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PERSEVERANZA O DISPENDIO DI ENERGIA?

Siamo irriducibili. Magari ognuno a modo suo, anche in un piccolo angolo del nostro essere, ma siamo irriducibili. Forse giudichiamo severamente chi ha abusato della chirurgia estetica, chi si sfinisce in palestra per muscoli sempre più scolpiti, o guardiamo con un sorriso ironico cinquantenni e sessantenni vestiti da adolescenti e da adolescenti si comportano.

Irriducibili, non si arrendono al tempo che passa. Ma irriducibili siamo anche in altri campi: sul lavoro, nei doveri, negli amori sbagliati, nella ricerca della felicità, della salute assoluta. La questione complessa riguarda quel confine sottile tra impegno e ostinazione, tra limare i limiti e accanirsi contro muri invalicabili. A volte accade che combattiamo per lunghi anni battaglie perse, ci sfiniamo in progetti senza risultati, e con questo sottraiamo forze agli obiettivi possibili.

Dove finisce la perseveranza e inizia l’inutile dispendio di energie?


Come facciamo a sapere quando l’arrendersi libera la strada e quando invece è solo rinuncia a un passo dalla vetta? Non lo sappiamo, non ci sono protocolli. Abbiamo solo l’ascolto di noi stessi, il farci domande, il dialogo. Arrendersi è faticoso. Rinunciare a ideali irraggiungibili, a traguardi impossibili.

È frustrante accettare il limite che non si riesce, o non si può superare. Parole come rinuncia, resa, accettazione, limite, suonano negative, povere di valore. Invece parole come battaglia, lotta, conquista, suonano nobili. Eppure anche l’accettazione di un limite può essere una prova di forza… non credete?
Gianluca Boffetti

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