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INFANZIA CLANDESTINA

Titolo originale: 

Infancia clandestina

Nazione: Argentina, Brasile,

Anno: 2011

Genere: Drammatico

Durata: 112 minuti

Regia: Benjamin Avila

Cast: Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, Cesar Troncoso, Cristina Banegas, Teo Gutierrez Moreno

Produzione: Historias Cinematograficas & Habitacion 1520 Producciones

Distribuzione: Good Films

 

Ogni tanto capita di veder scorrere sul grande schermo immagini che non sono solo una storia, o lo specchio di un paese o la vita (più o meno fortunata) dei protagonisti impegnati a narrare le loro vicende. A volte succede che quanto riportato ai nostri occhi possa essere qualcosa di molto più intenso; come l’infanzia di un bambino che, da adulto, diventa un regista. Stiamo parlando di Benjamin Avila, regista raffinato ed elegante che, con questa sua opera e servendosi del proprio vissuto di bambino, racconta una storia d’amore tra ragazzini in un periodo storico connotato da una dittatura militare molto forte: l’Argentina, con gli eventi succedutisi tra il 1976 e il 1983. Con una padronanza di regia costantemente al servizio degli intenti del film, Avila, prendendo a riferimento altre pellicole (per il modo con cui viene rappresentata l’infanzia) come “Papà è in viaggio d’affari” di Emir Kusturica e “La mia vita a quattro zampe” di Lasse Hallström o passando attraverso la visione politica tipica del cinema di Ken Loach, descrive anche la militanza dell’epoca e quell’universo sconosciuto nel quale le paure si accompagnano costantemente alla gioia, all’amore e alla passione. “Infanzia clandestina” è la sua storia ma, nel contempo, anche la storia di tanti altri bambini che hanno vissuto la loro infanzia nella sua stessa epoca. Siamo in Argentina. Anno 1979. Protagonista principale, attraverso i cui occhi si dipanano le vicende, è Juan. Il ragazzino ha dodici anni e, insieme ai genitori (attivisti politici) e alla sorellina appena nata, sta facendo ritorno a Buenos Aires dopo alcuni anni di confino a Cuba. Papà, mamma e lo zio Beto sono militanti della Montoneros: un’organizzazione politica dalla quale sono in fuga, pena l’arresto, essendo dichiaratamente ostili alla giunta militare che si è insediata al potere dopo la morte del Presidente Peron. Per questa ragione, e dovendo trasformare la propria vita da comune in inusuale, il giovane deve presentarsi ad amici e compagni di scuola con un nome di fantasia. Un nuovo mondo costruito ad arte dove, per tutti, lui sarà Ernesto. E, in modo particolare, per Maria: una compagna della quale si invaghisce dopo averla notata a scuola. Prendendo alcune distanze dalla vicenda personale del regista (nella realtà la madre è scomparsa durante la dittatura) allo scopo di dare al film una sua logica e un universo tutto suo, la pellicola non è l’ennesima storia sui desaparecidos o sulle lotte armate, bensì un film costruito drammaturgicamente sulla perdita dell’innocenza; sull’iniziazione all’adolescenza; su quel momento della vita dove ognuno di noi comincia a chiedersi chi vorrebbe essere. Esattamente come Juan che, segnato per sempre, da quel giorno in poi non sarà più la stessa persona. A dare respiro alle parole (molti i dialoghi), si intervallano le immagini curate dal direttore della fotografia Ivan Gierasinchuk; fotogrammi che suggellano tanto i contrasti quanto gli indissolubili legami tra i vari componenti della famiglia, il ricorso all’animazione per rappresentare le scene di violenza e i vari momenti impegnativi e commoventi che si alternano ai toni di una genuina commedia. Un film che il regista desiderava realizzare da tempo e che ha richiesto molto lavoro (la sceneggiatura risale al 2002 ma la prima versione è stata completata solo nel 2007). Ma ne è valsa la pena proprio per quegli elementi rappresentativi che sono il caposaldo della pellicola (che, precisiamolo, se ne guarda bene dallo schierarsi in ambito politico). Una storia autobiografica, un inno alla difesa di alcuni ideali, alla lotta per la Patria, l’entusiasmo di credere in un’idea, di pensare di poter cambiare il mondo mostrando la quotidianità del tempo. Ci auguriamo che i numerosi riconoscimenti ottenuti in occasione dei vari festival cinematografici (oltre un passaggio all’ultimo Festival di Cannes) facciano da promozione e siano il preludio di una favorevole accoglienza anche degli spettatori nostrani.

 

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