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VARESE, LA CITTA’ CHE VIVE DI BASKET

Ci sono città che vivono di basket, che respirano di pallacanestro, che raccontano i successi di qualche anno fa al bancone del bar e tramandano di padre in figlio il piacere di andare al palazzetto per seguire la squadra, in casa e magari anche in trasferta.

A Varese, la città ha da sempre un legame speciale con il basket, più ancora che con il calcio oggi alle prese con la ripartenza dal dilettantismo e con una sfiorata promozione in serie A ormai risalente ad una decina di anni fa che non ha cambiato gli equilibri in gioco. Chi abita e vive a Varese, tifa Pallacanestro Varese, oggi Openjobmetis Varese, un tempo Ignis Varese, inserita dalla Federazione Italiana Pallacanestro nella Italia Basket Hall of Fame, prima formazione di club a farne parte.

Si potrebbe partire dai successi per raccontare la storia relativamente recente di Varese. Per numero di vittorie conseguite a livello nazionale, con 10 scudetti, e internazionale, con 5 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe e 3 Coppe Intercontinentali, la società è tra le compagini più prestigiose della pallacanestro continentale oltreché la squadra italiana più titolata a livello internazionale. Ma la forza di questa città è nel rapporto speciale che ha sempre avuto con la sua squadra.

In questa stagione, il mitico Palasport Lino Oldrini ha praticamente sempre fatto registrare il sold out con i 5.100 posti a sedere esauriti con ampia partecipazione di famiglie e bambini.

Uno spettacolo autentico. Sabato sera, in occasione della sfida casalinga contro Pesaro (altra città che vive a pane, pallacanestro e ricordi di giocatori del secolo scorso che sono divenuti leggendari), lo spettacolo era autentico e il calore delle tribune (ravvivato anche da una vittoria con 110 punti realizzati) tracimava sino al parquet dove oggi il roster conta di approdare alla fase finale di LBA dopo aver centrato le Final Eight di Coppa Italia, uscendo sconfitta proprio dalla sfida con Pesaro.

Corsi e ricorsi storici, ma l’entusiasmo non manca. Varese tiene altissima la bandiera di chi ha vinto sfide difficili, di chi dal 1945 ad oggi ha disputato 73 campionati in massima serie e solo 4 in A2, di chi ha avuto l’onore di vedere sul parquet atleti indimenticabili come Andrea e Dino Meneghin, Francesco Vescovi, Gianmarco Pozzecco, Bob Morse e via via discorrendo, ognuno col suo carico di ricordi che tifosi di diversa età custodiscono gelosamente. Oggi Varese, allenata dal coach statunitense Matt Brase, già assistente di Mike D’Antoni ai Rockets, ha ritrovato rinnovata stabilità grazie alla presidenza di Marco Vittorelli e all’ingresso in società di Luis Scola, oro olimpico nel 2004, una delle icone della pallacanestro mondiale.

Luis Scola: oro olimpico nel 2004, icona della pallacanestro mondiale

Averlo come amministratore delegato ha dato fiducia al pubblico sempre esigente di Varese e ha posto le basi per un rinnovato ciclo che vuole portare i biancorossi di nuovo a giocarsi lo scudetto, magari contro gli acerrimi rivali di Milano, e magari puntando a stravincere il derby contro i “nemici” di Cantù che nel mentre stanno cercando di risalire dalla A2. Ci sarebbero da citare altre storie, altre leggende, altri uomini che nell’ombra hanno lavorato e tuttora lavorano per portare (o riportare) Varese in alto, dove merita di stare. Uno per tutti merita una citazione: Michael Arcieri, attuale General Manager, un grandissimo passato in NBA e una straordinaria fame di togliersi sfizi memorabili all’ombra del Sacro Monte. A lui si deve la costruzione di questa squadra che sta entusiasmando e che è una delle migliori in termini di canestri realizzati nella nostra serie A. Varese vola, spinta da un pubblico magico e da una città che nel mondo è conosciuta per Ville, laghi e palla a spicchi. Non necessariamente in quest’ordine di importanza…

CREDITS FOTOGRAFICI

Ph. Alberto Ossola

INFO

https://www.pallacanestrovarese.it/

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