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NAPOLEONE

Avevo già parlato tempo addietro, delle mie due zie ultranovantenni ospiti in una Casa di Riposo (Attilia e Giuseppina) due donne dal carattere totalmente opposto e nel contempo complementare. La Giusy buona come il pane, tollerante, sempre sorridente e nonostante le sue 95 primavere fisicamente in gran forma; l’Attilia purtroppo costretta sulla sedia a rotelle dalle molteplici fratture subite agli arti inferiori; domenica scorsa mi ha detto che se dovesse prendere un aereo, con tutte le viti ed i bulloni che ha nelle gambe la sirena del Metal Detector non smetterebbe più di suonare; però la sua mente è di una lucidità sorprendente, non perde una parola di quanto si dice e la sua memoria è talmente ferrea da ricordare eventi lontani e vicini.

Nei nostri incontri conversiamo spesso delle attività ludiche che il personale intraprende con i suoi ospiti, come anche della cucina, ogni giorno c’è un piatto diverso ed i festivi sono caratterizzati con ricette che rispecchiano la tradizione Mantovana, la Zuppa di Trippa in brodo è una di queste; è un piatto che trova la sua massima espressione con l’inzuppamento del pane nella scodella senza il quale non sarebbe possibile il totale godimento di questa prelibatezza.

Mia zia Attilia, straordinaria estimatrice di questa pietanza, quando si è vista servire la profumata zuppa senza l’accompagnamento del pane, è come s’avesse percepito una pugnalata nelle sue tradizioni più sacre, un’offesa anche ai suoi avi (la madre di mia zia puliva personalmente il rumine dei bovini per ricavarne trippa, un lavoro inimmaginabile), e così anche in rispetto delle sue memorie, dopo aver fissato la fumante scodella non maritata al pane, si è così espressa:

“Signorina !!! È da più di tre anni che sono ospite da voi, qua si mangia bene, ed infatti non mi sono mai lamentata, ma servire la Trippa in Brodo senza l’accompagnamento del pane è una bestemmia a cui non voglio partecipare!” – “Signora Attilia, se fosse per me darei rosette a tutti, ma molti anziani soffrono di diabete, è per questo che non serviamo pane durante i pasti, dobbiamo innanzitutto salvaguardare la vostra salute” “Voi avrete le vostre ragioni, ma io non rinuncio alle mie !!”

– Dopo il suo ferreo proclamo, la mia parente, incrociò le braccia, volse il suo fiero sguardo oltre i vetri della finestra rifiutandosi di mangiare qualsiasi cibo.

Dinnanzi a quella inaspettata presa di posizione, le inservienti confabularono tra loro per trovare idonea soluzione; poco dopo una si allontanò per comparire poco dopo con un enorme sacchettone di panini, distribuendone uno ad ogni commensale; finalmente la zia Attilia poté godersi appieno le sue Trippe Mantovane, con una soddisfazione che vi lascio immaginare.Ho voluto descrivere questo (apparentemente) semplice episodio perché mi ha molto colpito il regale orgoglio e la fierezza di mia zia che seppur ultranovantenne e costretta sulla sedia a rotelle, non ha rinunciato a far valere le proprie convinzioni, trasformandosi (per pochi istanti) nel: Gen. Imperatore Napoleone, in sella al suo bianco destriero.
Ogni qualvolta che ho il piacere di parlare con le mie care zie, ne esco sempre più ricco, sanno trasmettermi valori ed emozioni che nessun testo sarebbe in grado di fare. Non ringrazierò mai abbastanza tutte le persone che a vario titolo lavorano presso questa struttura; ancora una volta hanno dimostrato quanta amorevole comprensione abbiano nei confronti dei loro ospiti.

Giordano

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