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VORTICE INUMANO

In quasi tutti i paesi vi è un mercato settimanale, che anima, ravviva e riempie di colori le piazze dei nostri borghi; vi sono bancarelle delle più disparate mercanzie, in grado di soddisfare ogni esigenza, inoltre, le casalinghe, i pensionati o chicchessia, hanno la possibilità di tornare a casa con il pranzo nella sporta, senza avere l’assillo di chiedersi: oggi, cosa preparo da mangiare? (mia moglie me lo chiede almeno due volte al giorno), perché fra le tante bancarelle presenti, ve ne sono diverse di gastronomia pronta: specialità di pesce fritto, rosticceria, formaggi e salumi ecc. ecc. Il mercato non svolge solo un ruolo commerciale, ma ha l’importantissima funzione di far ritrovare le persone, di mantener vive amicizie; quelle belle chiacchierate che si fanno, magari con persone che non si vedevano da un po’, ti fanno stare bene, ti svuotano dai pensieri pesanti facendo entrare un’aria più positiva; socializzare con gli altri e vedere tanti sorrisi, ti fa stare meglio. Oggigiorno, stanno nascendo un po’ dappertutto, enormi centri commerciali dove si può trovare, a prezzi vantaggiosi, praticamente di tutto; da un lato è una cosa positiva, ma quel che non riesco a sopportare, è che i piccoli negozi presenti in tutti i paesini, sono costretti a chiudere per una concorrenza assolutamente sleale, schiacciati dal peso di tasse insopportabili; il mio pensiero va a quelle persone che per qualsiasi motivo, non riescono più a spostarsi in macchina, come vivono se chiude il negozio vicino casa? I vari comuni o istituzioni, dovrebbero aiutare i piccoli negozi, proprio per la grande importanza del loro ruolo, e non massacrarli con imposte sempre più pesanti.
Mercoledì scorso, sono andato, dopo vent’anni, al mercato di Fiesse (mio ex paese d’origine), ho incontrato il Signor Battista, la grande somiglianza con la sua cara mamma, mi ha risvegliato ricordi che credevo sopiti, è stato per me un tuffo nel passato. La cara Signora Virginia (per l’appunto, madre di Battista), avevo avuto modo di conoscerla bene quando avevo 11 anni, si era da poco trasferita con la sua famiglia, vicino al mio cascinale.

Nel 1974 si svolsero in Germania i campionati mondiali di calcio, l’Italia era tra le favorite (anche se poi in realtà, deluse di molto le aspettative ), proprio il giorno in cui l’Italia doveva giocare, la nostra televisione si ruppe, mandando su tutte le furie mio padre, e si arrabbiò ancora di più quando il tecnico disse che ci voleva almeno una settimana per il pezzo di ricambio; così quel giorno andai dai miei vicini per vedere la partita (non ho mai avuto una grande passione per il calcio, ma mio padre voleva che seguissi attentamente la partita per poi spiegargli le varie azioni ed i gol), bussai alla porta, mi aprì la Signora Virginia, quando la vidi, mi venne un tuffo al cuore perché trovai una grande somiglianza con mia nonna Elena, sia fisicamente che nei modi di fare, mi fece accomodare, scoprì la televisione (all’epoca erano sempre adornate con bellissimi centri ed incantevoli soprammobili), e l’accese, poi mi chiese se avevo sete, se volevo una caramella e così risposi: — Signora Virginia, io la caramella la mangerei e berrei pure, ma mia mamma mi ha detto che non devo assolutamente accettare niente, perché in casa d’altri sarebbe un comportamento da maleducati, se però mi promette che quando incontra mia mamma, le dice che ho rifiutato tutto; io magno e bevo volentieri —, la Signora Virginia si fece una risata gigantesca, mi disse che ero una sagoma, mi diede due caramelle, una fetta di pane con nutella e una bibita. Quando mi congedai da lei mi raccomandò di andare a trovarla ancora, anche senza guardare la tele, e che avrebbe detto a mia mamma che mi ero comportato come meglio non potevo. A me questa Signora entrò in grande simpatia e perciò andai molto volentieri ancora a farle visita, l’aiutavo a travasare il vino dalla damigiana ai bottiglioni, ad irrigare l’orto, a raccogliere i panni stesi ed ogni volta mi dava la merenda, io ci andavo a nozze, quando le raccontavo delle mie scazzottate col mio caro amico Massimo, lei si faceva delle risate indescrivibili.

Mi dispiacque moltissimo quando da lì a pochi anni dovette traslocare per andare ad abitare in centro al paese, anche perché avevo fatto amicizia con gli altri suoi due figli non ancora sposati: Domenica, la più giovane, una bellissima bionda dagli occhi stupendi, ed Angelo (fratello gemello di Battista), la cui simpatia ti penetrava addirittura nell’anima. A trasloco ultimato ci salutammo e fu l’ultima volta che la vidi, ogni mercoledì mia mamma la incontrava al mercato di Fiesse e la Signora Virginia chiedeva sempre di Giordano: — come sta? Si è sposato? È vero che ha avuto una bambina? Ma perché qualche mercoledì non viene al mercato, così lo vedo e facciamo una bella chiacchierata. — Finalmente, dopo oltre vent’anni quel mercoledì arrivò, mi sono detto: “stamattina le vacche mangeranno un po’ più tardi, non creperanno mica, voglio proprio incontrare, chiacchierare e salutare la Signora Virginia”, andai in casa e dopo la doccia dissi a mia madre che al mercato l’avrei portata io; arrivati, facemmo passare tutte le bancarelle, girammo tutto il mercato, ma della mia cara ex vicina nessuna traccia, incontrammo un’amica di mia mamma la quale ci informò che la sua salute era molto peggiorata ed era stata ricoverata all’ospedale. Per la miseria ladra, una volta che avrei potuto incontrarla, salutarla e magari farla sorridere un’altra volta, lei, non stava bene, purtroppo, la malattia si era aggravata; ed il fatto terribile, è che da lì a pochi giorni, la Signora Virginia se ne andò per sempre. Ne rimasi talmente scosso, che non ebbi neppure il coraggio di farle visita, non volevo andare dai suoi familiari e farmi vedere a piangere, di quale conforto sarei stato?
È difficile se non impossibile, spiegare cosa si prova quando una persona, a te particolarmente cara, se ne va in questo modo, senza il tuo saluto, continuavo a pensare che se fossi andato al mercato il mercoledì precedente, l’avrei rivista.
La vita ci attira in un vortice facendoci mulinare come oggetti inanimati; non dobbiamo permettere che ciò avvenga, seguire ed ascoltare maggiormente i nostri sentimenti, eviterebbe di sentire spilli nel cuore che non riesci più a togliere.
Giordano

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