapevolmente di buttarsi dentro, pur di non lasciarlo solo al suo bieco destino.

A volte quando rimprovero le mie nipotine, le richiamo dicendo: “bambine, non comportatevi come bestie” ma alla luce di quanto ho vissuto, penso che noi homo sapiens se ci comportassimo un po’ più come bestie, probabilmente vivremmo in un mondo più umano.
Giordano

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