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Ebola, il virus assassino

L’Ebola è un virus che ha causato migliaia di morti e che ha avuto un impatto culturale notevole grazie alla sua natura misteriosa, ai suoi effetti sanguinari e all’alto tasso di morte fra i soggetti colpiti.
La storia
Africa Centrale, Repubblica Democratica del Congo, 26 agosto 1976. Mabelo Lokela, insegnante di 44 anni, tornando da un tour nel nord del Paese, si recò all’ospedale missionario di Yambukù con febbre, cefalea e nausea.
L’infermiera che lo accolse, riconoscendo immediatamente i fastidi come sintomi della malaria, gli somministrò un’iniezione di chinino e lo rimandò a casa, consigliandogli di ritornare per le successive somministrazioni di medicinale.
Le condizioni dell’uomo, però, si aggravarono in modo considerevole finchè, colpito da fortissime emorragie e dolori, morì l’8 settembre 1976.
I suoi famigliari, compiendo un classico rituale di sepoltura africano, tolsero a mani nude dal corpo dell’uomo sangue ed escrementi e lo seppellirono vicino alla loro abitazione. Nel giro di pochi giorni, anch’essi mostrarono i sintomi di Lokela e, in brevissimo tempo, morirono allo stesso terribile modo. Nel frattempo, 11 dei 17 membri dell’ospedale si ammalarono, così come numerosi abitanti di villaggi vicini che si rivolgevano alla stessa struttura sanitaria. Il direttore dell’area, preoccupato per il veloce e drammatico diffondersi della malattia sconosciuta, chiamò dalla capitale del Paese un microbiologo che, esaminando campioni di sangue dei cadaveri, scoprì il nuovo virus e lo chiamò col nome del fiume che attraversava la regione colpita: Ebola.
Venne immediatamente istruito il personale ospedaliero sulla sterilizzazione degli aghi da iniezione (che non erano usa-e-getta), vennero proibite le sepolture di cadaveri vicino alle case e vennero messi in quarantena ospedale e villaggi limitrofi. Il 5 novembre 1976 morì l’ultimo malato infetto e potè dirsi spento il primo focolaio di malattia. Dal 1976, in Africa si sono registrati 13 focolai di malattia che si sono presentati in tre ondate: dal 1976 al ‘79, dal 1994 al ‘97 e dal 2000 al 2004. Su 1.850 pazienti infettati, a causa della mortalità elevatissima del virus che va dal 54% del Sudan Ebolavirus all’83% dello Zaire Ebolavirus, 1.300 sono deceduti. Molto gravi sono state le epidemie del 1976 in Sudan e Zaire con 340 morti e quelle in Gabon e Costa D’Avorio ma, ancora oggi, si possono trovare focolai circoscritti del virus: questi, infatti, sono comuni nei Paesi più poveri, in cui sono spesso pessime le condizioni igienico-sanitarie.
L’ultimo caso fatale fu segnalato a maggio 2011 in Uganda. Non sono per ora stati registrati casi di contagio nei paesi più sviluppati anche se destarono molto scalpore due sospetti casi di Ebola in Stati Uniti e Germania negli anni scorsi.
Ebola: che cos’è?
Ebola è un virus appartenente alla famiglia Filoviridae, ha forma tubolare e allungata e può raggiungere la lunghezza di 1.400 nm (10-9 metri).
A oggi, ne esistono molte sottospecie, che prendono il nome dalla zona in cui si sono diffusi: Zaire Ebolavirus (ZEBOV), Sudan Ebolavirus (SEBOV), Reston Ebolavirus (unico che non infetta l’uomo), Tai Ebolavirus o Costa D’Avorio e Bundibugyo Ebolavirus.
Nonostante siano stati effettuati vari studi, non si è ancora certi su quale specie animale sia la riserva naturale del virus, si pensa però a un particolare tipo di pipistrello che vive nelle foreste africane.
Ebola: come ti ammazza
I sintomi della malattia sono molto variabili da persona a persona, compaiono solitamente in modo improvviso e sono difficili da individuare a causa della loro somiglianza con quelli di infezioni meno gravi come, per esempio, malaria o influenza. Dopo un periodo di incubazione di 4-16 giorni, iniziano a comparire febbre alta, brividi, inappetenza, vertigini, nausea e dolori addominali. Le condizioni del paziente peggiorano con la comparsa di forte diarrea, vomito, eruzioni cutanee e ulcere. Gli organi interni, soprattutto reni e fegato, vengono sfruttati dal virus per moltiplicarsi e, in brevissimo tempo, si disintegrano causando estese emorragie interne. Capillari, vene e arterie si rompono provocando la comparsa di estesi lividi bluastri e petecchie.
Nelle ore che precedono la morte, che può verificarsi dai 6 ai 20 gioni dopo il contagio, il paziente ha fortissime perdite ematiche da occhi, bocca, naso, orecchie e ano (da qui il nome di febbre emorragica). Non esistono cure efficaci per questa malattia, si effettuano solamente terapie di supporto per evitare la disidratazione del paziente e per limitare il sanguinamento. In alcuni casi si è provato ad utilizzare sangue di persone infettate dal virus in precedenza ma, nonostante ci sia stato qualche risultato, non è mai stato effettuato un vero e proprio studio in merito.
Sono stati creati in laboratorio vaccini che, nel 99% dei casi, sono stati efficaci sulle scimmie ma non sugli esseri umani: vista la velocissima progressione della malattia, la somministrazione di un vaccino a sintomi conclamati sarebbe comunque inefficace.
Ebola: consigli di sopravvivenza
Non esistendo metodi sicuri per contrastare il virus, il miglior modo per sopravvivere è non entrarvi in contatto. Durante il periodo di incubazione e la prima fase di malattia, il virus non è particolarmente aggressivo ma, con l’aggravamento dei sintomi, feci, vomito e liquidi corporei diventano particolarmente pericolosi: il virus viene infatti trasmesso per contatto e, fortunatamente, non per via aerea. L’importante è quindi evitare il contatto diretto con il malato utilizzando guanti, mascherine, occhiali e camici e sterilizzare con particolari autoclavi le attrezzature ospedaliere.
Ebola: bioterrorismo
Il virus Ebola è stato denominato agente bioterroristico di categoria A.
Le caratteristiche della classificazione sono:
1- facilità del contagio tra persone
2- potere letale della malattia causato da: elevata mortalità, scarsità di cure, inesistenza del vaccino
3- fenomeni di panico ed isterismo tra la popolazione
4- necessità di intraprendere misure speciali per eliminare il problema

Nonostante la pericolosità del virus, possiamo comunque stare abbastanza tranquilli: è molto difficile che provochi una pandemia mondiale. I pazienti infetti, a causa del veloce inizio dei sintomi e del decorso breve della malattia, difficilmente si spostano dal luogo dell’infezione, facendo in modo che il focolaio si spenga là dov’è iniziato.
Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Ebola
http://en.wikipedia.org/wiki/Ebola_virus_disease

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