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“ACCIAIO” DI SILVIA AVALLONE

Silvia Avallone è nata a Biella nel 1984 e vive a Bologna, dove si è laureata in filosofia. Con questo suo primo romanzo è stata finalista del Premio Strega del 2010.

Piombino, anno 2001, “Il mare e i muri di quei casermoni, sotto il sole rovente del mese di giugno, sembravano la vita e la morte che si urlano contro. Non c’era niente da fare: via Stalingrado, per chi non ci viveva, vista da fuori, era desolante. Di più: era la miseria ma Anna e Francesca in questo posto si erano trovate e scelte” erano l’una per l’altra l’amica del cuore. Entrambe tredicenni dal corpo acerbo che quell’estate, sotto i loro occhi, stava sbocciando come un fiore sanno che in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori oppure lo usi, come un’arma, mettendoti in mostra; loro lo fanno esagerando con il rossetto, il costume da bagno trasparente ed i pomeriggi di nascosto coi maschi.
Enrico, il padre di Francesca, sembrava un gigante; si era fatto i muscoli zappando la terra e spalando carbone coke poi, emigrato a Piombino, lavorava come operaio nell’acciaieria Lucchini, la rudezza della vita lo aveva reso iroso e violento, un padre-padrone che in casa tiranneggiava sia la madre Rosa, casalinga che subiva in silenzio, sia la figlia. Lei lo odia, nonostante l’aspetto da “velina bionda” é cupa e non ha aspettative, si è già arresa da tempo a quella vita che scorre immobile senza vie d’uscita. I suoi unici momenti di spensieratezza e gioia sono quelli che trascorre con l’amica: quando si chiudono nel bagno a truccarsi e a provare i vestiti, quando vanno a nuotare e giocare in mare, quando passeggiano per esibirsi davanti ai ragazzi, quando vanno a dar da mangiare ai gatti randagi o in quel luogo segreto, un vecchio piccolo parco giochi in disuso nascosto ormai da fronde selvatiche. In quel luogo dove hanno sognato la loro vita futura svelerà ad Anna quel sentimento che sente riempirle il cuore e che sempre le ha celato così come nasconde gli ematomi lasciati sul suo corpo dalle botte del padre……. A quest’età le delusioni amorose ti sconvolgono la vita, ed allora se non puoi viverla come hai desiderato è un dramma.
Arturo, il padre di Anna, licenziato dall’acciaieria perché scoperto dopo l’ennesimo furto, è di buon carattere; vede sempre il lato positivo della vita, è un furfante che trova sempre il modo di arrangiarsi e di farla franca, ha una parlantina che incanta e ci ricasca sempre anche sua moglie, che sa che lestofante sia, ma si sa che l’amore scalda il cuore e spesso tacita la mente. Sandra, madre di Anna, lavora, è di sinistra, legge il giornale del partito ed é politicamente impegnata nelle battaglie sindacali ed anche in casa sua, con i famigliari, dove è alle prese con le varie rate da pagare. Alessio è il fratello ventitreenne, rispettato nel quartiere, è un buono sotto la scorza del duro. Egli é un operaio addetto alle siviere dell’acciaieria, è bello come un modello ed in quel posto è sprecato. Si era innamorato, ricambiato, di Elena, la figlia del primario dell’ospedale ma le loro famiglie erano di origini troppo diverse, e poi lei l’aveva lasciato per l’università e per un futuro diverso da quello che lui avrebbe potuto offrirle. E’ alla ricerca disperata di un miglioramento ma lo fa nel modo sbagliato, per sopportare la quotidianità, fronteggiare quel futuro inesistente e lenire questa delusione che non lo abbandona perché, nonostante tutto, l’ama ancora; “sniffa” bruciando gran parte del suo salario. Anna, mora, leggermente più bassa dell’amica, è solare, piena di sogni e di ambizioni, é inseparabile da Francesca fino a quel giorno della rivelazione. Lei non ci sta, quel sentimento non era previsto; ora che non sono più bambine non è vivibile, specialmente in una cittadina di provincia, e poi sconvolgerebbe le sue aspirazioni future. Il loro rapporto s’incrina, le certezze si sgretolano, e si allontanano l’una dall’altra. Anna conoscerà l’amore con Mattia, un vecchio amico del fratello rientrato dall’estero per lavorare in fonderia e Francesca, ormai libera dalla sorveglianza del padre reso inerme da un incidente, incapace di accettare il rifiuto di Anna e quindi di vivere quell’amore incompreso; scoprendosi improvvisamente sola decide di affermare se stessa con l’unico mezzo che ha: la bellezza. Si alienerà nel corpo e nella mente fino a rischiare di perdere se stessa. Fanno da coreografia altri personaggi minori: ragazzi e ragazze del quartiere e Cristiano, amico e collega di Alessio, un giovane padre immaturo che non sa decidersi a mettere la testa a posto ed assumersi le sue responsabilità. Possibile che le avversità della vita possano annientare definitivamente l’amicizia e la complicità che ha visto Anna e Francesca crescere insieme? Si erano davvero perse per sempre? Forse il rimpianto e quel sogno comune; le spiagge bianche dell’isola d’Elba che “rilucevano come un paradiso impossibile, quel regno illibato dei milanesi e dei tedeschi, i turisti satinati in SUV nero e occhiali da sole” avrebbe potuto……….
Un bel romanzo realistico che si dipana nel corso di un anno all’ombra dell’acciaieria, l’azienda dalla quale dipendono tutte le famiglie del quartiere Stalingrado; quella che dà loro da vivere ma anche quella che mentre fonde l’acciaio, lentamente, dissolve i loro sogni costringendoli in una realtà ristretta e piena di limiti dove l’affrancarsi dalla classe operaia può portare oltre la retta via. L’autrice narra sapientemente la vita problematica di una cittadina di provincia e l’insoddisfazione della gioventù che non riesce a “ritrovarsi” nella realtà quotidiana. Lo fa narrando con garbo i loro sogni ed i loro sentimenti: l’amore, l’amicizia, le speranze ma anche il dolore, l’insoddisfazione, la rabbia e la frustrazione.
Gaboardi Angela

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