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INTERVISTA ALLA SCRITTRICE GIOVANNA MACCARI di Laura Gorini

“Alla passione si può mettere un coperchio sopra fino a un certo punto, ma prima o poi bisogna darle voce”

Il suo primo romanzo, intitolato “Baci Sparsi” (Segmenti Editore), sta riscontrando ottimi consensi, sia di pubblico sia di critica. Lei, la romantica, ma nel contempo concreta Giovanna Maccari, ammette durante la nostra bella chiacchierata di aver “messo qualcosa di se” in ciascuno dei personaggi presenti nella sua opera prima.

Giovanna, oggi sei un’apprezzata scrittrice, ma già da bambina sognavi di diventarlo?
Sognavo di diventare o giornalista o scrittrice, del resto mi è sempre piaciuto leggere e ho iniziato a scrivere poesie alle elementari. Certo, per gli anni a seguire sono stata presa dal fare in modo di essere autonoma, pertanto è stata una dimensione che ho accantonato e a cui mi sono riaccostata un po’ alla volta che la stabilità era raggiunta. Dal mio percorso ho capito che alla passione si può mettere un coperchio sopra fino a un certo punto, ma prima o poi bisogna darle voce. Certo, chi lo avrebbe mai detto che sarei mai riuscita a realizzarlo! Forse tutto è accaduto quando mi sono spogliata di ogni aspettativa e mi sono semplicemente concentrata sul piacere che mi dava scrivere.
Quali erano i tuoi scrittori preferiti quando eri piccola?
Da piccolissima, intendo alle elementari, ho iniziato con le favole di La Fontaine, simili a quelle di Esopo che mi raccontava mia madre per darmi la buona notte. Solo dopo, dalle medie sono passata ai classici della letteratura italiana, Pirandello soprattutto, è stato, per anni, il mio compagno segreto e a quella francese soprattutto.
Ma come è cambiato il tuo modo di approcciarti alla lettura e la letteratura nel corso del tempo?
Continuo a leggere in modo quasi bulimico ma se un tempo mi facevo ispirare soprattutto dagli autori preferiti dello scrittore che stavo leggendo, ora seguo molto di più l’istinto e compro anche d’impulso. Ad ogni caso ai contemporanei alterno sempre i classici, da sempre fonte di ispirazione.
Credi che i giovani di oggi siano dei validi lettori oppure no?
Non ho il polso della situazione, intendo dire che non ho una visione realistica della situazione vera e propria. Impulsivamente posso dire che anche con l’avvento delle nuove tecnologie è cambiato il modo di comunicare e – probabilmente – anche di leggere. Forse siamo più abituati alle immagini e la forma scritta è diventata più asciutta, quasi una didascalia: del resto il mondo è più veloce e anche le notizie lo sono.
Che cosa si potrebbe fare – secondo te – per farli avvicinare maggiormente alla lettura?
Farei in modo di farli appassionare a una tematica; le relazioni, l’ecologia, lo sport, la musica, per incuriosirli e accendere in loro la voglia di approfondire. A quel punto li indirizzerei, se fossi un genitore o un insegnante, verso autori che, attraverso saggi o romanzi, se ne facciano in qualche modo portavoce. Valorizzerei il fatto che in un futuro quei portavoce potrebbero diventare proprio loro, i giovani.
Una vera e propria missione e per nulla banale.
La Letteratura – a tuo avviso – viene insegnata bene a scuola?
Le considerazioni più attuali risalgono a quando la scuola la frequentavo io con una maturità classica conseguita nel 1994, anni in cui molti brani, anche le terzine di Dante, venivano ancora imparate a memoria. Forse da allora non si è più così rigorosi ma credo che la scuole italiana abbia ancora una marcia in più, all’estero ci viene universalmente riconosciuto.
Ma un tipo come Margot, la protagonista di “Baci Sparsi”, il tuo primo romanzo, potrebbe secondo te fare l’insegnante?
Margot ama starsene più in disparte a osservare, e in questo è indicativo il lavoro che fa, come voce redattrice in una casa editrice, un mestiere che la porta a stare “dietro”, non ad agire in prima persona ed è indicativo di quanta è stata la sua vita, almeno fino a quel momento. L’insegnante – invece – si espone, inoltre è abituato a fare da guida e prendere in mano la situazione, condurre, trasmettere nozioni ma anche sicurezza, o almeno a dare quell’impressione.
A proposito di insegnamenti: il suo personaggio che cosa ti ha insegnato?
Che bisogna rischiare la per la propria felicità. Non sappiamo sempre in qualunque momento chi siamo ma quando la consapevolezza emerge abbiamo il dovere di essere coerenti con noi stessi e con gli altri perché ogni cosa non fatta diventa un rimpianto e un tradimento della nostra natura più autentica.
Può essere considerata un tuo alter ego?
In parte, non tanto per i trascorsi sentimentali quanto per alcuni dettagli, quali la passione per l’arte e la letteratura, le amicizie, un divano verde e una mansarda. Ci sono personaggi che mi rappresentano molto di più, come per esempio sua amica Micole, ma la verità è che c’è un po’ di me in ognuno di loro: ciascuno di loro, mi rappresenta a suo modo nel Bene e nel Male. Volete sapere come? Non vi resta che darvi alla lettura di “Baci Sparsi”!

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