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MALE DI VIVERE

Pur di vedere mondi diversi e sfuggire alle proprie responsabilità ci si rifugia nella droga, nell’alcool, nel rischiare la vita con corse automobilistiche folli. C’è penuria di coraggio a educare, a tirare fuori insieme il meglio, anche i silenzi di figli che non intendono parlare con te padre o madre che sia. Educare è la parola magica, educare alla speranza di realizzarsi, conquistando la capacità di raggiungere un obiettivo.

Non è possibile incontrare quel giovane in una comunità, ridotto a un ammasso di niente, sotto vuoto spinto, e con la pazienza della speranza accoglierlo, accompagnarlo, in un percorso di ricostruzione e di riconciliazione, ciò attraverso l’esperienza dei fallimenti non certamente delle parole dette in fretta per non dire niente. Ciò che però mi preoccupa è l’avvicinarsi alla droga, leggere o pesante che sia, solo per divertimento, per sfizio, per sentirsi grandi.

Pezzi di vita immatura ammucchiata addosso a giovanissimi inconsapevoli del cappio al collo, costruito da una diseducazione che è prettamente genitoriale, professorale, a tal punto da divenire cultura della fatica non eccessiva, della responsabilità che è sempre altrui, del male minore, sempre che ciò accada un passo, meglio due, più in là della nostra dimora illusoriamente intoccabile.

C’è che la droga non conosce intoppi, è sempre lì a ogni angolo di strada, sotto casa, proprio dove ti aspetti di trovarla.
A volte si comincia a una festa, o nel corso di una serata con gli amici: l’obiettivo è divertirsi e sperimentare un nuovo piacere, senza sapere che si può sviluppare una vera e propria dipendenza.

E’ difficile sapere, conoscere e agire, quando un giovane se ne sta impettito, a muso duro, felice di avere scelto il vicolo cieco, è davvero difficile spiegargli quanto è doloroso, POI, il resto che se ne ricava. Sulla droga sappiamo tutto, oppure per non pagare dazio non sappiamo niente, nonostante ciò si muore nel rumore e nel silenzio, in modo consapevole e più impertinente verso la vita trasformata in una danza inarrestabile in onore della sordità, del rigetto, del disamore. Continuo a pensare che siamo arrivati a un punto in cui c’è bisogno di una rinascita sociale di relazioni intelligenti, non perchè elitarie, ma perché sane e equilibrate, mai affidate a comportamenti che sbaragliano letteralmente la possibilità di continuare a crescere e migliorare insieme. La droga c’è, forse il mondo adulto è scomparso.
Gianluca Boffetti

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