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IL COGNOME ACERBIS

Quando pensiamo alle origini del nostro cognome siamo istintivamente portati ad immaginare che lassù, in cima all’albero genealogico, ci sia un capostipite unico, da cui partono tutte le famiglie, se poi è nobile e potente meglio ancora. La realtà, che viene presentata dalla ricerca negli archivi e dalla lettura dei documenti, fa piazza pulita di questi sogni.
Molto di frequente lo stesso cognome appartiene a famiglie che non hanno parentela comune e che sono lontane fra loro anche geograficamente, ma che, ad esempio, hanno chiamato un figlio con lo stesso nome proprio.
È il caso del cognome Acerbis, un cognome antico, che attualmente è diffuso soprattutto in Lombardia. Dal nome proprio Acerbus, di moda per i bambini dopo il Mille, si forma il patronimico Acerbi, che significa figlio di Acerbus. Dopo l’anno 1100 si trovano famiglie Acerbi a Ferrara, Mantova, Castelnuovo Scrivia, Brescia, Bergamo. In certi casi il cognome resta fissato come Acerbi e non si modifica più nel corso del tempo.
Quando i gruppi famigliari discendenti dall’antenato Acerbus sono numerosi, per indicarli in blocco, i notai, che scrivono in latino, usano de più l’ablativo cioè de Acerbis, finché verso il 1300 rimane il cognome abituale, soppiantando la forma Acerbi. Questa trasformazione si può vedere seguendo la storia della più antica famiglia Acerbis a Bergamo, famiglia che però non ha origine bergamasca, bensì milanese.
Dal casato de Salianise o Sallianense, che prende il nome da un villaggio ormai scomparso, vicino a Trezzo d’Adda, si stacca un nucleo famigliare che si stabilisce nella bergamasca e possiede terre in pianura. Nel 1149 Bernardo de Salianise è camerario del vescovo di Bergamo, Gerardo, cioè ne custodisce e ne amministra i beni.
Il vescovo è politicamente schierato con Federico Barbarossa contro il papa Alessandro III, e quindi contro Milano e Brescia. Un fratello di Bernardo de Salianise, di nome Acerbus dà origine al nuovo cognome. I suoi figli, già adulti nel 1156, sono nell’elenco dei mille uomini di Bergamo che firmano la pace con Brescia, dopo essere stati sconfitti nella battaglia delle Grumore di Palosco.
Le famiglie dei discendenti da Acerbus vivono in città, le loro case con i giardini si trovano dentro la cerchia delle vecchie mura, sul colle di San Giovanni, che è sede dell’attuale seminario, in Città Alta. Gli Acerbis sono inseriti nella vita cittadina come notai, prestatori di capitali, giudici, membri del clero.

Ci sono mercanti come Alberto de Acerbis iscritto al paratico nel 1251, non manca neppure un membro di un ordine religioso cavalleresco, come frate Landolfo de Acerbis, notaio, che nel 1320 stende i verbali di investitura di un nuovo cavaliere dell’ordine Milicie gloriose Virginis Marie de Pergamo, di cui fa parte.
Numerosi chierici Acerbis lasciano la città, dove continuano le lotte politiche e fanno a gara per ottenere benefici legati alle chiese del contado: Villongo, Ghisalba, Adrara, Nembro, Calusco Pontirolo. Alcune famiglie nel 1400 si trasferiscono a Martinengo e da lì a Lovere.
Mentre si disperde e si esaurisce il gruppo di Bergamo, prende vigore il ramo de Acerbis che alla fine del 1200 vive in Valle Seriana, nel villaggio di Olera, e dà origine ad un moltiplicarsi di nuclei che, oltre al cognome de Acerbis de Olera, devono aggiungere anche un soprannome per potersi identificare. Essi non vivono chiusi in un’agricoltura di sussistenza, ma seguono i percorsi comuni agli abitanti dei paesi delle valli bergamasche. Emigrazione temporanea o definitiva seguendo le possibilità e le occasioni di lavoro. Dapprima nei paesi vicini o in città e poi, dalla metà del Quattrocento soprattutto a Venezia come lapicidi e tagliapietre, tessitori di seta, merciai, pittori, facchini, venditori di vino, barcaroli e mercanti.
Un altro gruppo di Acerbis detti de Cantono, di cui non si è potuto accertare il collegamento con quelli della città, si sviluppa in Val Serina, una zona montuosa, nei villaggi di Sambusita, Rigosa e La Costa.
La loro storia è strettamente intrecciata con quella degli altri clan della zona: Grigis, Girardis, Marconi, Cortinovis, Grassenis e Conti, con cui hanno relazioni economiche e matrimoniali. Dalla società di Selvino che prende in concessione le terre del vescovo per far pascolare il bestiame, e paga ogni anno un canone in denaro e in latte, alla società dei Caravana che gestisce il Portofranco di Genova, dai gruppi di mercanti che vanno insieme alle fiere, per vendere i panni lana, partendo da Crema e arrivando fino alle città della Puglia, all’emigrazione a Mantova e a Venezia, per cinquecento anni non si fermano un momento. Nonostante epidemie di peste, di colera, pellagra, tisi, carestie, invasioni , dispersioni all’estero, alcune linee di famiglie Acerbis continuano a vivere, e ai primi dell’Ottocento si spostano nei paesi del fondovalle come Albino, Nembro e Alzano in cui stanno sorgendo fabbriche e opifici, seguendo il richiamo del lavoro e dell’opportunità di guadagno.
Eliana Acerbis

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