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Michele, persona straordinaria…

Ci sono persone, al mondo, semplicemente straordinarie. Non finiscono sui giornali, non fanno gesti eclatanti, sono straordinarie semplicemente perché, giorno dopo giorno, dimostrano coi fatti di esserlo.  Lo dimostrano con l’onestà, la caparbietà, la determinazione, con la voglia e l’impegno quotidiano per rendere un po’ migliore l’umanità. Ho conosciuto Miki anni fa, lavorandoci insieme: un periodo meraviglioso, un gruppo di lavoro non solo affiatato, ma solidale, in cui la competizione veniva spesso sostituita dalla collaborazione per raggiungere gli obiettivi.
E Miki ne era il leader. Un leader silenzioso, uno di quelli che per farti capire che stavi dicendo o facendo una cazzata non urlava: ti guardava e sorrideva.
Era impossibile litigare con MIki. Ti smontava con la sua calma. E sempre con la sua calma riusciva ad affermare le sue idee. Se era in disaccordo con te, te lo diceva, ma mai una volta mancando di rispetto, verso nessuno. E tutti, ma proprio tutti, lo rispettavano. E spesso ammiravano questo ragazzo che riusciva a conciliare, non si sa come, un lavoro da imprenditore, una famiglia straordinaria con una moglie e due bimbi piccoli, l’impegno politico coi 5 stelle, l’entusiasmo per Lyoness, la corsa, il comitato dell’asilo, la parrocchia, le donazioni di sangue e, ovviamente, l’Atalanta. Come facesse a conciliare tutte queste cose, dedicando a tutte il giusto tempo, solo lui lo sa. A volte avevo il sospetto che lui, e solo lui, avesse giornate che duravano 28/29 ore… In realtà Miki era solo geniale.
L’8 dicembre 2011 lo incontrai a Bolzano, era in visita per i mercatini. Nel parcheggio davanti a casa gli dissi che dovevamo vederci, perché io e Noelle ne stavamo combinando una… Gli proponemmo qualcosa che non si può certo definire un buon affare: stavamo aprendo una nuova società, e volevamo che ne facesse parte. Gli proponemmo un’offerta economica che non spostava un centesimo rispetto a quanto già prendeva in una solida ed avviata struttura industriale; in compenso gli offrivamo molte, ma molte meno certezze sul futuro di quelle che aveva in quel momento. Per Miki, solido fino all’inverosimile, non credo sia stata una scelta facile. Ma la fece, accettò quella proposta.
Iniziò come dipendente, ma tutti sapevamo che quella sarebbe stata solo una fase transitoria. Anche nei momenti di difficoltà, di fronte ad allettanti offerte economiche, Miki rifiutò senza tentennare.
Venne in ufficio e ci raccontò che avevano cercato di portarcelo via. Gli chiedemmo se avesse accettato e lui, da consumato attore, fece passare alcuni interminabili secondi prima di mostrarci il suo miglior sorriso e dire “Certo che non ho accettato. Io resto qui”.
L’ufficio in quegli anni era un ambiente straordinario: avevamo anche un salottino esterno, sul terrazzo… Malgrado Miki avesse la scrivania più grande di tutti, spesso d’Estate si metteva a lavorare fuori, in terrazzo. A pranzo si mangiava tutti insieme, si rideva e si scherzava, ogni tanto si giocava a Ruzzle.
Dopo qualche momento di difficoltà e preoccupazione, il bel tempo sembra di nuovo affacciarsi all’orizzonte e, finalmente, arriva il momento, quello che tutti aspettavamo da tempo: Miki entra in società, diventa imprenditore. Gli avrei già dato in mano le chiavi di casa, della cassaforte e il codice bancomat: la fiducia in Miki è sempre stata infinita, una delle pochissime persone su cui io avrei messo la mano sul fuoco.
Ormai Miki era cresciuto, era pronto. Ormai era un imprenditore. La società che aveva contribuito a costruire era, finalmente e giustamente, anche sua. E per tutti noi, Miki, era una sicurezza.
A metà gennaio abbiamo lavorato insieme sugli obiettivi del nuovo anno, sulle nostre aspettative. Il 20 gennaio, alle 22.58, abbiamo ricevuto la sua ultima mail. Ci dava un appuntamento telefonico per la mattina. Ma non l’abbiamo più sentito.
Il cuore grande e generoso di Miki si è fermato una prima volta quella notte. E’ stato rianimato, e per dieci giorni ha provato a ripartire. Ma oggi pomeriggio quel cuore si è fermato definitivamente. Miki, a 42 anni, ci ha lasciati. Lo scrivo senza volerci ancora credere, con gli occhi pieni di lacrime, la testa che scoppia e un dolore lancinante che mi opprime. Ma nulla, nulla, potrai mai togliermi il sorriso che i tanti ricordi di Miki continueranno negli anni a farmi venire.
Un abbraccio, grande Uomo, ovunque tu sia.
E forza Atalanta.
Stefania Gender

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