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ULTIMI GIORNI

Interi settori di quel pianeta apparivano ora sugli enormi schermi; lo spettacolo era straziante, intere montagne andavano sgretolandosi e frantumandosi, fiumi, mari e oceani esondavano e le loro colonne d’acqua impazzita portavano con sé intere città, intere regioni con la loro gente, la loro storia, i loro sogni. Un intero pianeta del quale erano visibili altissime colonne di fumo nero e compatto che s’innalzavano un po’ ovunque dalla superficie, ora difficilmente visibile dove persino il sole penetrava faticosamente la coltre di vapori e di esalazioni tossiche giallastre che lentamente andavano ammantando quel pianeta del quarto settore. Un pianeta in agonia, giunto ai suoi ultimi respiri alla fine della sua lunga storia.


Appariva come un paziente agonizzante, verso il quale i suoi lontani osservatori non potevano far altro che assistere impotenti e sgomenti alla sua distruzione. Ora anche i loro potenti punti d’osservazione di un’altissima tecnologia aliena, situati sulle cime di catene montuose di cristallo rosa, alte settemila metri e attraversate di venature rosso -grigiastre di metalli sconosciuti, andavano lentamente oscurandosi.


Erano le ultime immagini che giungevano ai loro osservatori. Di lì a poco tutto sarebbe finito; era il rapporto finale su quel pianeta morente del Quarto sistema solare chiamato Terra.
Di quel quadrante sarebbe sopravvissuta, una vecchia stella ardente il cui compito di portare luce sarebbe venuto meno e insieme a lei la luna, satellite solitario nel buio dello spazio, ispiratrice per secoli, millenni, milioni di ere di scrittori, poeti , pittori, coppie di amanti e cuori erranti nella tempesta.

“Scritto nella profonda speranza che mai possa accadere e che il sole continui a baciarci ma anche nel timore che di questi tempi poche menti decidano di scrivere, anzi di cancellare la nostra storia per sempre”.
Enrico Savoldi

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