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Il passo sospeso delle stelle

“Il cielo di seta a volte non è poi così affascinante e desiderabile: l’universo accarezza con aliti e ritmi quasi sussurrati, eppure tutta l’esistenza sembra immobile.”
Questo spesso pensava una stella incastonata nel blu assoluto. La sua luce era intensa e forte anche se piccola, assomigliava a un diamante disteso su un tappeto di zaffiri. A volte l’astro dorato credeva di essere appeso sul quel palcoscenico per caso, da fili invisibili.
Sentirsi appesi ad un filo provoca strane sensazioni: in certi momenti è indispensabile per non cadere, altre volte, invece, il filo sembra quasi una catena strettissima.
La stella osservava la Terra ai suoi piedi, i pianeti lontani e i suoi occhi, pieni di bagliori, guardavano ancora oltre, sapendo che ogni orizzonte non era mai l’ultimo confine. Il suo sguardo si perdeva nella sconfinatezza dell’impalpabile tessuto dell’universo.
Alcune volte si sentiva spettatrice di un grande teatro, quasi spiando i milioni di storie poste sotto i suoi occhi, altre volte ancora giocava quasi maliziosa a spogliarsi dinanzi agli sguardi di telescopi, uomini, scienziati, poeti e innamorati i quali, spesso, si illudevano di aver catturato una stella, solo perché l’avevano misurata, nominata, classificata, amata, resa verso.
Ma una stella non si può imprigionare sebbene ogni tanto il cielo stesso sembrasse un enorme e scintillante prigione e la stella piangeva lacrime invisibili. Le altre stelle la prendevano in giro e ridevano di lei, allora chiedeva a una nuvola passeggera di potersi nascondere: non poteva sparire, ma almeno avrebbe potuto piangere silenziosamente nella sua solitudine.
Per la stella la terra era il pianeta Blu, perché da lontano, con tutti i mari e le acque, la terra ha un colore predominante ed è il blu, anche se è solo un’illusione, in quanto riflesso del cielo stesso.
Alla stella sembrava un divertente gioco di specchi. In un dato momento dell’anno sul pianeta Blu gli uomini addobbavano le loro strade, le loro case, i loro alberi con delle stelle artificiali: luci intermittenti per festeggiare la fine dell’anno.
Dentro di sé la stella un po’ derideva gli uomini e non comprendeva il loro tentativo di incrementare la luce. Il mondo era pieno di stelle, lei lo sapeva perché ascoltava i pensieri segreti degli uomini che spesso si dimenticavano di guardare e sentire. C’erano stelle morbide e voluttuose, colorate e sinuose come ballerine proprio in fondo agli abissi. C’erano stelle trasparenti impresse nei ghiacciai di neve e stelle rifulgenti come piccole scintille nelle onde del mare. C’erano stelle nei cuori di chi custodiva un desiderio e stelle senza tramonto negli occhi dell’amore. Tutto questo la faceva sentire molto più sola e al tempo stesso ancora più vicino agli uomini e alle donne sotto ai suoi piedi.Il cielo immobile era la malinconia della stella, che in certi momenti rallentava il suo battito e rendeva fioca la sua luminosità.
Durante una di quelle serate così si fermò accanto a lei una stella imponente.
“Ciao” Le disse con un filo di voce quasi sussurrato.
“Ciao…” Le rispose titubante la stellina.
“Scusami se mi fermo qui nel tuo spazio di cielo, ma son tanti anni che viaggio e sono un po’ in ritardo. Ho corso troppo, devo riprendere fiato.”
“Corso?”
“Si.”
“Perché tu ti muovi?”
“Certo, mi muovo, corro, cammino e viaggio.”
“Davvero?” Chiese sbalordita la stellina.
“Si.”
“E come fai?”
“Con la mia coda, vedi?”
E mostrò alla stellina incredula un fascio di luce multicolore proprio sotto il suo corpo.
“Che bella che sei. Ma chi sei?”
“Io sono una stella cometa, che viaggia nell’universo.”
“Beata te, io sto ferma sempre qui. E mi sento sola.”
“ Sai viaggiare non fa sentire meno soli, però è molto bello e divertente. In ogni luogo in cui vado mi porto addosso un frammento di universo e così la mia coda è sempre più colorata e i miei occhi acquistano più luce e mi piace attraversare i luoghi, scrivendo i miei movimenti nel diario del firmamento.”
“Sei fortunata…”
“Senti, ho un’idea. Perché non vieni con me?”
“E come?”
“Ti aggrappi forte forte alla mia coda, e viaggiamo insieme, se poi non ti piace, ripassiamo di qui e ti lascio al tuo posto.”
“Davvero potremmo provare?”
“Certo!”
La piccola stella titubante e molto emozionata si aggrappò alla coda della stella cometa.
Il decollo fu ritmo e tremore per entrambe ma lentamente presero velocità e sicurezza e in tutto l’universo suonavano gli accordi delle loro risate. Viaggiarono a lungo, senza stancarsi, videro pianeti di tante forme e colori, attraversarono nebulose e costellazioni, giocarono nella via Lattea e conobbero stelle diverse, meteoriti e spazi inconsueti. Accarezzarono la luna pallida e malinconica nei suoi mari, arrossirono nell’eclissi amorosa tra lei e il sole. A volte si fermavano per riposarsi o chiacchierare, e poi riprendevano il viaggio. Spesso tornavano in luoghi già visitati, perché vederli di nuovo era come non averli mai visti. La loro luce era intensa, costante, un crescendo di bagliori in concerto nel pentagramma del cielo. Erano felici insieme e la loro coda raccontava sempre di più la meraviglia della vita.
Da terra gli uomini cercavano così una grande stella cometa, che sembrava avere due cuori pulsanti al suo centro.
Certe notti si faceva scovare, ed era visibile anche ad occhio nudo. A guardarla bene sembrava una stella che suonava risate e canti. Allora, dopo averla impressa negli occhi, lo sguardo degli uomini sulle cose cambiava, intriso di una delicata luce stampata dentro: una musica lieve e misteriosa ricordava loro, in diretta dal cielo, che ci sono molto più stelle nel pianeta blu di quanto la fantasia possa immaginare. E gli uomini, guardando la cometa desideravano, rendendo così il blu della terra più splendente, mentre la stellina e la cometa, sorridevano, con amore, danzando sulla melodiosa traccia del loro viaggio infinito e eterno, raccogliendo frammenti di universo e desideri dei cuori.
Erika da Milano

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