Madre, la nostra vecchia moka
canta ancora.
La moderna macchinetta espresso
non sa nemmeno parlare,
non gorgheggia
come la nostra vecchia caffettiera.
Mi sembra ieri
quando scendevo le scale
che portavano alle alte camere
del vecchio cascinale,
entravo in cucina
e la moka brontolava,
prima con tono cupo
poi sempre più acuto, accentuato.
Il beccuccio sbuffava,
l’intenso aroma empiva la cucina
con grandi respiri lo facevo mio.
Quando lo versavi nella tua tazza
l’arricchivi di un goccio di spirito:
la super grappa della zia Orsolina,
distillata lacrima per lacrima
col suo artigianale alambicco.
Prima che mi vestissi di scuola
mi offrivi sempre due cucchiaini,
di quell’inconfondibile nero elisir
un sapore che è rimasto in me.
Memoria di un tempo sempre presente
penetrato nell’anima.
Sai, la nostra vecchia moka
borbotta ancora ogni mattina,
anch’io aggiungo una lacrima di spirito…
Certo, non è atomica come la grappa della zia,
ma il profumo la ricorda;
l’aroma di un tempo, si spande per l’aria
Ed io a pieni polmoni,
respiro Te.
Giordano
