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Mahatma Gandhi (3^ parte)

Il massacro di Amritsar
Il 18 marzo 1919 viene approvato dal governo britannico il Rowlatt Act, che estende in tempo di pace le restrizioni di libertà entrate in vigore durante la guerra. Gandhi si oppone con un movimento didisobbedienza civile che ha inizio il 6 aprile, con uno spettacolare hartal, uno sciopero generale della nazione con astensione di massa dal lavoro, accompagnato da preghiera e digiuno. Gandhi viene arrestato. Scoppiano disordini in tutta l’India, tra cui il massacro di Amritsar (13 aprile) nel Punjab, durante il quale le truppe britanniche guidate dal generale Edward H. Dyer massacrano centinaia di civili e ne feriscono a migliaia: i rapporti ufficiali parlano di 389 morti e 1000 feriti, mentre altre fonti parlano di oltre 1000 morti. Il massacro genera un trauma in tutta la nazione accrescendo la collera della popolazione. Questo genera diversi atti di violenza a seguito dei quali Gandhi, facendo autocritica, sospende la campagna satyagraha. Dopo questo massacro Gandhi critica sia le azioni del Regno Unito, sia le violente rappresaglie degli indiani esponendo la sua posizione in un toccante discorso nel quale evidenzia il principio che la violenza è malefica e non può essere giustificata.
Entrata in politica e inizio della non-cooperazione non violenta
Sempre nel 1919 Gandhi entra nel partito del Congresso Nazionale Indiano, l’organizzazione dell’élite politica moderata indiana con la quale si batterà per ottenere l’indipendenza del suo paese. L’obiettivo che Gandhi si prefigge per il movimento anticoloniale è la Swaraj, ovvero un’indipendenza completa: individuale, spirituale e politica (che si realizza nell’autogoverno). Secondo Gandhi tale obiettivo può essere raggiunto solamente attraverso una strategia che pone limiti precisi alla lotta, basandosi esclusivamente sul concetto di satyagraha. Questa nuova linea emargina le correnti radicali del partito del congresso, alcune delle quali proponevano il ricorso ad azioni terroristiche.
Nel 1920 Gandhi prende le difese del Califfato musulmano: indù e musulmani si schierano a sostegno del Califfato, promuovendo una campagna di non cooperazione con gli inglesi.
In poco tempo Gandhi diventa il leader del movimento anticoloniale indiano, e nel 1921 diventa il presidente del Partito del Congresso. Sotto la sua direzione viene approvata una nuova costituzione nella quale si menziona la Swaraj come scopo da raggiungere. L’adesione al partito è aperta a tutti quelli che sono pronti a pagare una partecipazione simbolica. Viene stabilita una gerarchia del comitato per migliorare la disciplina, ed il partito si trasforma da elitista a un’organizzazione di massa con rappresentatività nazionale. Gandhi durante un digiuno nel 1924, con la giovane Indira Gandhi, figlia diJawaharlal Nehru, che diventerà primo ministro dell’India.
Gandhi allarga il suo principio di nonviolenza al movimento Swadeshi puntando all’autonomia e all’autosufficienza economica del paese, attraverso l’utilizzo dei beni locali, vedendola come una parte del più ampio obiettivo della Swaraj. “Swadeshi” significava “autosufficienza” dell’India dall’economia inglese, puntando sulla produzione interna alla nazione dei prodotti necessari alla popolazione.  Inizia così il boicottaggio dei prodotti stranieri, in particolare di quelli inglesi; soprattutto un settore viene visto come essenziale, quello tessile. Se da una parte sprona al boicottaggio delle merci tessili straniere Gandhi chiede a tutti gli indiani, sia poveri che ricchi (in un ideale di uguaglianza), di vestire ilkhadi, vestito filato a mano con l’arcolaio a ruota (il charka) per boicottare le stoffe inglesi. Gandhi propone la produzione casalinga del khadi come soluzione alla povertà dovuta alla disoccupazione invernale dei contadini indiani: almeno un’ora al giorno ogni indiano avrebbe dovuto filare e tessere a mano.Inoltre questa attività permette di includere le donne nel movimento di indipendenza. Lo stesso Gandhi filava ogni giorno, perfino quando era all’estero, e andava in giro sempre avvolto in un dhoti (abito contadino) bianco, fatto in khadi, che diventerà l’uniforme del Partito del Congresso Indiano.
L’importanza culturale di questa lotta nel settore tessile che Gandhi condusse fece sì che il khadi sarebbe diventato la stoffa simbolo della lotta per l’indipendenza indiana e il charka sarebbe stato inserito nella bandiera dell’India del 1931 (nella bandiera del 1947 verrà sostituito dal charka), che per legge deve essere tessuta in khadi.
Gandhi si appella inoltre al boicottaggio delle istituzioni giudiziarie e scolari, alla dimissione dai posti governativi e al rigetto dei titoli e delle onorificenze britannici.
Il massacro di Chauri Chaura
La non-cooperazione beneficia di un grande successo, aumentando l’entusiasmo e la partecipazione di tutti gli strati della società indiana. Al momento del suo più grande apogeo si arresta bruscamente dopo i violenti scontri avvenuti nel febbraio 1922 nella città di Chauri Chaura nell’Uttar Pradesh: un corteo di manifestanti, provocato dalla polizia britannica, reagisce furibondo massacrando e ardendo vivi ventidue poliziotti. Gandhi, profondamente deluso dall’immaturità del popolo indiano e temendo che il movimento si converta in un movimento violento, interrompe la campagna di disobbedienza civile e digiuna per cinque giorni. Il 10 marzo 1922 viene arrestato e processato con l’accusa di sovversione. Gandhi si dichiara colpevole e chiede il massimo della pena: è condannato a sei anni di prigione. Viene liberato dopo due anni di prigionia, nel febbraio del 1924, a seguito di un’operazione di appendicite. Durante la permanenza di Gandhi in prigione, mancando la sua personalità unificatrice, il partito del congresso si divide. Appaiono due fazioni: la fazione Swarajista, guidata da Chitta Ranjan Das e da Motilal Nehru, è favorevole alla partecipazione del partito agli organi legislativi indiani. L’altra, che vi si oppone, è condotta da Chakravarti Râjagopâlâchâri e Sardar Vallabhbhai Patel. Anche la cooperazione tra indù e musulmani, che era stata forte durante la campagna di nonviolenza, si è sgretolata completamente con la disfatta del Movimento del Califfato.
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