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“MARE AL MATTINO” di Margaret Mazzantini

Margaret Mazzantini è nata a Dublino. Ora vive a Tivoli vicino a Roma, dove è diventata scrittrice e attrice. Figlia di artisti, si diploma in recitazione nei primi anni 80. Successivamente, fa il suo esordio in alcuni spettacoli teatrali e televisivi, ma è il suo talento di scrittrice a colpire il mondo: con Non ti Muovere raggiunge il successo fino ad arrivare alla sua ultima pubblicazione, Mare al Mattino, passando per un Premio Campiello, un Premio Strega, un Premio Grinzane-Cavour e addirittura dal riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Ancora una volta questa autrice scrive di donne, di due madri: Jamila ed Angelina; eroine che la vita ha maltrattato, strappato dalla loro terra, dalle loro radici, da quegli usi e costumi che facevano di loro una identità.
Il filo che le lega parallelamente è quello del mare che divide la Libia dalla Sicilia e loro storie  sono narrate attraverso gli occhi dei figli: Farid e Vito.
Farid è un bambino che vive in Libia, in un piccolo agglomerato di case nel deserto ed il suo migliore amico è una giovane e timorosa gazzella che si lascerà avvicinare, nutrire e nei cui occhi potrà specchiare i suoi. Scoppia la “primavera araba”, la rivolta del suo popolo contro il colonnello Gheddafi, suo padre viene ucciso perché si rifiuta di combattere e la madre, rimasta vedova senza ormai nulla da perdere, decide di espatriare. Jamila abbandonerà tutto ciò che era stato il suo mondo, di cui le  resterà solo un ricordo sfuocato, nella speranza di un futuro migliore per il figlio; una vita lontana dai soprusi e dalle violenze. Con i soldi racimolati dai famigliari s’imbarcherà  su un mezzo fatiscente, con la rotta impostata  sul navigatore, per fuggire dalla guerra che insanguina la sua terra ed attraversare quel mare verso la libertà: l’Italia. Stipata in mezzo ad altri profughi come lei, terrà il figlio Farid, che ammira il mare per la prima volta, dapprima abbracciato e poi attaccato al suo seno per proteggerlo nell’attraversamento di quello specchio d’acqua: promessa di libertà, che da azzurro si farà sempre più scuro in una traversata che diventerà il suo dramma……..
Vito è un ragazzo siciliano, risiede fuori Catania ed il suo sguardo si perde all’orizzonte, sul mare, verso quella terra di cui ha tanto sentito parlare con rimpianto e nostalgia dalla nonna e dalla madre Angelina.
Sua madre assomiglia al quel mare, sguardo limpido, stessa calma ma dentro la tempesta. Angelina, figlia di italiani colonizzatori delle deserte terre libiche, dall’età di undici anni vive in Italia ma lei è nata a Tripoli e si sente araba, faceva parte di quella comunità italiana (i tripolini) che tanto sviluppo aveva portato in Libia, soprattutto nel campo dell’agricoltura, ma che la salita al potere del giovane Gheddafi  aveva cacciato da quel paese negli anni Settanta. Rimpatriata in Italia la sua famiglia si sente “sfollata” nella propria terra d’origine. Ogni sforzo fatto dal padre presso le autorità competenti per avere un indennizzo per quel pezzo di vita costruita e persa in Libia resterà vano, nessun rimborso venale o riconoscimento che li riabilitasse agli occhi degli italiani: si sentivano vittime della storia.
Angelina si sentì strappata dalla sua terra alla quale si sentiva legata come ad un cordone ombelicale, laggiù era rimasto anche il ragazzo che per primo aveva fatto palpitare il suo cuore. Nonostante il matrimonio con un siciliano normanno, la nascita e la crescita del figlio ed il lavoro di insegnante non si sentirà mai pienamente integrata. La sua mente  “Pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto. Nel punto dove si era interrotta. Si trattava di unire due lembi di terra, due lembi di tempo. In mezzo c’era il mare.”
L’uccisione di Gheddafi e l’opportunità di ritornare nella terra tanto agognata tornerà a farla sentire una persona viva, le darà la forza di abbattere quel muro emotivo che aveva innalzato attorno a lei e con suo figlio e sua madre, attraverserà quel mare alla ricerca di quel che aveva lasciato. Un romanzo breve ma intenso, emotivamente coinvolgente e struggente che tratta il tema dell’emigrazione, della speranza degli esuli che migrano in terre libere ma soprattutto della forza  e dei sacrifici che affrontano le madri per assicurare un futuro migliore ai propri figli.
Gaboardi Angela

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