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Due storie di Sant’Ambrogio

Dicono che il diavolo ci tenesse moltissimo a far commettere qualche peccato al patrono di Milano, Sant’Ambrogio. Ma proprio non c’era niente da fare, Ambrogio non aveva nessuna intenzione di diventare un peccatore. Allora il diavolo si arrabbiò tanto che prese la rincorsa e diede una gran cornata a una colonna vicino alla chiesa del santo, facendo due buchi grossi cosi nella pietra. Ad accostarci l’orecchio si sentiva il rumore di un fiume infernale che si chiama Stige, e ad annusare da vicino (ma proprio da vicino) si sentiva puzza di zolfo. La colonna si vede ancora oggi, ma la puzza col tempo se n’è andata.
I tre chiodi
Tanto tempo fa, la madre dell’imperatore Costantino (che si chiamava Elena) andò a Gerusalemme e là si fece dare i tre chiodi che erano serviti a crocifiggere Gesti Cristo, per portarli a suo figlio. Ma, mentre tornava in Italia con la sua nave, scoppiò una tempesta spaventosa che si calmò soltanto quando Elena gettò un chiodo un mare. E cosi restarono due chiodi. Una volta sbarcata, lei li regalò a Costantino, che però era un imperatore molto distratto e ne perse uno. E rimase un solo chiodo. Costantino lo usò per far costruire la famosa Corona di Ferro (se vuoi vederla devi andare a Monza, perché adesso è là) che serviva per incoronare i re d’Italia. E cosi non ci furono più chiodi..  Anzi no: perché Sant’Ambrogio ne ritrovò uno proprio mentre un fabbro stava per spiaccicarlo sull’incudine con il suo martello, e lo portò a Milano, dove ancora lo conservano.

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