Rimani sempre aggiornato! - Scarica l'App di New Entry!

LE SFUMATURE DELLA VITA

Vi è amore più grande di quello esistente fra genitore e figlio? Per quanto mi riguarda sicuramente no. Non me ne voglia mia moglie a cui voglio immensamente bene, ma quando ascolto ed osservo la nostra bambina (che adesso ha 29 anni), sento ancora il cuore gonfiarsi d’emozione come la prima volta che l’ho vista. Sarebbe dovuta nascere il giorno del mio compleanno (29 agosto), ma quando ho accompagnato mia moglie all’ospedale di Asola, ci è stato riferito che il ginecologo che la seguiva, al momento era in ferie e sarebbe rientrato il giorno successivo (30 agosto). Non essendoci urgenza, abbiamo aspettato il suo rientro. 
Durante quella notte, solo soletto in camera mia (mia moglie era all’Ospedale), feci un sogno premonitore che non dimenticherò finché campo: ho visto mia figlia in una specie di culla con le rotelle, e l’infermiera che la spingeva ha esclamato: “E’ talmente bella che sembra una bambola di porcellana” – Al risveglio ho pensato: “magari mia figlia  fosse bella come in sogno”.
Alle 08.00 ero già in Ospedale, ho salutato mia moglie prima che entrasse in sala operatoria (il taglio cesareo era già stato precedentemente programmato) e dopo un’ora di attesa (la più lunga della mia vita), su un mini lettino con le rotelle, è uscita mia figlia Valentina, l’infermiera guardandomi esclamò: “E’ talmente bella che sembra una bambola di porcellana”. Mi appogiai al lettino e dopo aver visto l’identica bimba che già in sogno avevo contemplato, ho cominciato a barcollare… l’infermiera gentilissima, mi ha preso per un braccio e mi ha fatto sedere, pensando che tutta quell’emozione fosse dovuta a quel momento magico, unico: non poteva certo immaginare che quella batosta era dovuta anche al fatto che in sogno avevo già assistito alla medesima identica scena. Non ho mai detto niente a nessuno di questo  fatto, è stata una cosa talmente sconvolgente ed incredibile che raccontandola avevo paura potessero scambiarmi per matto. Nonostante siamo dello stesso segno zodiacale, io e Valentina abbiamo caratteri completamente diversi (questo a testimonianza del fatto che l’astrologia è una “scienza” basata esclusivamente sulle credenze e suggestioni individuali).

Mia figlia ha un carattere straordinariamente estroverso, chiacchiera perfino con le pietre, mentre prima di tirar fuori una parola a me, ce ne vuole; in lei rivedo la potente personalità di mio padre, e proprio per questa sua caratteristica di dar voce a chi, per qualsiasi motivo, non riesce a difendersi. Fin dall’asilo siamo stati richiamati (io e mia moglie) dalle varie insegnanti che si sono susseguite nel corso degli anni, il motivo era quasi sempre lo stesso: “Deve sempre fare l’avvocato di tutti, dovrebbe stare zitta e farsi i fatti suoi”.
A me francamente non è mai dispiaciuto che mia figlia avesse un animo altruista e coraggioso, pronta a difendere a spada tratta chiunque che per vergogna o paura, se ne stava zitto a subire le prepotenze altrui. Avendo deciso di voler fare la parrucchiera, dopo le medie l’abbiamo iscritta ad una scuola adatta a questa specializzazione, una nostra parente ne aveva frequentato una in provincia di Cremona parlandocene abbastanza bene, inoltre c’era una corriera che partiva dalla piazza del nostro paese e si fermava davanti a questa scuola, comodità non da poco.
Mi ricordo perfettamente quando io, mia moglie e la nostra figliola, siamo andati a colloquio con la preside: una Signora sulla cinquantina, con dei capelli lunghissimi ricci, secondo me, mai tagliati fin dalla nascita (gli superavano il sedere), erano talmente crespi che sembravano arricciati non da un esperto coiffeur, ma come se avesse inserito le dita in una presa di corrente, però non bisogna mai farsi influenzare dalle apparenze.
Iscrivemmo così nostra figlia a questa scuola (con qualche riserva).

Molte volte siamo stati richiamati, nel corso degli anni, dalla Preside, per via del temperamento esuberante di nostra figlia sempre pronta a farsi carico dei problemi altrui per poi riferire le varie necessità alla dirigente scolastica; ma non erano mai stati confronti o scontri di particolare rilevanza. Ad esempio: c’era un’insegnante che ad ogni lezione teneva sempre aperta una finestra, mia figlia dopo 15 minuti andava a chiuderla senza chiedere il permesso al professore oppure uno dei 2 termosifoni presenti in classe era da un mese che non funzionava e mia figlia è andata nell’ufficio della preside a protestare mostrando le temperature rilevate tramite un termometro (16 gradi la temperatura massima). Logicamente agli occhi della dirigente scolastica, Valentina era una grandissima rompiballe. Un pomeriggio è tornata a casa da scuola furibonda e al tempo stesso euforica, mi ha chiamato in casa e davanti a me e mia moglie ha cominciato la sua arringa: “Sapete cosa ha fatto stamattina la strega ricciolina? È entrata nella nostra classe e ha detto che noi e solo noi della terza dobbiamo versare 10 euro a testa perché abbiamo intasato i lavabi del laboratorio gettando i chewing gum nello scarico; allora io, mi sono alzata in piedi, sono andata in centro all’aula e le ho detto: “Signora preside, perché dobbiamo pagare solo noi, quando quei lavabi sono usati da ben 3 classi differenti?” – “Perché le altre studentesse non masticano la cicca, hai capito cara Valentina?” – “Preside, ma come può affermare una cosa simile? Questa è una discriminazione belle e buona, e io le dico che: o pagano tutti gli studenti che frequentano il laboratorio oppure paghiamo soltanto noi ma solo dopo che lei ci avrà mostrato i test del DNA che sicuramente avrà fatto eseguire da un laboratorio specializzato, altrimenti come fa ad essere certa che le cicche siano le nostre?” –
-“Papà, avresti dovuto vedere la faccia della dirigente, era viola dalla rabbia, è uscita dall’aula sbattendo la porta, e tutte le mie compagne si sono alzate in piedi portandomi in trionfo”.

Mi sono sentito orgoglioso e fiero di avere una figlia coraggiosa che sa battersi a difesa dei diritti di ognuno, ma al tempo stesso ero preoccupato perché scontrarsi con la preside, e in special modo con la strega ricciolina, con cui avevo avuto modo di parlare altre volte e ne conoscevo il temperamento focoso e permaloso, mi preoccupava non poco. Due giorni dopo io e mia moglie siamo andati ai colloqui generali di metà anno con tutti i professori di nostra figlia, mentre mia moglie era in fila per parlare con l’insegnante di matematica, io aspettavo di parlare con quella di italiano, in quel mentre compare la preside (la strega ricciolina), che mi invita a seguirla nel suo ufficio.

Appena seduto mi mette al corrente dei lavabi ostruiti dalle cicche, affermando che mia figlia è una cospiratrice rivoluzionaria e l’ha messa in ridicolo davanti all’intera classe; naturalmente ho replicato dicendo che: “o pagavano tutte le classi che frequentavano il laboratorio oppure non pagava nessuno”; allor che, alzatasi  in piedi la preside mi ha urlato queste parole: “Signor Giordano, visto che lei è il padre della cospiratrice Valentina, adesso esce da questo ufficio, parla con tutti i genitori della terza e si fa consegnare i 10 euro, che a me non hanno voluto dare, e me li porta qua in ufficio, in caso contrario, sua figlia ne pagherà le gravissime conseguenze!!!” – Sono saltato in piedi furibondo, sentivo le orecchie bollirmi, come primo istinto ho sentito la voglia di piazzare in faccia  alla preside un gancio, per spegnere quel suo satanico ghigno con cui mi osservava. Naturalmente, ho aspettato di sbollire per cominciare a pensare e ragionare; era palese che mia figlia avesse assolutamente ragione, ma la strega ricciolina le avrebbe tagliato le gambe se io non mi fossi abbassato al suo volere, e così mi sono messo la coda e tutti mie principi di giustizia e moralità tra le gambe, sono uscito dall’ufficio, ho parlato con tutti genitori degli studenti che frequentavano la classe di mia figlia (che erano presenti per via dei colloqui), sono riuscito a farmi consegnare i 10 euro da ognuno, provando un dolore indicibile, spiegando che la preside non aveva tutti i torti, che Valentina non aveva tutte le ragioni. Non avete lontanamente idea di come mi sia sentito; poi, sono entrato nell’ufficio della strega (di cui ero diventato in qualche modo complice), ho piazzato i soldi sulla sua scrivania, e quando lei ha falsamente allungato la mano per ringraziarmi e salutarmi, io l’ho ignorata, come se fosse una pianta ornamentale. Quando io e mia moglie siamo arrivati a casa, Valentina era già stata informata di quanto accaduto (il potere dei cellulari), mi ha guardato come se fossi il peggiore dei suoi nemici: – “Papà, come hai potuto pugnalare  alle spalle tua figlia? Calpestare tutti i principi che mi hai insegnato?”– poi si è chiusa nella sua camera e per tre giorni non mi ha più rivolto la parola. Io ho incassato senza dire una parola, aspettando il tempo adatto per potermi spiegare, finché mia moglie esasperata dalla situazione che si era venuta a creare, una sera ha estirpato mia figlia dalla sua camera, l’ha portata in cucina davanti a me: “Voi due vi dovete chiarire, sfogatevi, urlate ma per l’amor di Dio piantatela con questo insopportabile  silenzio!!” Ho cominciato a parlare io, gli dissi che la vita non è solo bianco o nero, a volte bisogna sottostare a sfumature di colore che non ci piacciono, in certe situazioni bisogna anche saper mediare, e scegliere il male minore. Valentina mi fissava dritto negli occhi e quando (senza dire una parola), mi ha abbracciato fortissimo, ho sentito il cuore, piangere di gioia. 
Giordano

Condividi