Venerdì 29 Luglio, ore 6.30, carico lo zaino in spalla, chiudo la porta di casa e scendo in strada ad aspettare i miei compagni di viaggio. Finalmente, era ora…. Non ne potevo quasi più di questa attesa. Questi ultimi giorni sono stati carichi di pensieri e preoccupazioni. E’ la prima volta che affronto un trekking itinerante e la paura di dimenticare qualcosa di indispensabile, di caricare troppo lo zaino e tutte le incognite di una esperienza nuova, non da ultima anche quelle del mio primo volo in aereo, sono diventate in certi momenti stressanti. Quando arrivano e ci salutiamo si crea subito un clima di euforia, quella giusta, quella che serve per mascherare quel po’ di tensione, non dichiarata, ma che tutti e tre abbiamo.
Naturalmente arriviamo in aeroporto con un po’ di ritardo, il solito quotidiano incidente in autostrada, il saluto di un paese caotico e stressato che ci apprestiamo a lasciare per qualche giorno. Lì incontriamo il nostro accompagnatore, la sua ragazza, e gli altri due componenti del gruppo. Presentazioni di rito, qualche battuta, nel tentativo di intuire qualcosa della loro personalità e farmi un’idea di chi avrò vicino nei prossimi giorni. Sbrigate le formalità d’imbarco, eccomi sull’aereo, pronto per il mio primo decollo. Tutto va bene, come mi aspettavo, ma non nascondo una certa emozione nel vedere il mondo dall’alto… davvero bello stare quassù!
Rapido scalo ad Helsinki, cambio d’aereo e via per Kuusamo, ormai mi sento già un veterano del volo. Sotto di noi si intravede il panorama finlandese, fatto di innumerevoli laghi e fitte foreste che si perdono a vista d’occhio.
Atterriamo sotto una leggera pioggia, l’aeroporto è piccolo ma gradevole, circondato da foreste. Ma al momento del ritiro bagagli, quella che poco prima era stata una battuta scherzosa tra di noi si avvera: il bagaglio di Andrea, la nostra guida e Antonino non arrivano.
Cerchiamo di avere spiegazioni, ma nulla da fare, nessuno è in grado di dirci dove siano i bagagli smarriti. Kuusamo dà l’idea di essere una di quelle cittadine di frontiera, ultimo avamposto prima della natura selvaggia. Passeggiamo per le sue vie nel tentativo di stemperare un po’ la tensione per l’inconveniente e prendere una decisione sul da farsi. Rimandiamo al pomeriggio di domani la partenza del trekking, nella speranza che il bagaglio arrivi ma niente da fare. Ci si arrangia allora, si riacquista il necessario e si parte.
Arriviamo a Ruka col taxi a pomeriggio già inoltrato, bisogna recuperare il tempo perso.
Zaino in spalla…. Zaino?! E’ un macigno… la tenda che ho aggiunto lo rende davvero pesante, stimo che saranno almeno 16 kg.
La partenza del Sentiero dell’Orso non è delle più agevoli, ripidi strappi e il peso mettono a dura prova le mie pur allenate gambe.
In breve ci lasciamo alle spalle la civiltà, e ci immergiamo in una foresta fitta, ricca di profumi e colori. Le alture che raggiungiamo offrono un panorama fantastico, foreste verdi macchiate di laghetti multiformi in cui si specchia l’azzurro del cielo. E’ quello che mi aspettavo… panorami, verde e il solo rumore del vento tra le cime degli alberi. In questi momenti di contemplazione dimentico la fatica di un sentiero che in questo primo tratto, con i suoi saliscendi è davvero faticoso. A circa metà strada dei 15 km che dobbiamo percorrere oggi il primo incontro inaspettato: una renna col cucciolo che passeggiano tranquillamente sull’unico tratto asfaltato di strada che incroceremo lungo tutto il tragitto.
Purtroppo non si può perdere altro tempo e si deve proseguire. Ma di renne ne incontreremo ancora oggi, nel fitto bosco impegnate a mangiare. Si stringono i tempi per arrivare il prima possibile a Porontimajoki, nostra prima tappa.
Il problema non è di certo il buio, che qui non arriva mai, ma la speranza di trovare posto nella capanna e non dover essere così costretti a montare le tende.
Il conteggio dei km mancanti procede lento, tanto da farci dubitare della loro esattezza.
L’ultimo tratto attraversa una zona paludosa dove le zanzare, che ci terranno compagnia per tutto il trek, fanno di noi un allegro festino.
Finalmente ci siamo, siamo al capanno. Per fortuna c’è posto quasi per tutti.
Solo Andrea sarà costretto a montare la tenda. Mettiamo l’acqua sul fuoco per una pasta e facciamo arrostire qualche wurstel, una cena spartana, ma agonista da tutti, tranne il sottoscritto, che in preda ad un forte mal di testa, preferisce un saggio digiuno. Sono ormai le 23.00, è calata la notte, che qui è solo una accentuata penombra e in breve siamo tutti nel sacco a pelo a riposare.
Il sole sorge presto, il riposo mi ha fatto bene, mi sento in forma e soprattutto ho fame, segno che sono di nuovo ok.
Fatta la colazione e riassettato il pentolame siamo pronti a partire per la tappa più lunga, quella che ci porterà a Jussinkamppa, dopo 24 km. Lo zaino si fa subito sentire, ma pazienza… oggi è pianeggiante, attraversa piccole paludi, alcuni tratti di foresta disboscata, ed altri non troppo fitti. Improvvisamente però il paesaggio cambia, scendiamo nei pressi costeggiandolo, e tutto diventa più selvaggio. Sotto di noi il fiume scorre impetuoso formando delle rapide ed una grossa cascata che ci fermiamo ad ammirare da una baita affacciata su un’ansa del fiume.
E’ davvero tutto meraviglioso.
Andiamo avanti, attraversiamo su ponti sospesi alcuni pacifici corsi d’acqua.
Tutto è molto intenso, dai colori, ai profumi della terra, dell’acqua e degli alberi.
Raggiungiamo un’altra baita dove ci fermiamo e mangiamo qualcosa e ci facciamo scaldare l’immancabile caffè. Nelle foresta può mancare di tutto ma non questo.
Alla ripresa il cammino dopo qualche saliscendi, segue fedelmente l’argine del fiume.
Sono paesaggi e ambienti che mi ricordano molto quelli visti in film famosi d’avventura.
Ora si procede lenti, Antonino è un po’ in difficoltà, ma stringe i denti e pur con qualche patema d’animo siamo alla meta odierna. Sembra una cartolina! La baita ci accoglie sulla riva di un lago nel quale si specchia il sole in procinto di tramontare. Sfidando tenacemente le zanzare, lo ammiriamo nella sua lenta discesa, col suo rosso sempre più intenso.
Tutto intorno è veramente pace! La terza tappa è breve, solo 9 km, visto che tutti siamo in ottima forma decidiamo di allungarla e di arrivare sino al campeggio del centro visitatori dell’Oulanka National Park.
Lì potremo farci una doccia e concederci un pasto degno di tal nome. Oggi il tempo non ci è favorevole, piove a tratti, ma questo non ci impedisce di assaporare l’atmosfera e i profumi che la foresta offre sotto la pioggia. Il cammino alterna saliscendi interni a tratti lungo il fiume, con ponti, passerelle, rapide e piccole cascate. Al campeggio ci riassettiamo, ma per la cena siamo costretti a ricorrere ad un taxi che ci conduce ad un ristorante tipico sperduto nella foresta.
Lì finalmente abbiamo l’opportunità di assaggiare la tanto agonista carne di renna.
La giornata successiva è splendida, la forma ottima, lo zaino è entrato a far parte di noi e quasi non lo sentiamo più. Si procede spediti, ma non mancano le opportunità per fermarsi ad ammirare angoli e scorci sempre diversi.
Le macchine fotografiche fumano…
Poco dopo mezzogiorno siamo a Taivalkongas, nostro punto di arrivo per oggi. Decidiamo di mangiare, e privi degli zaini di raggiungere l’Oulanka Canyon distante circa 4 km. Senza nulla sulle spalle voliamo, attraversiamo un arco in legno che segna il confine geografico della Lapponia ed in breve siamo seduti sul bordo di questa profonda gola scavata dal fiume.
Il paesaggio è stupendo, foresta a perdita d’occhio, interrotta da questa profonda forra dai fianchi verticali sul fondo della quale scorre rapido il fiume. E poi solo il rumore del vento e dell’acqua. La città, il traffico, la quotidianità del lavoro sono lontani, quasi solo ricordi sbiaditi.
Torniamo alla baita per prepararci a quella che sarà l’ultima nostra notte nella foresta.
Ceniamo con quel poco che ci è rimasto, un piatto di minestrone, un wurstel a testa un po’ di frutta secca. Ma nessuno si lamenta, l’essere qui ripaga di ogni ristrettezza.
Un’ultima chiacchierata intorno al fuoco… non viene neanche voglia di andare a dormire.
Il giorno dopo si parte con un pensiero in più, quello che si sta per tornare alla vita di sempre. Ci godiamo questo ultimo tratto di foresta e all’arrivo sulla strada ci complimentiamo l’un l’altro, ma c’è un velo di tristezza in ognuno di noi. Come tutte le cose, belle o brutte che siano, prima o poi finiscono. Mentre attendiamo il taxi che ci riporterà a Kuusamo, penso che ricorderò a lungo questa vacanza. Stare questi giorni nella foresta, lontano dal caos, dal rumore, dallo stress del lavoro ha consentito al mio naso di tornare a sentire gli odori, alle mie orecchie di ascoltare il rumore del vento ai miei occhi di vedere l’orizzonte…. al mio cuore di sentire emozioni.
La fatica del cammino mi ha consentito di tornare a sentire il mio corpo. Esperienze di questo tipo aiutano a ricordarci chi siamo, a non dimenticare da dove veniamo e a capire dove vogliamo andare. Tutte cose che troppo spesso la vita di tutti i giorni ci nasconde. Tutto il resto della vacanza, prosegue poi come da copione. Andrea e Antonimo ritrovano il buonumore pieno al ritiro dei bagagli smarriti. La visita ad Helsinki un ritorno meno traumatico nella caotica pianura padana.
Un grazie a tutti gli amici, vecchi e nuovi per aver condiviso con me questa stupenda esperienza.
Daniele
Per quanto mi riguarda, sono io che ringrazio te: Eravamo all’Isola d’Elba in quel ormai lontano Giugno 2004 e già ti proposi questo trekking. L’entusiasmo ci aveva già investito allora.
Anche se, ti devo confessare, che mi sembrava più mio che tuo e di Manolo. Il chiodo fisso mi è rimasto per tutto questo tempo e quando arrivò il momento di prenotare mi rese felice il fatto che tu, amico di tante avventure (non solo di trekking), ci saresti stato. Hai creduto in me, in questa vacanza fuori dalle righe, per tutto il tempo.
E’ un’emozione che non dimenticherò facilmente. Ed ora, hai descritto alla perfezione ogni singola emozione vissuta e credimi, non solo da te. Mi sembra quasi scritto a quattro mani quest’articolo!!! Sono io che ringrazio te, perché mi sei stato vicino in quest’avventura che mi ha aiutato a scoprire la mia vera dimensione naturale: camminare nella Natura, che essa sia una vetta Orobica, un rifugio Dolomitico o una foresta Lappone! Si sono aperte porte nuove, che mai avrei immaginato e questo è stato solo l’inizio per me! E anche per te sicuramente è lo stesso! La condivisione è una splendida forma d’amore verso il prossimo, e questa ne è la prova.
Giglio