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UNA MANO SULLA SPALLA

Quando si nasce e si cresce nello stesso piccolo paese, i tuoi coetanei diventano un po’ come tuoi famigliari; questo è il caso mio, di mia cugina Rosa (figlia della sorella di mio padre), e di suo marito Vito. Tutti e tre nati nello stesso campo, nutriti dallo stesso terreno, maturati sotto lo stesso sole e sferzati dallo stesso vento di vita. Se poi si considera che mia cugina Rosa ha passato gran parte della sua infanzia nel nostro cascinale aiutandoci sempre quando era il periodo della vendemmia, della raccolta delle noci e in tutti quei lavori che il cascinale di un tempo richiedeva, ci si rende conto di quanto lei sia entrata a far parte della nostra famiglia (come del resto i suoi fratelli e sorelle); sono quelle persone che porti sempre nel cuore perché assieme a loro hai iniziato il tuo percorso di vita.

Il destino ha fatto si che fra Rosa ed il Vito sbocciasse un grandissimo amore che li ha fatti poi unire in matrimonio. Diciotto anni fa, dalla loro unione è nata la figlioletta Giulia, una bambina dalla bellezza incredibile, verso i 7 mesi di età, Giulia ha cominciato a manifestare dei problemi, francamente non so a cosa sia stato dovuto, non ho mai avuto il coraggio di chiederlo apertamente ai suoi genitori; sta di fatto che Giulia è entrata a far parte di un mondo tutto suo, non so nemmeno se ci veda o ci senta, il suo viso è di una tale bellezza che se dovessi dare il volto ad un Angelo, darei il suo; un Angelo senza ali che ha bisogno di essere assistito in tutto e per tutto.

Si può immaginare il trauma dei genitori che hanno assistito alla trasformazione della loro figlioletta, devo dire però che dopo un iniziale smarrimento, si sono adattati alle esigenze della loro creatura; quando io e mia moglie andiamo a fargli visita, troviamo sempre un clima famigliare ed un’atmosfera stupenda, si respira amore a pieni polmoni in quella casa, sia tra il Vito e sua moglie Rosa, sia nei riguardi della loro figlioletta che adorano in modo sviscerale.

Probabilmente è anche per questo che Giulia ha sempre un aspetto sereno e spesso sorride; tra l’altro il Vito è dotato di un’umorismo tipo inglese, ha sempre la battuta pronta, mai volgare, è veramente simpatico oltre che altruista, essendo donatore di sangue da una vita e grande sostenitore dell’AVIS.
Una famiglia questa, che io e mia moglie abbiamo sempre stimato ed ammirato moltissimo.

Esattamente una settimana fa, è accaduto un fatto che ha sconvolto l’intera Comunità Fiessese, tremo solo a scriverlo e ancora non riesco a capacitarmene: mentre Vito era tranquillamente in bagno che si stava tagliando la barba, è stato stroncato da un’infarto, nel giro di un minuto è volato in cielo, lui che non fumava, non beveva e conduceva uno stile di vita irreprensibile proprio perché voleva rimanere accanto alle adorate Rosa e Giulia ancora per un secolo; la falce della morte non ha avuto nessuna pietà nel tagliare questa stupenda pianta di vitale importanza per il giardino della propria famiglia.
Mia cugina, nonostante sia stata colpita da un dolore così immane, ha dimostrato una forza ed una dignità sorprendenti, sia nei giorni di veglia che durante le esequie funebri a cui ha partecipato tutto il paese e non solo; anche se nessuno potrà mai colmare il vuoto che il nostro caro Vito ha lasciato.

Tutti ci siamo chiesti: ma questa famiglia non era già stata messa a durissima prova nel doversi occupare della loro figlioletta che ha bisogno di attenzioni venticinque ore al giorno? Sono domande queste a cui nessuno può dare risposta, almeno su questa terra; mi auguro che Dio nostro Padre, visto che ha richiamato a sé così presto il caro Vito, riempia di forza e coraggio Rosa, e sostenga sempre in ogni momento lei e la sua creatura.


Ho riflettuto molto prima di mettere su carta questo mio scritto, perché quando si trattano argomenti così delicati, si rischia sempre di urtare la sensibilità di alcune persone, lungi da me il voler offendere qualcuno, se mi sono deciso a scrivere questo mio semplice ed umile pensiero è stato grazie al Vito, in particolare, un episodio è stato fondamentale: cinque anni fa, mentre stavano chiudendo la bara di mio padre, sono stato colto da un senso di disperazione, mi sono messo dietro un pilastro della casa a piangere, il Vito mi ha visto, si è avvicinato e mi ha messo una mano sulla spalla, un gesto di affetto e di grande sensibilità che io non dimenticherò mai; ecco, questa volta, la mano sulla spalla, ho voluto mettergliela io.

Giordano

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