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UN NODO, SI STRINGE E MUOIO…

Alla fine ho preso il cuore e l’ho portato a guardare il sole tramontare. L’ho portato sulla neve, alla fine. Solo io e lui, in mezzo a tutto quel bianco. Sono arrivata in ritardo [come al mio solito], quindi il cielo era già rosa, un po’ azzurro, arancione. Va beh, comunque l’ho portato lì perchè aveva bisogno di stare un po’ al freddo [per una ragione plausibile], perchè ultimamente si scalda fin troppo facilmente e alla fine resta solo [polvere]. Chè il mio problema è di avere l’innamoramento facile, ma poco duraturo. Volevo prendermi un po’ di tempo per me [noi]. Ho pensato -stupidamente- che la neve fosse un po’ il tuo [tuo e non solo tuo, infondo -vostro] modo di star(ci) vicini. Sì, è che ho pensato che la neve scende dall’alto, perciò ho voluto starci seduta in mezzo, per stare seduta (un po’ più) vicino a te [voi]. Solo che alla fine i sentimenti, l’amore, la chimica hanno preso il sopravvento [come sempre] e ho ritrovato quella confusione che mi rimbalza nella testa ultimamente [da diciannove anni a questa parte-più o meno]. Li ho ritrovatì lì appoggiati sulla neve, come quei due sacchetti rosa e quella bottiglia di vino. Ho sorriso [un po’] ma poi ho sentito il gelo passarmi attraverso i vestiti fino ad entrare dentro le ossa -forse anche nel sangue- e allora non ho sorriso più. Non capisco come si possa pensare che il destino ci comandi. Dannazione, sono io che comando, non può essere lui. Non può. Eppure… Basta una canzone, un luogo impensabile, una giornata come questa per farmi credere tutto il contrario. Le coincidenze non esistono, non esistono [io lo so]. E’ il destino che è capriccioso. E’ il destino che ci prende in giro, che ha voglia di divertirsi -un po’ come te. Ma io mi sono stancata [stancata!] di tutto questo tira-e-molla-lasciami-prendimi-amami-non posso – ti prego-no-basta-lasciamo stare – ti prego – addio- sono innamorata di te-non lo capisci?-ah no, mi ero solo [sbagliata]. Ho bisogno di uno psicologo -uno bravo. Che dovresti sparire ora -per sempre. Ma poi ti verrei a cercare -dovunque. Chè non si può [non si può] continuare così. Devo prendere una gomma e cancellare tutti gli eccessi di [non] amore. Devo prepararmi al peggio. Devo smetterla di ripetere sempre gli stessi errori. Di pensare che tutto sia [innocente] [ingenuo] [puro] [un gioco]. Chè i sentimenti sono come quella bufera di neve e se ti ci ritrovi in mezzo non ti [ritrovi] più. Come il mare in tempesta. Oceanomare. Devi trovare qualcuno [qualcosa] a cui aggrapparti ma chi c’è? Chi c’è che prenderebbe questo [mio] cuore tra le mani e lo scongelerebbe? Nessuno ha dei guanti tanto [caldi] per poterlo fare -nessuno [quasi nessuno, sì]. Nessuno vorrebbe prendersi la [responsabilità], nessuno ci perderebbe tutto il suo tempo, nessuno avrebbe voglia di farsi male [per me] [con me]. E’ tutto un -oddio, la vita fa schifo-quaggiù. E lì com’è invece? C’è la neve lassù? Forse dovrei portarti una coperta, starai congelando sotto quella lastra di marmo, no? Oggi pensavo a quante cose [importanti] ho perso per strada. Migliori amici, fotografie, pennarelli, chiavi di casa, quaderni, cd, libri, persone che amo. E non m’era mai successo di pensare che fosse per causa mia. Ho sempre pensato fosse colpa del tempo, del disordine, della [vita]. Invece no, adesso mi rendo contro che è solo colpa mia. Sì [stavolta] dico stavolta è e sarà solo colpa [mia]. Della mia testa, del mio cuore, dei miei occhi, delle mie mani, delle mie labbra, dei miei capelli [rossi]. Mia. “Questo è il libro di quelli che non dovrebbero soffrire per una separazione [che hanno provocato loro stessi] e che soffrono comunque, di un dolore reso ancora più irreparabile della consapevolezza di esserne gli unici responsabili. Perchè l’amore non è solo soffrire o far soffrire. Può essere anche entrambe le cose” [Tratto dal libro “L’amore dura tre anni”, F. Beigbeder]

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