C’era una volta un Re…
Non cominciano così ancora oggi le favole?
Questa non è una favola.
E’ una storia vera e se avete la voglia e la pazienza di seguirmi ve la racconto. Giulio, un bell’uomo sulla quarantina sposato felicemente con Rossana da una quindicina d’anni, da qualche tempo covava in segreto un desiderio imperioso di vivere un’avventura amorosa diversa da quella che viveva con la moglie con la quale la passione era decisamente in declino.
Da sottolineare che la famosa crisi del settimo, se mai c’era stata, era passata da un pezzo. Il colpo di grazia, se così si può dire, gliela dato una pagina di storia scritta dai protagonisti della corte di Francia agli inizi del 1600 quando regnava Luigi XIII, Re alquanto libertino e molto premuroso con le sue cortigiane nonostante fosse solennemente sposato con la regina Anna d’Austria. Tanto che il famoso Cardinale Richelieu, più uomo politico che religioso, redarguiva spesso il sovrano per il cattivo esempio che dava ai suoi sudditi.
Il Re era solito giustificare le scappatelle sostenendo che l’uomo per natura è bigamo e che a mangiare sempre la stessa minestra……
Furbo com’era il Re, sapeva anche che il cardinale aveva un debole per la selvaggina, in particolar modo per le pernici allo spiedo. E per mettere anche lui alla prova lo invitò più volte ai pranzi di corte così abbondanti da fare invidia a Gargantua. Finchè un giorno Richelieu fece notare al Re che i pranzi erano di suo gradimento, però sempre quelle pernici allo spiedo, sempre pernici…
Ma tu guarda le combinazioni! Arriva inaspettato un invito a partecipare alla festa per le nozze di un nipote e subito pensò Giulio: “è l’occasione buona per realizzare il mio sogno”. Ricordava che da queste parti c’è un proverbio che dice testualmente: “A spuse al se ne fa e’l se ne desfa!” Evviva! E neanche a farlo apposta su una rivista ha trovato che anche le stelle erano d’accordo perché l’Oroscopo così sentenziava per i nati della terza decade di settembre: “Incontrerete una Sagittario che cambierà la vostra vita sentimentale da così a così”. Giulio non aveva mai creduto all’astrologia ma questa volta…
E’ primavera trionfante! Sabato mattina parte tutto in ghingheri per questa festa nuziale. Rossa deve rinunciare per accudire la bambina di pochi mesi. Altro evento favorevole! Tutto congiura. Evviva!
Giulio è deciso. S’è messo anche qualche goccia di profumo e si sente più giovane, più leggero, più gioia di vivere! Pensa a quanti nelle sue condizioni collezionano storie d’amore e flirt senza tanti scrupoli. Specialmente osservando la vita dei personaggi della tv e perché no: anche persone di sua conoscenza più o meno giovani, più o meno ricche, più o meno bigotte. “E mè soi forse ol cagnì del Cènta?!” Sentiva già palpitare vaghe illusioni nuove.
Ha cercato di respingere tutti i ricordi degli ultimi vent’anni per avere il campo completamente sgombro da sentimentalismi. E sembrava esserci riuscito. Cancellato tutto il passato: la prima notte di nozze, Napoli, Capo di Monte, Sorrento, Pompei, la TransVesuviana, Capri, Anacapri e la grotta Azzurra, Santa Lucia, Posillipo e tutta la luna di miele. Ora è un bel mattino di primavera. C’è un sole splendente, Giulio si sente sano, giovane, fresco, come a 20 anni, felice e addirittura cacciatore. Giustificava questa sua decisione anche per non dover poi dar ragione alla famosa teoria del “dighel” quando cioè le lancette del suo orologio biologico saranno inesorabilmente ferme sulle sei e mezza.
(E qui niente evviva!)
E veniamo al dunque. Sposalizio, il solito sì impegnativo, le solite felicitazioni, baci, abbracci, auguri, pranzo da pancia mia fatti capanna.
Il ristorante ha annesso sala da ballo e si dà inizio alle danze… e alla caccia…
Il primo tango è “Caminito”. E’ bastato! Una decina di note. Niente di più. Un vecchio motivo, la canzone di Rossana! Su! Coraggio Giulio! Non perderti per così poco. Perché ti sei fermato? Ridi, ma cosa è successo? Un vuoto tremendo ti si è formato dentro il petto ed ha già scavato una voragine! Per qualche giorno l’amore, questa strana condanna, aveva finto di dormire lasciando che Giulio s’illudesse. Ora qualche nota è stata sufficiente a scatenarlo. (“Caminito” sentiero che un giorno ci hai visti passare così cuore a cuore…”). E con le note della canzone gli tornava prepotente il ricordo di una lontana domenica di primavera “su quel sentiero” nella pineta dove scoccò anche il primo bacio con Rossana: fresca come una rosella e maggio.
Il primo bacio: quell’apostrofo rosa posto tra due parole piccolissime. Quel ricordo non si cancella perché ha scavato un solco profondo ancora oggi colmo d’amore e di speranza. E come da due bracieri ardenti, Giulio sentiva alla pari identico fuoco straziante della vita. Con gli occhi lucidi Giulio è tornato fra gli invitati che ancora indugiavano sulla torta nuziale. E senza un perché voleva spegnere il rimorso per le sue intenzioni un po’ contrarie al “finchè morte non ci separi”. Ed ha continuato a bere ad ogni cin cin beneaugurati per i novelli sposi. Ed era così diventato alticcio e un po’ malfermo sulle gambe. Poi arrivò una coppa di gelato buonissima che Giulio condì con mezzo bicchiere di cognac, e la frittata era fatta. Gli girava tutto il mondo intorno e come si fa ora a tornare a casa? E chi guida? Lo aiutò l’amico Luigi che, vista la situazione, lo accompagnò. Nella sua camera da letto si guardò allo specchio e constatò che dimostrava molti anni di più di quelli che aveva. “Ma quello non sono io! Dev’essere mio nonno che è tornato dall’eternità per rimproverarmi! Sì, è proprio lui”. Ricordo la fotografia sulla piccola stele di marmo nel campo comune del vecchio cimitero, con le parole del ricordo un po’ nascoste dall’erba e cancellate a metà dalla pioggia. Una data: 1899. “Perché sei tornato nonno? Ti sei stancato del Paradiso? Dev’essere una noia passare tutta la vita tra le stelle con gli angeli che ti suonano le trombe dalla mattina alla sera e i serafini che ti volano intorno. Poi sempre davanti le stesse vergini, gli stessi santi. La pace eterna dev’essere molto bella, ma se dura migliaia di secoli finisce per stufare o no? E a me come mi trovi? Bene?”
Infatti c’è sempre qualcuno che mi dice:”Ma tu non invecchi mai? Quanto tempo hai intenzione ancora di vivere? Caro nonno, non credere che la gente sia buona e sincera come ai tempi tuoi. Adesso c’è chi pensa solo a tradire… “Ma dove vai, imbecille? E visto che mi hai tirato in ballo e ti sei ridotto ad uno straccio per questioni di femmine, ti confesserò che il mio ideale di donna era quello dell’”acqua cheta”, riservata, acqua e sapone, difficile da capire, poco ambiziosa, sincera, riflessiva, capace di intervenire al momento giusto. Mai nuda, ma pronta a spogliarsi. Una bottiglia di spumante dal tappo esplosivo. E ricorda che le donne sono fatte per essere amate, non per essere capite: e tu hai già tutto!” D’accordo, nonno, non dar retta a quel che dico.
Forse sono ubriaco, sì! Sono ubriaco dalla testa ai piedi. Ed io… ed io… Ma dove vai?! E Giulio si buttò sul letto così vestito senza neanche togliersi le scarpe. Tardo mattino. Un cerchione alla testa e sul comodino una grande tazza di acqua fresca e limone. Grazie Rossana! Ci voleva! Ma come hai fatto a…
La bufera è passata. Ripresa la navigazione col vento a favore ed il mare tranquillo verso sicuri porti dalle grandi calme.
Giuseppe Paganessi