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Racconti sull’India (9^ e ultima Parte)

LA STRADA DEL RITORNO, LE BACKWATERS E DI NUOVO BOMBAY
Lasciamo Kovalam con un giorno di ritardo rispetto al programma per uno dei tanti, troppi
scioperi che tempestano il Kerala. Abbiamo lasciato Kovalam dopo una settimana e provo
tristezza. Ho lasciato un mare unico nella sua bellezza, ho lasciato giungle di palme che si
buttano prepotenti verso il mare. Ho lasciato i due ragazzini che ogni pomeriggio ci portavano ananas e papaye cedute per poche rupie.Ho lasciato le meravigliose stellate notturne e le colonne sonore dei grilli ed indiamantate dalla luce viva e intermittente delle lucciole.
Tutto questo ho lasciato a Kovalam e tra le suore, i bimbi, i malati, i pescatori nelle loro capanne, ho lasciato un pezzo della mia vita, attimo senza ritorno. Ho salutato tutto stringendolo al petto e mi sono lanciato nuovamente in stazione sbattendo contro l’India e i suoi drammi. L’India fatta di treni fatiscenti, marroni, tutti uguali, col loro carico di storpi, persone alla deriva che solo l’India ha. Il nostro treno, che neppure la prima classe ti stacca dalla realtà. Il solito percorso tra capanne e baracche, le solite. Tra la gente e la loro sofferenza, la solita. Tra i bambini e i loro sguardi attenti, i soliti. Tutta questa miseria con lo sfondo di una natura generosa. Arrivo a Quilon ed ho la crisi d’India, ho voglia di casa, di pulizia, di igiene. Poi tutto passa e torno a vivere la mia esperienza. Le Backwaters, una ragnatela di canali lunga chilometri e che si snodano paralleli al mare. Oggi le ho viste programmate da alcuni Tour Operators specializzati, ma allora gli unici turisti eravamo noi. Un minibattello superaffollato e nove ore di navigazione davanti. Il costo di 10 rupie + 5 se vuoi stare sul tetto ondulato e di lamiera della barca. E’ li che vado ed il panorama è stupendo. Di fianco a me una delle
bimbe più belle ch’io abbia mai visto. La fotografo per portarla con me. Il battello va pianissimo, incrociando barche e barchette cariche di miseria umana e noci di cocco. Poi pescatori, trasportatori. Le palme si gettano nei canali e sotto ad esse la gente saluta, sorride, corre assieme al battello mentre il sole raggiunge il punto più alto e poi cala.
Da un muretto due ragazzine corrono di fianco alla barca e salutano, rievocando in me un’immagine del film “Il colore viola”. Hanno il sole alle loro spalle che è una palla arancio, a comunicarti che un altro giorno vola via. Alle 7.30 di sera arriviamo ad Alleppey semplicemente sfiniti. Da Alleppey a Cochin in taxi sotto la prima pioggia indiana. L’aereo mi riproietta a Bombay ed erano bastati 25 giorni per dimenticarla. Vista dall’alto è un insieme di baracche ammassate una all’altra. Sono così sgomento, così profondamente turbato che non fotografo nulla. Questo è un ricordo che ci si porta nel cuore per sempre.
Ributtarsi in Bombay già al mattino. Carica del suo inquinamento, della sua disperazione, ci
accoglie e ci invita alle compere. Poche cose da portare a casa che sono il ricordo fisico di
un’esperienza che è stata molto più di un viaggio e molto molto più di una vacanza.
E’ stata scuola di vita. In me c’è un non so che di diverso. In India ho perso cose che non torneranno mai, ma ho guadagnato valori che ancora oggi sono miei.
SALUTO ALL’INDIA
Anche in questo caso riporterò fedelmente ciò che io, 26 enne, scrissi sul mio diario di viaggio:
<Sono quasi le tre del mattino e sono già a bordo dell’aereo che mi porterà via da qui.
Basterà un attimo e il bestione, alzandosi in volo, mi proietterà lontano. Dieci minuti e tutto
sarà parte del passato. Il presente ora e il passato di poi. Sono lontani gli alberghi pieni di animali, i taxi fatiscenti, le folle colorate, i poveri ed i ricchi, le vacche magre per le strade e le baracche peggio di stalle. Sono lontani i templi di Ajanta e le stelle marine di Goa. Sono lontane le suore e la loro scuola, le palme che si
stagliano nel cielo e le stellate da notturno indiano. Sono lontani il mare, i canali, i corvi e i
gabbiani. E’ il momento dei saluti. Grazie India che ci hai fatto trascorrere giorni di vita con te, che ci hai dato intensi e penosi momenti tra le tue genti, che ci hai accolto in modo gentile e garbato coi sorrisi degli uomini d’India, ma che ci hai violentato con la difficoltà del loro vivere. Grazie per averci mostrato la tristezza coi tuoi dolori. Grazie anche a te, Bombay, tu che sei come una piaga infetta, tu che non ti curi della tua gente che soffre, tu che ti vesti la sera di false pubblicità al neon mentre l’India dei deboli, degli sconfitti, dorme e muore per le strade. Grazie Bombay che ti sei lasciata odiare da me, ma che ti farai rimpiangere. Io ti rimpiangerò. So che lo farò. E’ finita, è proprio finita. E dal tuo suolo mi staccherò Mi strapperanno a te tra pochi minuti. Pochi minuti e il mio passato da europeo, da uomo ricco, tornerà presente. Sei stata, India, come un’amante folle e perversa ma che colpisce nel cuore. Come in un film io dico:  “ Salam Bombay”
5 settembre 1999
Dovevo partire oggi per una vacanza lunga 15 giorni tra i colli toscani e le spiagge corse, io
e la mia moto. Il diluvio di oggi me lo ha impedito ed ho avuto il tempo di finire il mio ricordo.
Potrei quasi dire che l’ India ha voluto che parlassi ancora di lei. Ho viaggiato abbastanza ma posso garantirvi che il viaggio in assoluto è per me l’India.
Spero di avervi fatto provare le sensazioni che io ho provato anche solo riscrivendo queste
pagine. Vi ringrazio degli incoraggiamenti al primo pezzetto di racconto. Mi sono serviti per
proseguire con sempre più accanimento.
Riscrivendo mi sono accorto che nulla era stato perduto, nessuno dei volti che ho visto, dei
sorrisi che ho dato ma soprattutto ricevuto.
Non si è perduto neppure un leggero contatto di mani tra gente che non si incontrerà mai
più. Consiglio a tutti coloro che, come me, sono attratti misteriosamente dall’India, due libri e un film: “L’odore dell’India” di Pasolini e “Calore e polvere” sia il film che il libro.
Questi credo siano i meno famosi; poi vi sono anche “Passaggio in India” e “La città della gioia”.Me la concedete una dedica?
Questi ricordi li dedico a Massimo e Cristina, amici da poco ma che lo saranno per molto.
Con loro vorrei rivivere le emozioni del continente India, il continente lontano.
Max – italbiker
FINE

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