Margaret Mazzantini è nata a Dublino il 27/10/1961. Diplomata presso l’Accademia Nazionale d’arte Drammatica si esibisce come attrice di teatro, cinema e televisione ma è conosciuta soprattutto come scrittrice. Ha scritto Il catino di zinco, Manola, Zorro, Non ti muovere (premio Strega 2002, premio Grinzane Cavour 2002), Venuto al mondo (premio Campiello 2009), Nessuno si salva da solo (da cui è tratto il film in programmazione nelle sale dal mese di marzo) e Mare al mattino. Vive a Roma con la sua famiglia.
“Perché è su questo tavolo di metallo sporco che si consuma l’amore, è su questo mare silenzioso e rapito come noi, è tutto questo il nostro splendore”. Da questa frase, tratta dal romanzo, s’intuisce il trasporto ma anche il senso di colpa ed il dramma che accompagnerà dall’infanzia fino alla maturità il rapporto amoroso tra due uomini: Guido e Costantino.
La storia è narrata dal punto di vista di Guido ed inizia dall’adolescenza. Lui abita al quarto piano, l’altro, figlio del portiere, nel seminterrato dello stesso condominio in una Roma anni settanta. Nonostante la contiguità, le loro esistenze, pur procedendo parallele, non potrebbero essere più diverse. Guido proviene da una famiglia borghese ma affettivamente assente, è allevato da balie; il padre é un uomo silenzioso e monotono nelle sue attività, non s’intendono e s’ignorano. La madre è una donna molto bella e, pur essendo un po’ vacua, , lui l’ammira, è quella che ama con tutto se stesso; l’unica di cui sente il bisogno e che può consolare i suoi sconforti. La sua è una famiglia di adulti rigidi e stravaganti e di infiniti vecchi che guardano a lui bambino come ad una sorta di “insetto kafkiano”. Ha un buon rapporto con lo zio Zeno, un critico d’arte che vive nell’attico dello stabile ma, nonostante ciò, è altro di cui sente il bisogno; la solitudine e l’inquietudine lo attanagliano e durante l’adolescenza pensa spesso al suicidio. Non compirà mai l’insano gesto ma, salvo che per un breve periodo, consumerà la sua esistenza facendosi del male. Costantino nonostante la forza fisica,l’orgoglio, la tenacia e la prepotenza, è insofferente alla sua condizione per altri motivi: le ristrettezze famigliari che non gli consentono di sentirsi uguale ai coetanei, la scuola che nonostante l’impegno non dà i risultati desiderati ed il non riuscire, in nessuna occasione, ad emergere dalla mediocrità della sua vita. E’ restio ad abbandonarsi alla spensieratezza. Un banale incidente tra ragazzi li avvicina ed ecco che nelle loro vite sboccia un sentimento che li stupisce: l’attrazione carnale li pervade unendo, ”contro natura”, i loro corpi ma, successivamente, i principi morali condizioneranno questo rapporto arrecando senso di vergogna, pentimento e rifiuto. Vivono l’omosessualità clandestinamente perché la ritengono uno sfregio alla “normalità” e quindi una condizione da nascondere. Entrambi, per salvare le apparenze ed avere un’esistenza rispettabile, si sposeranno e formeranno la propria famiglia.
Guido si trasferirà in una Londra già emancipata e di più facili costumi, sarà abbastanza felice ma la passione nutrita per Costantino non lo abbandonerà mai e lo costringerà, nelle varie stagioni della vita, a cercarlo ed a vivere ancora segretamente quell’amore.
Nel tempo riuscirà ad accettarsi nella sua sofferta“diversità”.
La virilità di Costantino, al contrario, nonostante il sentimento e la malia, non gli permetterà mai di vivere serenamente la relazione con Guido e ad accettare la sua omosessualità. La soffocherà condizionando in modo ferreo la sua psiche ed estromettendo definitivamente l’altro dalla propria vita. Lo splendore del loro amore non è stato altro che un’illusione durata il tempo di un breve sfolgorio.
Il libro, profondo e toccante, fa riflettere sul tema dell’omosessualità analizzando l’esistenza dei due protagonisti. L’autrice ne narra senza mezzi termini, senza timore di scandalizzare, stimolando il lettore ad estraniarsi dai pregiudizi e dal conformismo che accomuna la società; rivendicando così il diritto per ogni essere umano di riconoscersi in se stesso perché quello è il vero “splendore”.
Gaboardi Angela