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C’È FEBBRE… E FEBBRE

Sintomo tipico di malanni stagionali, in inverno, quest’anno è proprio temuto…quasi un incubo. In dialetto, anche per la febbre, ci sono modi dire, tramandati dalla saggezza popolare, che sicuramente servivano a sdrammatizzare ogni situazione spiacevole, trovandone il lato simpatico, ironico o metaforico, a seconda dei casi. “Ìga la féer maiùna” – essere molto affamati, pertanto proprio il contrario di chi ha febbre ed è di solito inappetente; “Ìga la féer de caàl”- avendo il cavallo normalmente la temperatura tra i 37 e i 38 gradi, quando è malato la sua temperatura aumenta ben oltre quella umana, riferito dunque a chi ha la febbre molto alta; “Ìga la féer de niscus” – l’herpes alle labbra, si diceva fosse causata da un’indigestione, per cui doveva essere sintomo rivelatore di chi aveva mangiato troppo, anche se in realtà ha altre cause (per es. difese immunitarie basse); “Chèl bicér lé, sö l’oradèl del tàol, èl g’ha la féer”, bicchiere (ma qualsiasi oggetto) messo in bilico sull’orlo di un piano, quindi a rischio di cadere, come chi ha febbre alta fa fatica a stare in equilibrio; “Se l’invidia la fös féer, töt èl mont èl scotarés” – se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo scotterebbe perché purtroppo moltissimi sono invidiosi, sfociando spesso nella cattiveria.

C’è poi per molti “La febbre del sabato sera”, che per fortuna non è una malattia, ma la voglia di ballare scatenandosi e scaricare tensioni al termine della settimana (speriamo di poterlo rifare presto) Ecco dunque che la febbre viene chiamata in causa per varie situazioni, da quelle concrete a quelle più fantasiose!

Sperando di non avere la febbre, di nessun tipo, auguriamoci un proseguio d’inverno molto freddo, come gli inverni gelidi di una volta perchè, diceva chi decenni fa conviveva con temperature sotto zero di parecchi gradi, che il gelo fa morire i virus e i batteri… incrociamo le dita!
Ornella Olfi

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