Il 13 febbraio è stata proclamata dall’Unesco la Giornata Mondiale della Radio.
Nonostante Tv, Pc, tablet, cellulari, la radio è ancora il mezzo di comunicazione maggiormente utilizzato nel mondo. Raggiunge pubblici vastissimi, con la capacità di farsi amare da generazioni diverse. Nel 1896 Guglielmo Marconi depositò il brevetto definitivo per la radio e nel 1909 per questa invenzione ricevette il PREMIO NOBEL per la FISICA. Il primo programma radiofonico italiano fu trasmesso nel 1924, 100 anni fa! Il 5 ottobre 1924 venne trasmesso il discorso di Benito Mussolini; il 6 ottobre la prima trasmissione commerciale con musica. Un po’ di date e notizie: anni ’20: un apparecchio radio costava circa £ 3.000 e il reddito medio annuo era £1.000, pertanto solo i più abbienti potevano permettersi l’acquisto.
Molti, come successe dopo per la tv, si ritrovavano ad ascoltare la radio nei bar. All’inizio si chiamava URI, poi EIAR e nel 1944 divenne RAI (radio audizioni italiane). Nel 1930 cominciarono a trasmettere spot pubblicitari; nel 1931 la prima radiocronaca di calcio; nel 1934 la prima Rivista “I 4 Moschettieri”, abbinata al concorso Buitoni – Perugina con figurine abbinate a premi. Dal 1930 e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, la radio diventò molto utile per potersi aggiornare su ciò che succedeva nel mondo, oltre ad essere usata dai regimi totalitari per la loro propaganda politica.
Era molto usata anche sulle navi per chiedere soccorsi. La più famosa era Radio Londra, pur essendo proibito dal Regime Fascista ascoltare radio straniere. Nel dopoguerra ci fu il periodo d’oro della radio, il costo dell’apparecchio scese, perciò entrò nella maggioranza delle case degli italiani. Il primo Sanremo, per esempio, andò in onda alla radio. Negli anni ’60, per combattere la concorrenza della tv, inventarono l’autoradio e il transistor: in tal modo la Tv rimase il mezzo di comunicazione fisso a casa, mentre la radio si poteva ascoltare dappertutto, dava un senso di libertà. Negli anni ’70 si permise la nascita di “radio libere”, successivamente chiamate” radio private” che diffondevano musica, anche quella ribelle, snobbata dalle radio Rai, dediche (che in molti facevamo andando a telefonare alle cabine Sip), notiziari locali. Negli anni ’80 migliorò la qualità dei programmi e dei conduttori, merito di maggiori introiti pubblicitari. Negli anni ’90 si diffuse la formula dei network, scomparvero le radio minori; internet e le web radio diventarono un nuovo strumento di comunicazione.
Negli anni 2000 calano gli spettatori tv mentre la radio ha ascolti altissimi, soprattutto per la musica. La radio è stata capace di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e infatti ha sempre tenuto il passo dell’evoluzione. Ascoltare la radio fa compagnia in casa, in viaggio, in vacanza, mentre si legge; come sottofondo in vari ambienti pubblici, ma anche per studenti durante i compiti; per gli anziani e i malati che seguono le celebrazioni religiose, ecc…E’ davvero un mezzo prezioso in svariati contesti, intramontabile sia nella classica versione, che nelle più moderna modalità.
Olfi Ornella