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BREVE STORIA DELLA SCUOLA

Le prime scuole nacquero in Mesopotamia, perché l’invenzione della scrittura, nel IV millennio a. C., rese necessario il suo insegnamento. Sorsero vicino a templi e palazzi, per formare scribi da inserire nell’amministrazione pubblica. Pochi secoli dopo anche in Egitto, sotto la supervisione di severi maestri, bambini dai 5/6 anni e per una decina d’anni, aspiranti scribi ( solo maschi) imparavano a comporre geroglifici e a scrivere una sorta di corsivo su tavolette di coccio. Molti secoli dopo i Greci introdussero il termine “schole”. A seconda della polis (città) in cui i bimbi nascevano, c’erano molte differenze: a Sparta lo Stato li sottoponeva a un durissimo addestramento militare che comprendeva anche l’insegnamento della scrittura e della lettura. Un’educazione simile, ma più centrata sull’attività fisica, era prevista anche per le bambine; ad Atene come quasi ovunque, invece, alle bambine venivano insegnate solo attività domestiche. I maschi più ricchi studiavano anche dopo la maggiore età frequentando prestigiose scuole di filosofia e retorica, scuole alle quali si recarono poi anche i ragazzi romani. Nel Medioevo il monopolio dell’educazione era della Chiesa e dal VII secolo i Monasteri divennero luoghi di cultura per eccellenza, sia per i futuri monaci che per i bambini di ogni estrazione sociale della zona. Nei Paesi islamici dall’XI secolo si diffusero invece le scuole coraniche collegate alle moschee. Dal XIII secolo i Comuni organizzarono l’istruzione a bambini destinati a diventare artigiani o mercanti. I figli di famiglie ricche studiavano anche altre materie e frequentavano poi l’università, inventate proprio nel Medioevo. Fa eccezione Bologna, città che vanta l’Università più antica del mondo (1088), dove insegnarono i più rinomati maestri negli studi giuridici. Gli analfabeti purtroppo rimasero per secoli la stragrande maggioranza della popolazione, fino al XVIII secolo, quando i sovrani europei reclamarono allo Stato il compito di organizzare scuole dell’obbligo, togliendo alla Chiesa il primato dell’istruzione. Tra i primi, Federico II di Prussia nel 1763 e Maria Teresa d’Austria nel 1774, introdussero il diritto di studio anche ai non abbienti, che a 12 anni dovevano sostenere esami per dimostrare di aver imparato il necessario. Il figlio di M. Teresa, Giuseppe II, introdusse una novità usata ancor oggi, la pagella. Nell’Ottocento gli Stati Europei, tra cui anche il Regno d’Italia e il Regno di Sardegna, portarono da 2 a 3 anni l’obbligo scolastico per maschi e femmine. Tuttavia in Italia l’analfabetismo rimaneva al 78%. Nel 1923 la riforma di G. Gentile, ministro dell’istruzione del regime fascista, separò il licei, riservati all’elite, che davano accesso alle università, dalle scuole di avviamento professionale per le classi lavoratrici. Fu anche introdotto l’esame di maturità, ben più duro di oggi ( nel 1925 sia al liceo classico che in quello scientifico furono promossi solo poco più della metà degli alunni). I metodi d’insegnamento rimasero simili a quelli antichi, anche se le pene corporali erano formalmente vietate ( ma spesso usate ancora per molti anni), frequenti le bacchettate; i maschi separati dalle femmine. Una forte innovazione arrivò grazie a Maria Montessori, neuropsichiatra ed educatrice, che dai primi del Novecento rivoluzionò la pedagogia introducendo un metodo poi diffuso in tutto il mondo. Secondo Montessori, “l’insegnante deve guidare il bambino seguendo le sue attitudini, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l’aiuto desiderato, senza mai essere d’ostacolo tra il bambino e la sua esperienza”. Nel secondo dopoguerra la scuola diventa più democratica e paritaria: vengono favorite classi miste e grazie alle contestazioni studentesche del 1968 si garantì a tutti i diplomati l’ingresso all’università. Per combattere l’analfabetismo anche la TV nel 1960 mandò in onda il programma “Non è mai troppo tardi”, in cui il maestro Alberto Manzi insegnava a leggere e a scrivere agli adulti, anticipando di decenni le moderne lezioni a distanza. Da allora il mondo della scuola è molto cambiato, con l’ingresso della tecnologia, ma è rimasta uguale una cosa da millenni: la necessità di imparare.
Ornella Olfi

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