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VITE CHE NON SBOCCIANO

Lo sguardo è dolce, triste, alterna lampi di rabbia e di rassegnazione. Una vita difficile, psiche di donna ingabbiata in un corpo maschile, e varie altre difficoltà. Non è la sua storia che voglio raccontare, ma le riflessioni che ha mosso, gli interrogativi che mi girano per la testa.
Il dolore di quell’uomo mi ha colpita. Ogni dolore che ascolto mi colpisce, e ognuno ha una sua risonanza in me. Quello ascoltato ieri suona note tragiche.

Penso a una vita che avrebbe voluto essere tutt’altro -e non solo nel genere- e non è stata. Non voglio fare una classifica dei dolori, ovviamente; non è una questione di pesantezza dei diversi fardelli.
Non è solo la quantità di dolore, ma le note di cui è composto, la melodia che risuona, l’armonia che canta. È l’essere dove non è il senso della tua vita, o il non riuscire a trovare senso dove sei: questo risuona in me come particolarmente doloroso. L’argomento è complesso: a volte il vissuto di fallimento, di sconfitta, trova una sua pace, un senso che lo riscatta e lo quieta, consentendo di andare oltre.
Altre volte segna e congela il futuro.


A volte si può trovare senso in una vita piena di sofferenza, o si può dare senso a posteriori a periodi che sembravano insensati mentre si stavano vivendo. Si può provare a dare senso anche a una vita che si ritiene sbagliata, che ha portato lontano dai propri talenti, dalle proprie risorse, da chi sentiamo di essere. A volte c’è tempo e c’è la possibilità di rimediare, altre volte no. A volte il bocciolo non si apre, sfiorisce senza aver dato alla luce i suoi colori e le sue forme, e tra rassegnazione e rabbia nessun significato arriva a placare il dolore, la delusione. Allora, lì, risuonano le note tragiche.
Le porto con me, testimonianza di vita.
sguardiepercorsi

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