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VIAGGIO IN ALGERIA 2011 (2^PARTE)

SABATO 3 Gradi 4 di umidità, tutto è bagnato, fa freddo il vento solleva la sabbia che ci entra in bocca e nel naso il tutto crea un forte disagio, per completare l’opera un corvo gracchiante svolazza su di noi, infatti più tardi la jeep di Fabrizio fa i capricci dal tubo di scarico esce fumo bianco causato da un po’ di acqua nel gasolio fortunatamente niente di grave. Ripartiamo risollevati ora la jeep funziona a meraviglia e ci porta senza problemi ad un altro pozzo dove un bambino scalzo dirige un dromedario che tira la corda fuori dal pozzo, altri dromedari in gruppo fanno da cornice a questo quadro di vita, altri bambini ci guardano divertiti, gli adulti parlano con Sidaba e quando diamo loro i giochi e le magliette i loro occhi splendono ancora di più. Fatti alcuni km io e Fabrizio incontriamo un bambino di circa sei anni da solo con un branco di caprette, non chiede niente ma noi gli diamo dei giochini e tutto contento si allontana con il gregge. Vedere come vivono queste persone mi fa riflettere sulla nostra comoda vita piena di caos, personalmente invidio in positivo la serenità che trasmettono questi nomadi perché è una loro scelta quella di vivere nel deserto in piena libertà.

DOMENICA 4 Gradi 8 niente umidità ma vento molto forte e sabbia che vola, la moto di Eugenio ha dei problemi, ma per il momento và. Le dune non sono altissime come quelle del Murzuq, ma la sabbia morbida rende tutto più difficile, infatti gli insabbiamenti sono all’ordine del giorno, tra i cordoni di dune ci sono pianori di terreno primordiale, oltre ai sassi troviamo manufatti, freccette, pezzi di terracotta, testimonianza di civiltà passate. La fortuna sorride a me e Fabrizio, infatti troviamo una bella meteorite, materiale che utilizzo nei miei quadri. Campo in mezzo alle dune, l’immancabile fuoco e luna piena che offusca la luminosità delle stelle.

LUNEDI 5 Gradi 8 e un sole che splende rendendo più piacevole la giornata, dune a perdita d’occhio interrotte a momenti da piccoli spazzi di terreno dove in mezzo ai sassi troviamo un’altra stella cadente e l’emozione di quest’altro ritrovamento invita me e Fabrizio ad osservare maggiormente il terreno custode di queste preziose pietre cosmiche. Rallegro ulteriormente la mia giornata guidando il quad altra esperienza dato che è la prima volta che lo guido, faccio anche un passaggio difficoltoso, a detta dei miei compagni me la sono cavata bene.

MARTEDI 6 Gradi 5 e sole che ci riscalda, pronti ad affrontare un altro giorno con l’umore giusto, ma dopo qualche chilometro la moto di Eugenio non và più, si è rotta la frizione, Amdi rifiuta di caricare la due ruote sul portapacchi della sua jeep, Fabrizio il portapacchi non ce l’ha per cui la moto rimane in cima ad una duna, sarà questo il suo destino? Eugenio triste per l’accaduto sale in macchina con noi anche se è una due posti io mi sdraio dietro sul materasso dove normalmente dormo a differenza dei centauri che dormono in tenda. Percorriamo 15km, la guida non si vede più idem per Stefano il Maci dietro di noi ad un certo punto scompare dalla mia vista, lo aspettiamo ma non vedendolo capiamo che qualcosa non và. Ritorniamo indietro scavalcando le dune in contromano cosa decisamente difficile perché non sono dune a dorso di balena percorribili in ogni senso, ma sono dune a barcana e bisogna trovare il passaggio adeguato cosa decisamente difficile non avendo tempo a disposizione. Il sole sta calando ma troviamo il Maci, si è rotto il pignone del quad, per un po’ lo trainiamo, ma il buio rende difficile la cosa, lasciamo il mezzo nella sabbia intenzionati a tornare per riprenderlo, altro passeggero a bordo sdraiato con me. Il buio è totale, la luna ancora non c’è a rischiarare il percorso ma dobbiamo raggiungere gli altri. Dopo diversi km notiamo in lontananza una piccola luce sul dorso di una duna, la raggiungiamo è Stefano, solo in mezzo alle dune un poco intimorito ci accoglie con grande felicità e stupore per la mancanza di due mezzi. Raggiungiamo la guida dopo diverso tempo, si era allontanata molto, oltretutto non ci aspettava in cima ad una duna, ma dietro per cui impossibile vederla, Fabrizio ha fatto valere le nostre ragioni e alla fine abbiamo accettato le sue scuse.

MERCOLEDI 7 Raggiunta la città di Adrar facciamo il punto della situazione, nel frattempo Amdi ha comunicato alla gendarmeria che noi saremmo tornati a recuperare le moto. La cosa ha complicato tutto perché i gendarmi ci vogliono scortare dicono per la nostra sicurezza, noi sorridiamo ci pare una cosa assurda, ma le regole sono queste e le dobbiamo accettare nostro malgrado.

GIOVEDI 8 Stefano con Eugenio partono col bus che li porterà a Gardaia per prendere il furgone velocifero, viaggeranno tutta notte. Io, Fabrizio il Maci e Sidaba con le due jeep partiamo per Timimoun, scortati da due camionette con 4 gendarmi a bordo di ognuna. I km da fare sono 200 , ogni tanto lungo la strada altre camionette con altrettanti uomini a bordo si danno il cambio come fosse una staffetta. Arrivati al campeggio per la notte chiedo al Maci se tutto va bene data l’espressione strana stampata sul viso “mi pare di essere in un film” risponde. In totale la gendarmeria ha mobilitato per noi 6 camionette e 24 uomini armati per la nostra sicurezza. Un po’ di relax ce lo godiamo cenando in una stanza da fiaba come fossimo in Alibabà e i quaranta ladroni e ci chiediamo cosa ci aspetterà domani.

VENERDI 9 Ci siamo presentati alla sede della gendarmeria, aspettiamo un paio d’ore prima che si organizzino per scortarci nel deserto a recuperare i mezzi, nel frattempo dialoghiamo piacevolmente con giovani gendarmi che parlano francese. Partiamo scortati dalle 2 camionette con 8 gendarmi, da 2 Toyota militari con 10 uomini armati a bordo più altre 2 Toyota civili con 4 militari in borghese. Dopo 50km di sterrato arriviamo in una base petrolifera dove ci offrono la pizza, ma di partire non se ne parla loro non sono in grado di affrontare le dune. Fortunatamente con l’aiuto di Houssine un ragazzo algerino che parla bene l’italiano raggiungiamo un compromesso, a fianco di Sidaba siede il capitano militare, dietro, sopra un materasso siedono tre ragazzi armati due militari un gendarme che si divertono un mondo su e giù per le dune, il capitano un po’ meno, ogni mezz’ora si ferma a telefonare per dare le coordinate di dove siamo e si perde tempo prezioso per noi. Verso l’imbrunire arriviamo alla moto di Eugenio che carichiamo sul portapacchi della jeep di Sidaba, persona sensibile e molto gentile oltre ad essere una guida che sa il fatto suo. Campo con militari che hanno vigilato tutta notte, vietato fotografare, peccato.

SABATO 10 Un ragazzo militare vomita in continuazione, io mi presto per farlo stare meglio e ci riesco. Dopo vari insabbiamenti da parte di Sidaba dovuti al fatto che la jeep è stracarica, arriviamo al quad, il capitano si rende conto che: o trasportiamo il mezzo e loro rimangono a piedi o viceversa e mortificato si scusa con noi per non aver capito la situazione. Decidiamo di trainare il quad guidato dal Maci, operazione non facile nelle dune, ma l’abilità e l’esperienza di Fabrizio legata alla mia collaborazione ed alla padronanza del Maci oltre al suo coraggio hanno fatto sì che tutto si risolvesse in modo positivo. Devo dire che davanti al fuoco in mezzo alle dune non esistono militari e gendarmi ma esseri umani che socializzano e si conoscono e questa è un’esperienza per me preziosa. Arrivati alla base petrolifera il capitano ci ha salutati cordialmente ringraziandoci nuovamente, i ragazzi eccitati per l’avventura vissuta erano a dir poco strafelici, penso si ricorderanno di noi. Sidaba mi ha detto “Clara hai visto, i corvi non c’erano” che fortuna! Arriviamo ad Adrar di sera ovviamente sempre scortati, come sono stati scortati Stefano ed Eugenio. Termino qui il racconto di questo viaggio scrivendo le mie riflessioni. L’Algeria è un bellissimo Paese, con una cultura dal punto di vista umano ammirevole, popolo con una forte dignità che mantiene vive le tradizioni in cui credono. Io personalmente ho trovato gentilezza e garbo, certo essere scortati non è piacevole non sei libero di fare ciò che vuoi, ma le loro leggi sono così ed io le rispetto perché sono ospite nella loro terra.

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