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INEGUAGLIABILE SAGGEZZA

Fin da bambino ho sempre avuto una grande ammirazione per Bruno e Stella, vedendo in loro una coppia unita da un amore paragonabile al primo giorno di nozze; lui era cugino di mia mamma e lei, la moglie, una donna bellissima che mi faceva pensare alla Madonna non solo per il suo viso acqua e sapone, ma perché aveva un modo di fare talmente aggraziato ed educato che me la faceva comparare con la Mamma di nostro Signore.
Anche se il grado di parentela non è strettissimo, le nostre famiglie sono sempre state molto legate fra loro, mi ricordo perfettamente di Fausta (mamma di Bruno e sorella di mio nonno materno), una donna piccolissima che sprizzava gioia da tutti i pori, era sempre talmente allegra da non sembrare normale, fuori luogo nella nostra società sempre così cupa ed oscurata da infinite preoccupazioni.
Ogni volta che Bruno, Stella e Fausta venivano a trovarci, solo al vedere la loro auto arrivare, in me cresceva una grande gioia. Racconto un breve aneddoto: avevo 15 anni, io ed il mio amico Massimo a bordo del mio motorino, eravamo andati all’inaugurazione di una fabbrica sita ad Isorella (paese dove da moltissimi anni risiedono i miei parenti), per l’occasione era stata organizzata una grande festa, all’interno della struttura suonava una piccola orchestrina, io ed il mio amico eravamo timidamente seduti in disparte.

Appena mia zia Fausta mi vide (lei dove c’era da far baldoria non mancava mai ), mi afferrò per un braccio trascinandomi in pista, ballava come fosse stata morsa da una tarantola, saltava come una molla, crepavo dal ridere, quando siamo scesi disse: — non posso sopportare di vedere i ragazzi seduti da una parte e le ragazze dall’altra, forza, venite con me —, così dicendo portò me ed il mio amico dov’erano sedute le fanciulle, le ha fatte allargare e ci ha praticamente inserito in mezzo a loro. In questo modo ebbi l’opportunità di conoscere una ragazza bellissima, parlai molto con lei, la sua intelligenza m’aveva incantato; poi mi chiese se ero così gentile da accompagnarla a casa: ci alzammo, era alta un metro e ottanta, vaccabestia, non finiva più di crescere, lei si era accorta che ero rimasto un po’ così: “Giordano, spero che la mia altezza non ti metta in imbarazzo, purtroppo non è colpa mia se sono cresciuta così tanto” – ”Ma perdinci, sembri una modella, la colpa è mia che sono un pistola”.

Arrivati di fronte alla sua villetta, dopo avermi detto di essere stata benissimo, si chinò su di me e mi baciò: “Ti aspetto domenica prossima” dopo di che entrò in casa…
Rimasi in piedi interdetto come un palo del telefono sconnesso, “sogno o son desto”?
Pensai tutta settimana a quella splendida ragazza, mi piaceva moltissimo, ma il mio amico Massimo mi disse che assieme eravamo ridicoli: io ero molto giovane con poca personalità e non ascoltai il mio cuore, ma le stronzate degli altri, e così non andai a trovare quella bellissima fanciulla e così non la rividi mai più.

La dipartita della zia Fausta mi diede un dispiacere immenso, ma con mio grande stupore al suo funerale nessuno piangeva… intendiamoci, non perché la sua scomparsa in tutti quelli che l’avevano conosciuta non avesse arrecato un dispiacere indescrivibile, ma perché la sua gioia di vivere, nonostante una vita piena di sacrifici, era stata tale che aveva contagiato, come fosse un benevolo virus, tutte le fortunatissime persone che le erano amiche. Sono certo che lei da lassù, fosse felice di vedere persone non piagnone e che anzi, a volte persino sorridevano ricordando i suoi stravaganti e leggendari aneddoti. Bruno e Stella venivano a trovarci almeno 2 volte al mese e da quando Bruno era andato in pensione anche più frequentemente, perché lui si era dedicato anima e corpo alla coltivazione del suo orto (che concimava soltanto col letame dei nostri animali), ed alla cura del suo pollaio fatto di selezionate galline ovaiole; amava a tal punto i suoi polli che non li alimentava con i normali mangimi in commercio, si fidava soltanto del nostro mais prodotto in azienda.
In questo modo era certo di utilizzare un alimento privo di additivi e conservanti; quando spargeva il mais nel pollaio, chiamando le sue galline per nome, diceva che si sentiva tornare bambino, come se rivivesse la sua infanzia.
Purtroppo un brutta malattia ha costretto Bruno a rimanere paralizzato a letto per i suoi ultimi 7 anni di vita, periodo in cui sua moglie gli ha dedicato tutto il suo tempo ed il suo amore.
Ogni tanto con la mia famiglia andavamo a trovarlo, le prime due volte ci ha riconosciuto, mi ha stretto la mano dicendo: “Ta set Giordano, chel del mais”, poi è andato piano piano letteralmente seccandosi fino a spegnersi.

Domenica scorsa, io e mia moglie, siamo andati a trovare Stella, era da parecchio tempo che non la vedevamo (colpa anche del Covid ), ho suonato a lungo il campanello (è piuttosto sorda ed anche la vista non è più quella di un tempo), lei è uscita, ci ha guardato attentamente ma non ci ha riconosciuto, eppure nonostante ciò, ci ha comunque aperto, continuavo a ripeterle che sono Giordano, il figlio di Anna, ma lei non capiva, continuava a dire che l’età (92 anni) e gli acciacchi l’avevano rintronata, poi ho mostrato una foto di mia mamma sul telefonino ed apriti cielo, ha fatto un urlo di gioia: “Ma certo, sei il figlio di Anna e Attilio di Fiesse, adesso finalmente ho capito !!”. Era talmente contenta che alzava le mani al Cielo come se un suo desiderio fosse stato esaudito.
Ci ha raccontato il suo ultimo terribile periodo di vita; un po’ di tempo fa è stata colpita da un infarto che l’ha costretta in ospedale per oltre un mese, il primario del reparto aveva avvisato i familiari che probabilmente non c’era più nulla da fare, lei aveva intuito perfettamente la situazione e ne era felice, perché sarebbe partita senza sostare in un letto come una larva e non sarebbe stata di peso ai suoi cari ed invece il suo fisico e la sua straordinaria tempra hanno reagito (contrariamente ai suoi desideri).
Il cardiologo stesso ne rimase stupito; lei è sempre stata una fervida credente, ed anche quando non poteva parlare, lei pregava sempre perché la sua anima fosse accolta al più presto in Paradiso, “probabilmente devono aver male interpretato i miei pensieri perché sono ancora qua”.

Le parole di Stella mi hanno dato qualche brivido e mi hanno fatto molto riflettere; passato il mese di ricovero, giunto il momento del ritorno a casa, quando ha salutato la sua compagna di stanza e gli infermieri, questi si sono messi a piangere e lei un po’ c’era rimasta male, ma la dottoressa gli ha spiegato che erano lacrime di affetto e amore, ringraziandola di essere stata una loro paziente e di avere impartito involontariamente col suo modo di essere, una lezione di vita. Le stanze della casa ove Stella abita, sono tappezzate di fotografie, dei figli, dei tantissimi nipoti e lei ce le ha descritte una ad una: chi ritraevano e in quale occasione erano state scattate, si è soffermata in modo particolare su un suo caro nipote che un’anno fa si è presentato a casa sua con il fidanzato: “Io ci sono rimasta male non perché ho scoperto che era omosessuale, ma perché nessuno mi aveva avvisato, ma cosa credono che non sia in grado di comprendere? Per me l’importante è che si vogliano veramente bene e si rispettino, quando mi hanno detto che avevano intenzione di convivere, ho cercato di aiutarli con una piccola somma, per pagare almeno in parte l’arredamento… avrei voluto poter fare di più ma la mia pensione non me lo permette”.

Le parole di questa straordinaria anziana Signora hanno colpito al cuore sia me che mia moglie, magari tutti avessimo una tale saggezza; c’è un’altra stanza dedicata alle sue più care persone scomparse, una specie di reliquiario pieno non solo di foto, ma anche di Crocefissi, Madonne e le più svariate immagini Sacre dove lei passa molto tempo in preghiera: un lumino è sempre acceso, una luce ed il Rosario tutte le sere, per mantenere un dialogo con le persone che stanno lassù. Dopo quasi 3 ore di dialogo, io e mia moglie abbiamo deciso di togliere il disturbo. Mentre stavamo per uscire, Stella ci ha voluto omaggiare di una enorme confezione di caffè, non volevamo accettarla, ma lei ha detto che quello non era niente rispetto all’immenso regalo che le avevamo fatto andandola a trovare. Ogni volta che ho la fortuna e l’occasione di parlare con questa straordinaria donna, ne esco sempre arricchito nel cuore e nell’anima, le persone anziane sono cariche di una saggezza che nessuna enciclopedia ci può insegnare, sono luce del passato che illumina il nostro futuro.
Giordano

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