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RAIMONDO VIANELLO

Raimondo Vianello (Roma, 7 maggio 1922 – Milano, 15 aprile 2010) è stato un attore, conduttore televisivo e sceneggiatore italiano.


Durante la sua carriera, iniziata alla fine degli anni ‘40, ha lavorato a lungo per il cinema come attore comico e sceneggiatore, per poi divenire un conduttore televisivo di noti varietà, dapprima in Rai (Un due tre, Tante scuse) e in seguito in Fininvest (Attenti a noi due), per poi cimentarsi nella conduzione di quiz televisivi (Zig Zag) e programmi sportivi (Pressing).

Nel 1998 fu conduttore del Festival di Sanremo.
Particolarmente prolifici sono stati i sodalizi artistici prima con Ugo Tognazzi, con il quale negli anni cinquanta ha girato diversi film e condotto il varietà Un due tre, e in seguito con la moglie Sandra Mondaini, con la quale dagli anni ‘60 in poi ha realizzato molti varietà e diversi film, oltre alla nota sitcom Casa Vianello, andata in onda dal 1988 al 2007.

Raimondo Vianello morì il 15 aprile 2010 a 87 anni presso l’ospedale San Raffaele di Milano, dopo 11 giorni di blocco renale (dal 1972 viveva con un solo rene), precedendo di cinque mesi la moglie Sandra.

Quel giorno, Striscia la notizia dedicò a Vianello gran parte della trasmissione, Vite straordinarie mandò in onda una puntata speciale su di lui come Terra!, e nella notte, su Retequattro, andò in onda una puntata dello show del 1983 Attenti a noi due 2, dal programma Ieri e oggi in TV e su Italia 1 per la trasmissione Polpette va in onda uno spezzone del 1998 dello speciale I tre tenori.

Cordoglio anche da parte del mondo sportivo, che ne ricordava con affetto gli anni spesi alla conduzione di noti rotocalchi televisivi di approfondimento calcistico; in particolare l’Inter, squadra per la quale Vianello non aveva mai nascosto la propria simpatia, espresse il suo cordoglio tramite un comunicato apparso sul proprio sito ufficiale; ma non mancarono di ricordarlo anche le squadre legate alle città natali dei suoi genitori e per le quali l’artista provava grande affetto: l’Ancona e il Venezia.

La camera ardente viene allestita presso lo studio 4 di Mediaset a Cologno Monzese, lo stesso dove per più di dieci anni i coniugi Vianello avevano registrato gli episodi della sit-com Casa Vianello.


Dopo il funerale, svoltosi il 17 aprile 2010 presso la chiesa di Dio Padre a Milano 2 alla presenza della moglie Sandra Mondaini, della famiglia filippina che l’aveva assistito negli ultimi anni e di molti personaggi dello spettacolo, come Pippo Baudo, Gerry Scotti, Giorgia Tasselli, e della politica, tra i quali anche il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, venne sepolto a Roma, nella tomba di famiglia presso il cimitero del Verano.

La moglie Sandra morì il 21 settembre dello stesso anno: in base alle sue volontà testamentarie venne sepolta a Milano nel cimitero di Lambrate accanto ai genitori Giuseppina e Giacinto.

Sandra Mondaini e Raimondo Vianello sono stati una delle coppie d’oro, tra le più amate, della televisione. I loro nomi sono iscritti assieme nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano, dove sono morti entrambi e dove Sandra era nata nel 1931.

Per ricordare la coppia di artisti una città, Peschiera del Garda, in provincia di Verona, ha voluto dimostrare il suo affetto dando il nome a due strade che si incrociano in modo che le due targhe sono posizionate sullo stesso palo stradale, ad angolo: via Sandra Mondaini e via Raimondo Vianello.

Una storia d’amore durata più di 50 anni ed una carriera straordinaria per due persone meravigliose che hanno regalato a tutti noi tanti ricordi di serate in allegria insieme ai nostri amici.


Vogliamo ricordarlo anche noi pubblicando un racconto intenso e profondo che ognuno di noi dovrebbe prendere da esempio.
Nel quartiere in cui abito, poco fuori Milano, c’è da sempre un campo di calcio. Nello stesso quartiere hanno abitato per molti anni Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Molti sanno che Raimondo era un grande appassionato di calcio. Oltre a seguire assiduamente quello di alto livello, lo ha sempre praticato.


Un giorno, era già intorno alla settantina, passò dal campo di calcio del quartiere e vide che c’era gente che giocava. Erano tutti giocatori “di esperienza” residenti nel quartiere che, arrivati a una certa età, non avevano perso l’abitudine della partitella settimanale. Si informò e gli dissero che il sabato mattina era il benvenuto per unirsi al gruppo. La cosa gli piacque.


Il sabato successivo tornò in maglietta e pantaloncini. Nonostante l’età avanzata e la scarsa mobilità, se la cavava ancora. In più, essendo un personaggio celebre, tutti gli altri usarono nei suoi confronti un certo riguardo nel giocare, evitando di essere aggressivi o di far valere gli anni in meno.

Un comportamento da gentiluomini che fin da quella partita diede vita a veri e propri sketch comici in campo, esattamente come quelli di cui Raimondo era protagonista in TV. Raimondo tornò al campo il sabato successivo. E poi quello dopo e quello dopo ancora.


Per i “calciatori senior” del quartiere diventò semplicemente “Rai”. Rai ha giocato in quel campo tutte le settimane per 15 anni, fino a poco tempo prima di scomparire, nel 2010.


Arrivava per primo, ogni sabato mattina, puntuale come un orologio. Portava lui le maglie pulite per tutti: i gialli da una parte, i rossi dall’altra. Con qualsiasi tempo, pioggia, gelo, caldo soffocante.

A partita conclusa raccoglieva le maglie per portarle a casa e farle lavare, pronte per il sabato successivo. Due anni prima della sua scomparsa un sabato mattina passai dal campo. Ero attrezzato per una partita di campionato che dovevo giocare lì dopo di loro. Non sapevo di Vianello. Sapevo solo che abitava da noi, ma non che giocasse. Erano dispari e mi conoscevano.


Mi chiesero di giocare con loro. Io dissi “Certo. Ma voglio giocare con Raimondo”. Mi accontentarono. Gli dissi: “Perdonami, ti vedo in TV da quando avevo 4 anni, ma in campo, lo sai benissimo, ci si da del tu! – ”Lui mi fece: “Certamente ! Dove giochi ? Riesci a farmi qualche assist per farmi segnare ?”. “Ci provo”.

Giocammo la partitella. Raimondo in attacco, io a centrocampo. Gli passavo la palla esattamente sui piedi. Lui camminava. A volte la prendeva, a volte no. Poi veniva da me e mi diceva: “Guarda che il passaggio era lungo !” E rideva.

Io gli rispondevo: “Il passaggio era giusto. Devi scattare !” E ridevo. Fece un gol. – A fine partita rimanemmo a chiacchierare di calcio e ovviamente non mancò di fare qualche riferimento scherzoso dei suoi a sua moglie. Esattamente come in TV, sempre ironico, sempre con il sorriso sulle labbra.
Era il 2007, aveva la bellezza di 85 anni.
Raimondo è scomparso nel 2010. Pochi mesi dopo è scomparsa anche sua moglie Sandra.

Per i due funerali fu allestito un palco di fronte alla chiesa del quartiere, esattamente sul campo di calcio in cui Rai aveva giocato per tanti anni. Quel campo oggi si chiama “Raimondo Vianello”.

Gioco spesso nel week-end al Vianello. Nel lasciare la tuta sulle panchine che corrono lungo un lato del campo mi capita di pensare a quella fantastica giornata in cui ho giocato con un calciatore di 85 anni che in campo camminava e in cui ho conosciuto un uomo speciale che nella vita si è fatto stimare e voler bene da tutti.

Una sola giornata, un esempio per tutta la vita.


Quando oggi vedo certi ex giocatori di alto livello, magari anche ex campioni, che a 39 anni pesano 100 chili e non muovono più un muscolo, mi torna in mente quell’uomo che camminava a fatica su un campo di calcio. Felice.


E capisco la differenza tra quelli che dello sport hanno fatto solo una professione e uno sportivo vero, che lo ha amato per tutta la vita.


Gianfranco Giacomo D’Amato

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