Diana Stefani è presidente dell’associazione Onlus “A.P.A.S.” (Accademia per le Arti, per le Scienze e per lo Sport), Ambasciatrice del “Telefono Rosa”, impegnata in moltissime iniziative contro la violenza sulle donne, ex presidente della “Res Roma Calcio Femminile” e opinionista sportiva.
Se pensiamo che fino al 1981 il nostro Codice penale ha mantenuto il “delitto d’onore”, ci rendiamo conto di quanto possa essere ancora radicata una certa mentalità! Frasi del tipo “se l’è cercata” o “veste in modo troppo provocante” sono tuttora assai frequenti…
Per sovvertire questa mentalità e certi stereotipi, è quindi importante trasmettere alle nuove generazioni un maggior rispetto nei confronti dell’altro sesso, bloccando sul nascere ogni forma di discriminazione che spesso si manifesta già tra i più piccoli…
Non serve insegnare alle nostre figlie come salvarsi, ma piuttosto educare i nostri figli a non usare mai la violenza! L’educazione della famiglia, nel quotidiano, è fondamentale, ma è anche un dovere delle Istituzioni intervenire in tal senso, visto che i giovani sono troppo spesso influenzati da esempi sbagliati, lanciati oggi dai social e legati a una cultura patriarcale ancora troppo dominante.
Io, nel mio piccolo, con la mia associazione, già da tempo sto lavorando a questo, proprio con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare appunto le Istituzioni, in modo da favorire l’inserimento dei giovani in progetti di formazione in vari settori culturali.
Per dare ancora più forza a questo percorso, occupandomi anche di sport femminili, sono stata promotrice di un’intensa campagna sociale contro ogni forma di discriminazione e violenza ai danni delle donne, organizzando eventi finalizzati ad aiutare donne in difficoltà che, a seguito di violenze e maltrattamenti, sono costrette a fuggire dal proprio nucleo famigliare.
Toccando con mano queste realtà, mi sono resa conto che a farne le spese spesso sono anche i figli, che d’improvviso si ritrovano a dover affrontare l’elaborazione di traumi ancora più complessi, che li segnano a vita.
E così, in questi anni, attraverso varie iniziative, ho cercato di reperire fondi e materiali da donare alle “Case Famiglia” che li ospitano, quasi sempre gestite da volontari ed ho così avuto l’onore di conoscere e collaborare con altre associazioni, come il “Telefono Rosa” e la “Wall of Dolls” (nata su idea di Jo Squillo), che svolgono un’opera straordinaria a favore di queste donne e dei loro bambini.
Di contro, però, occorre una giustizia più adeguata, che possa fare in modo che chi oltrepassa certi limiti non possa farla franca, come troppo spesso succede! Negli ultimi decenni, le istituzioni hanno fatto enormi progressi nella lotta alla violenza sulle donne, ma i casi di femminicidio continuano ad essere sempre troppo numerosi: dall’inizio del 2023 le donne uccise sono 47, di cui 39 in ambito familiare…quasi 8 al mese!
Si tratta di una vera emergenza sociale!
Il problema è che, le donne che trovano il coraggio di denunciare prima che accada l’irreparabile, non sempre vengono aiutate come dovrebbero, proprio a causa di leggi ancora inadeguate.
Alcuni passi sono stati fatti, come ad esempio l’istituzione del “Codice Rosso”, ma non sempre queste misure vengono applicate e, nei tribunali, le donne si trovano a dover subire una doppia violenza…
Esistono anche degli psicologi che curano i maschi violenti, ma a questo tipo di servizio si accede solo su richiesta dell’interessato oppure su segnalazione dei servizi sociali che invitano il soggetto ad usufruirne. Certi percorsi dovrebbero rientrare, invece, nella sfera delle pene da infliggere!
È evidente che le normative vigenti devono essere migliorate, servono pene certe e più severe e, soprattutto, vanno individuati dei magistrati specializzati proprio in questo tipo di procedimenti… Troppe sentenze emesse in questi anni sono risultate incomprensibili e intollerabili.
Dopo questi ultimi fatti, occorre fare qualcosa di più incisivo, fare sentire la nostra voce e pretendere risposte e soluzioni… Per questo, gli “Stati Generali delle Donne” hanno lanciato una petizione, con raccolta di firme, per chiedere al Ministro delle Giustizia di fare in modo che non ci siano più sconti per chi uccide e più rispetto per le vittime e i familiari.
Lo dobbiamo a Giulia e a tutte quelle donne che, come lei, hanno pagato un prezzo troppo alto, solo per non essere state protette e tutelate”.

Diana Stefani