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HONDA BEAT E LE SUE “SORELLE”

Oggi voglio parlarVi della Honda Beat, forse pochi di Voi la consoceranno, credetemi dopo aver dato una sbirciata alla foto dell’articolo, non la dimenticherete più. Quest’auto giapponese, appartiene alla famiglia delle keicar, ovvero vetture destinate prevalentemente al mercato interno, il JDM, Japan Domestic Market. Tali vetture hanno dimensioni ridotte, e montano motori altrettanto piccoli.
Non per questo però i giapponesi hanno deciso di creare vetture banali, oppure anonime, anzi le keicar spesso hanno linee avveniristiche e soluzioni tecnologiche di tutto rispetto.
Guardate la autozam AZ1 e capirete subito che queste auto sono tutto fuorchè banali o prive di personalità. La vettura protagonista dell’articolo monta un piccolo motore turbocompresso di 656 cc a tre cilindri che eroga una potenza di 64 CV. Il peso estremamente contenuto, soli 760 kg e la ripartizione dei pesi che sfiora la soglia del 50 e 50, unita ad un cambio manuale a cinque rapporti con innesti secchi e veloci la rendono una vettura piacevole da guidare e divertente. E’ un cabrio con capotina asportabile manualmente. Ha solo due posti e anche gli interni lasciano davvero il segno, data la originalità delle tinte e della disposizione degli strumenti. I sedili hanno un motivo zebrato e gli strumenti solo solo 3, circolari e ben raggruppati per essere ben visibili dal pilota.
Somiglia quasi al quadro strumenti di una moto.
La linea è opera del centro stile Pininfarina.
Il motore collocato in posizione centrale contribuisce a garantire la ottima ripartizione dei pesi.
Gli pneumatici hanno diametro piu largo al posteriore a più stretto al posteriore.
Come anticipato dal titolo, la Beat è forse una delle più celebri keicar, insieme alla Suzuky Cappuccino, alla Autozam AZ 1, Nissan Figaro, Dahiatsu Copen. In Italia non sono molti gli estimatori e conoscitori di questi veicoli, anche perché sul nostro mercato interno ne circolano pochissime e tutte ovviamente di importazione. Si contano sulle dita di una mano i centri che nel nostro paese commerciano vetture del genere. Facile imbattersi in queste piccole pesti se si cerca sul mercato nipponico. A me piacciono, divertono, non costano molto e sono un’ottima arma per farsi notare al volante, ci si può anche togliere qualche soddisfazioneSe ne volete una, armatevi di tanta pazienza, trovarla e portarvela a casa potrebbe essere un’impresa lunga e non priva di ostacoli, ma ne vale la pena !!!!
Antonio Gelmini
Per curiosità o valutazione su vetture
di interesse storico inviare una mail a:
meccanicagelmini@gmail.com

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