Remedello (Remedél in dialetto bresciano) è un comune italiano della provincia di Brescia in Lombardia. È suddiviso in due frazioni: Remedello Sopra, sede comunale, e Remedello Sotto. Entrambe furono municipalità autonome fino al 1927, quando confluirono nell’attuale istituzione.
Geografia fisica
Il territorio di Remedello è pianeggiante e appartenente geologicamente alla Bassa padana, formato dai depositi alluvionali del Chiese. Questo fiume passa a oriente delle due frazioni remedellesi, separando il territorio comunale da quello di Acquafredda e, parzialmente, da quello di Casalmoro. A meridione il territorio è percorso dalla seriola Asolana che nasce ad Isorella e defluisce nel Chiese ad Asola.
Origini del nome
Secondo il Mazza (1986) l’origine del nome è controversa: si ipotizza derivi dal latino Rus Metelli o da Ramus (ramo) da quale poi si sarebbe tramutato in ramet-ellum.
Storia
I primi insediamenti risalgono all’Età del Rame. Presso la località Dovarese è stata rinvenuta una necropoli risalente al IV e al III millennio a.C., la cui ricchezza e numerosità dei reperti ha fatto sì che la cultura a cui essa appartiene è stata denominata di Remedello.
Anche le epoche successive risultano documentate. A Dovarese sono stati trovati dei reperti appartenenti alla cultura del vaso campaniforme, più precisamente risalenti ad un periodo tra il 2000 e 1800 a.C., mentre il particolare ritrovamento del ripostiglio di asce in bronzo a Remedello Sopra risulta appartenente al Bronzo antico (1800-1500 a.C.). Nei pressi del confine con Asola sono stati rinvenuti reperti del Bronzo medio (1500-1300 a.C.).Risultano assenti le epoche del cosiddetto Bronzo tardo (XIII secolo a.C.) e del Bronzo finale (XII-X secolo a.C.), sebbene esistano documentazioni nei comuni vicini. Sono infine stati trovati degli insediamenti di epoca gallica e romana, grazie all’iniziativa di metà anni ottanta del XIX secolo del coadiutore della parrocchia di Asola, don Luigi Ruzzenenti, e di studiosi come Chierici e Bandieri. Nella località di Sotto sono attestate tracce di quattro ville o edifici rustici uno dei quali, in località San Giovanni, fu distrutto nel III secolo a causa di un incendio.
Di epoca longobarda sono stati infine trovati dei reperti datati V e VI secolo, mentre in epoca carolingia (VIII e XI secolo) risulta che i terreni del luogo erano di proprietà del monastero di Leno e di quello di Acquanegra. In seguito il Vescovo di Brescia assoggettò la pieve di San Donato sia a livello spirituale sia a livello feudale, tanto che nel 1194 l’abate di Leno, tal Gonterio, portò a processo la diocesi con l’obiettivo di recuperare beni e diritti su gran parte della Bassa bresciana, compreso la chiesa remedellese. A partire dal 1218, Remedello compare più volte nel Liber Potheris del comune di Brescia: dotato di castrum era d’importanza strategica per il controllo dei confini con il mantovano.
Nell’estimo visconteo del 1385 viene citato come appartenente alla quadra di Asola. Tuttavia è attestata nel secolo XIV la sua tributarietà nei confronti dei Gonzaga: nel 1427 il castello remedellese fu occupato dal Carmagnola. La comunità fece giuramento di fedeltà alla Repubblica di Venezia la quale tuttavia cedette il territorio a Francesco Gonzaga il quale lo aveva reclamato motivandone l’appartenenza storica alla giurisdizione asolana. Per due secoli fu conteso fra Venezia e Mantova, come tutto l’asolano: durante il dominio della Serenissima i due abitati fecero parte della quadra di Asola come è attestato anche dal Catastico bresciano di Da Lezze (1610) e dall’Estimo Mercantile del Territorio (1750). Entrate a far parte della provvisoria Repubblica bresciana (marzo 1797), con il Decreto 1º maggio 1797 Remedello di Sopra e Remedello di Sopra furono considerate municipalità separate all’interno del cantone del Clisi; questo inquadramento fu poi mantenuto con il passaggio al Dipartimento del Mella della Cisalpina (novembre 1797).
Nel maggio dell’anno seguente, i due comuni furono inseriti nel Distretto di Gottolengo, poi di Caccia Libera, del dipartimento del Mella. Dopo la breve parentesi dell’occupazione austro-russa (1799-1800), durante la seconda repubblica cisalpina si procedette ad un riassetto amministrativo (maggio 1801) che si mantenne anche durante la napoleonica Repubblica Italiana: le due municipalità remedellesi furono affidate al Distretto III di Verola Alghise del Dipartimento del Mella.
Con la tramutazione dello Stato in Regno si procedette ad un’altra riorganizzazione amministrativa.
Nel giugno 1805 i due comuni furono inseriti nel Cantone II di Leno a sua volta appartenente al Distretto III di Verolanuova del Dipartimento del Mella. Nel 1810 Remedello di Sotto fu soppresso e il suo territorio fu incorporato in quello di Remedello di Sopra. A sua volta il nuovo comune fu inserito nel cantone V di Montechiaro del distretto I di Brescia.
Dopo l’assegnazione dei territori del bresciano al Regno Lombardo-Veneto a seguito del Congresso di Vienna, Remedello di Sotto riottenne la municipalità autonoma. I due comuni furono compresi all’interno del Distretto IV di Montechiaro della provincia di Brescia. Dopo gli eventi della seconda guerra di indipendenza italiana e il Decreto Rattazzi (1859), i due comuni remedellesi entrarono a far parte del Regno di Sardegna (dal 1861, Regno d’Italia). Furono inquadrati nel Mandamento II di Montechiaro del Circondario V di Castiglione della nuova provincia di Brescia.
Durante gli ultimi decenni del XIX secolo, i due comuni furono al centro di alcune attività di miglioramento della produzione agraria. Nel 1895 a Remedello Sopra Padre Piamarta e don Giovanni Bonsignori fondarono la Colonia Agricola Bresciana in cui fu sperimentato il principio di Stanislao Solari sulla rotazione delle colture di leguminose allo scopo di favorire l’Azotofissazione. Tobia Bresciani, invece, collaborò con Ottorino Villa a Remedello Sotto e progettò un canale per lo sfruttamento delle acque del Chiese. Nel 1927, con Regio Decreto 11 dicembre 1927, n. 2479, le due municipalità furono soppresse e i loro territori furono assegnati al nuovo comune di Remedello.
Monumenti e luoghi d’interesse
Remedello Sopra
• Castello: stando al Catasto Napoleonico del 1808 che ne riportava i confini, il fortilizio aveva pianta quadrata. Di esso, oggi rimane solo la torre in muratura posta laddove c’era l’ingresso.
• Chiesa di San Lorenzo: parrocchiale costruita nel 1601 al posto di un precedente edificio ecclesiale a sua volta edificato nel Cinquecento. All’interno è presente una pala dedicata a San Lorenzo, patrono della frazione, opera di un allievo del Tiziano. La pala dedicata alla Madonna con Gesù Bambino in grembo assieme ai santi Giuseppe, Agnese, Sebastiano e Quirino proviene invece dalla chiesa della Disciplina: è incorniciata da una soasa in legno laccato.
• Chiesa della Disciplina: costruita nel Quattrocento dalla confraternita del Rosario e poi passata a quella dei Disciplini nel Cinquecento. Subì trasformazioni negli anni ottanta del XVIII secolo. Gli interni sono opera di Lamberto Orazio de Rossi che dipinse episodi del Nuovo Testamento tra cui una copia dell’Ultima Cena leonardesca. Nel 1967, l’edificio è passato in proprietà all’Istituto Bonsignori che vi ha collocato il museo civico per i reperti archeologici rinvenuti nella zona.
• Santuario dei morti del Gandino: è dedicato alla Maternità della Beata Vergine Maria. Fu costruito nel XVIII secolo come Ex voto per la peste del 1630.
Remedello Sotto
• Chiesa di San Donato: parrocchiale costruita nel 1774 sulla precedente pieve e dedicata a San Donato patrono della frazione.
Persone legate a Remedello
• Giovanni Battista Piamarta, presbitero, educatore e santo. Ha fondato anche l’istituto Bonsignori che oggi è una grande scuola con numerose facoltà pubbliche e scuole private.
• Loris Boni – ex calciatore
Museo Civico Archeologico
Il Museo Civico Archeologico di Remedello è ospitato nella ex Chiesa dei Disciplini, sorta verso la fine del 1400 e decorata da un imponente ciclo di affreschi incentrato sulle storie della vita di Gesù, opera del pittore locale Lamberto Orazio De Rossi. Il museo nacque nel 1975 grazie al Centro di Promozione Locale, per preservare le assai numerose testimonianze archeologiche provenienti dal territorio, che confluirono nella Disciplina, dove fin dagli anni ‘60 avevano trovato posto i materiali della collezione Carlotti, di proprietà dell’Istituto Bonsignori di Remedello.
Le raccolte sono state incrementate negli anni ‘80 in seguito all’attività del locale gruppo archeologico e agli scavi diretti dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia. L’esposizione dei materiali di proprietà statale è organizzata in senso cronologico, con reperti e contesti che testimoniano il popolamento del territorio di Remedello dal Neolitico fino all’Alto Medioevo. Tra i materiali neolitici si segnalano i reperti pertinenti al Neolitico antico (gruppo del Vho, fine VII -inizio VI millennio a.C.) provenienti dalla località Cascina Bocche di Isorella.
Per l’età del Rame, la Cultura di Remedello (3400/2500 a.C.), nota grazie agli importanti ritrovamenti funerari avvenuti in località Dovarese nell’Ottocento, è rappresentata in museo da una sepoltura femminile rannicchiata (scavi Barfield 1986), da numerosi strumenti in selce rinvenuti in varie località di Remedello e di Ca’ di Marco di Fiesse, da vasi campaniformi del Dovarese e di Gardoncino di Isorella e da un’ascia a occhio in rame puro ritrovata nel letto del Chiese, presso Acquafredda.
Le testimonianze del territorio relative all’età del Bronzo incominciano con la fase finale del Bronzo Antico (ceramiche e tavoletta enigmatica da Pellissare di Casalpoglio), per continuare con il materiale dell’insediamento del Bronzo Medio della località Gardoncino di Isorella e quello dell’abitato del Bronzo Recente di Carpenedolo, Campo Chiusarino.
Presso il Museo sono inoltre conservate cinque importanti spade di bronzo, da interpretare forse come offerte a una divinità delle acque, di cui quattro (Bronzo Medio) rinvenute nel letto del Chiese, tra Carpenedolo e Remedello, e la quinta (inizio del Bronzo Finale) trovata nei pressi dell’alveo del Mella, a Pavone.
L’età del Bronzo Finale è ampiamente documentata dallo scavo dell’abitato di Casalmoro, attivo nei secoli XII e XI a.C. Alla lacuna di testimonianze per i secoli IX e VIII a.C. fanno seguito altri ritrovamenti di località Dovarese (scavi Barfield 1986) quali le tombe a inumazione del VI sec. a.C., con materiali inquadrabili nell’ambito dell’Etruria padana. Al V sec. a.C. risale invece una fibula di tipo Certosa proveniente da ricerche di superficie in località Colombaie di Isorella.
Alcune importanti necropoli illustrano il passaggio alla seconda età del Ferro e il popolamento gallico del territorio. Al II sec. a.C. risalgono le due tombe di guerriero dalla necropoli di Remedello Sopra, località Tagliate, il cui corredo è costituito da una spada con fodero, una punta di lancia, umbone, coltello, fibule, monete e, nella tomba 2, una borraccia. Al periodo tra il La Tène D e l’antica età imperiale si data invece la necropoli di Remedello Sotto località Corte, di cui si conservano alcuni corredi. Infine, al periodo compreso tra I sec. a.C. e I sec. d.C. è da riferire l’importante necropoli romana di Acquafredda, loc. Borgo dei Lupi, costituita da 135 tombe, per lo più a incinerazione, caratterizzata da una notevole ricchezza dei corredi. Di estremo interesse è un rarissimo esempio di moneta celtica, attualmente unico per l’Italia, coniato nella Gallia centro-orientale tra il 78 e il 58 a.C.
SULLE ORME DI SAN GIOVANNI PIAMARTA
«Piamarta aveva ricevuto una cospicua eredità dalla contessa Gigli, vedova Tavelli, a Pavone Mella. Decide di alienare tale eredità e di acquistare un fondo in quel di Remedello Sopra, un paese a 35 chilometri da Brescia, in piena pianura padana, a una quindicina di chilometri da Pavone Mella. L’acquisto del podere, di 144 ettari, è fatto il 5 febbraio 1895. Quattro giorni dopo, il 9 febbraio, con “istrumento” redatto dall’avvocato Giuseppe Tovini, si costituisce una società anonima tra Padre Piamarta, don Bonsignori e don Bonini per una Colonia Agricola Bresciana. La costituzione della società anonima è interamente opera del Piamarta, che ne sostiene poi anche tutto l’onere per la bonifica e la trasformazione. Bonsignori vi apporta la sua competenza». Giovanni Piamarta amava la Chiesa, e credeva che Dio dona ad ogni uomo dei carismi che domandano di essere messi in comune per l’edificazione dei fratelli. In questo luogo vogliamo chiedere a Dio che i nostri carismi non diventino fonte di orgoglio, prepotenza e divisione, ma siano un’opportunità per creare luoghi di comunione e di formazione, come li ha sognati Padre Piamarta.