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LA TRISE DIVENTA TUC… E LA TARI?

Arriva il TUC (Tributo Unico Comunale) a sostituire la Trise. Ancora un cambiamento per la tassa sugli immobili in Italia che andrà a sostituire l’IMU dal 2014. Prima la service tax TASER, poi la Trise, ora arriva la TUC (Tributo Unico Comunale) che, secondo la proposta avanzata dal Pdl, non si pagherà sulla prima casa. Sono queste le ultime proposte di modifica alla Trise frutto di un emendamento alla Legge di Stabilità presentato in Commissione Bilancio al Senato dal Pdl (primo firmatario uno dei due relatori alla Legge di Stabilità Antonio D’Alì).

Si tratta di una rivisitazione completa della service tax: «in attesa del riordino complessivo dell’imposizione immobiliare, a decorrere dall’anno 2014, l’imposta municipale propria (IMU) è sostituita dal Tributo Unico Comunale», si legge nel testo dell’emendamento alla Legge di Stabilità, «in misura del 10,6 per mille da applicare sugli immobili e sui servizi indivisibili articolato in due componenti. Il TUC sostituisce, per la componente immobiliare, l’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati e l’imposta comunale sugli immobili; per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili».

Niente TUC sulle prime case

L’emendamento fissa all’8,1 per mille il tetto massimo della componente patrimoniale del tributo, ma la novità più interessante è che questa non si pagherà sugli immobili catalogati come prime case, terreni agricoli e fabbricati rurali. Per quanto riguarda la rivalutazione delle rendite catastali, questa verrà ridotta di 10 punti per ogni categoria e di ulteriori 10 punti per il 2015.

Servizi indivisibili

Relativamente alla componente del TUC destinata a coprire i costi relativi ai servizi indivisibili, questa dovrà essere pagata da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo unità immobiliari, fabbricati e aree scoperte adibiti a qualsiasi uso. Per gli utilizzatori a qualsiasi titolo degli immobili viene fissata un’aliquota dell’1,5 per mille, mentre per i proprietari degli immobili l’ulteriore aliquota sarà dell’1 per mille, con l’esclusione per le prime case, i terreni agricoli ed i fabbricati rurali. La copertura dei costi per la gestione dei rifiuti sarà dovuta nella misura dei quantitativi e delle tipologie dei prodotti: nel 2014 non potrà superare quella del 2013, dal 2015 sarà ridotta del 10% e nel 2016 di un ulteriore 10%.

TARI 2014: Tassa sui rifiuti: rincaro TARI fino al 600%. Stangata in arrivo per negozianti e artigiani con il passaggio dalla TARSU alla TARI: i calcoli di Confcommercio sulla tariffa rifiuti integrata nella nuova tassa comunale TRISE, introdotta dalla Legge di Stabilità 2014. Bar e ristoranti rischiano di pagare nel 2014 una tassa sui rifiuti più cara del 500% rispetto agli anni precedenti, i fruttivendoli addirittura del 600%: i calcoli sono firmati dall’Ufficio Studi Confcommercio, che ha analizzato gli effetti della nuova TARI, tassa sui rifiuti prevista dalla Legge di Stabilità (articolo 19): insieme alla TASI formerà la Service Tax municipale, chiamata TRISE. Confcommercio rileva che l’82% dei Comuni nel 2013 applica la TARSU, il 16% utilizza la TIA e il 2% la TARES. Il passaggio alla TARI da gennaio comporterebbe «un incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti del 290% e per alcune tipologie di attività incrementi medi di quasi il 500%, come per la ristorazione, o addirittura superiori al 600%, come per l’ortofrutta e le discoteche»: La quota di tassa relativa ai rifiuti si paga con tariffa annuale determinata dal Comune, moltiplicando costo del servizio per unità di superficie imponibile accertata, applicando uno o più coefficienti di produttività quantitativa e qualitativa dei rifiuti, che tuttvia potrebbero essere fuorvianti, facendo schizzare alle stelle la tassa (rincari fino al 600%). Rileva infatti Confcommercio che il principio comunitario “chi inquina paga” viene applicato secondo criteri presuntivi più che verificando la quantità di rifiuti prodotta. Da qui la necessità di revisionare i coefficienti, altrimenti si rischia di ripercorrere la stessa, poco auspicabile, strada già intrapresa con il passaggio dalla TARSU alla TIA, che ha determinato aumenti fino al 200% generati «da una non adeguata determinazione dei coefficienti potenziali di produzione».

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