Rimani sempre aggiornato! - Scarica l'App di New Entry!

TI AMO

Ho cominciato ad appassionarmi alla lettura all’età  di 9 anni, quando per una grave malattia ho dovuto trascorrere un lungo periodo (cinque mesi) in ospedale. Un mio piccolo compagno di letto era abbonato a Topolino, mi prestava i suoi fumetti e da lì è iniziata la mia passione proseguita poi per tutti i tipi di libri riguardanti le più svariate tematiche.

Da quest’anno ho iniziato a partecipare ai cosiddetti incontri culturali, solitamente svolti in biblioteche o scuole di musica o comunque luoghi messi a disposizione dal comune per pubblici eventi.

Questi incontri (solitamente organizzati dagli editori),  mi entusiasmano in modo particolare perché danno la possibilità di conoscere personalmente gli autori dei libri presentati; la loro vita, in quale ambito, periodo, atmosfera il libro è stato scritto.

L’incontro con queste persone mi ha molto umanamente arricchito; in particolar modo una chiacchierata fatta ultimamente con una autrice mi ha fatto pensare e riflettere moltissimo. Intanto mi ha colpito la sua “particolare” vita privata; in vent’anni ha cambiato un decina di mestieri, per sua personale scelta (in questo modo ho avuto la possibilità di conoscere più persone e provare svariate strade, così mi ha detto), fino a conseguire una laurea in psicologia presso l’Università di Parma.

Il suo libro (un’opera prima), è diviso in più capitoli, quello che maggiormente mi ha colpito, parla di una donna apparentemente felice, sposata e madre di una bambina di 8 anni; una mattina dopo aver accompagnato la figlioletta a scuola, si stava recando nel suo posto di lavoro (capoufficio in una multinazionale), essendo in ritardo di 5 minuti, correva oltre la soglia di sicurezza. Poco prima di arrivare sul ponte che attraversa il Po (in tutto il libro il grande fiume è molto nominato d’altronde la scrittrice è originaria di quelle zone), superò in modo azzardato un’auto evitando un frontale con una vettura che procedeva in senso contrario senza però evitarte il guardrail volando letteralmente giù dal ponte.

In quel breve istante mentre era per aria, rivide in un flash il quadro della sua “insignificante” vita; l’impatto con il greto del fiume, se pur violento, non le fu fatale, fortuna volle che il grande corso d’acqua stava attraversando un periodo di grande secca, perciò l’auto non fu ricoperta completamente dall’acqua. Il mezzo girato sul fianco sinistro, conservava in alto una vitale bolla d’aria, ma quando la donna cercò di raggiungerla, si rese conto che era bloccata con la vera incastrata nel gancio d’apertura della portiera. In quel momento pensò ha quanto era inciso sulla fede nuziale: TI AMO, ma non nell’abituale significato: ti voglio bene ma ti aggancio, ti blocco e ti tengo ancorata a me come un’esca sull’amo. Piano piano con le sue ultime forze riuscì a sfilarsi l’anello ed a raggiungere la bolla d’aria, salvandosi la vita. Trasportata all’ospedale con lesioni non gravi, la sua mente cominciò a focalizzare l’attenzione solo esclusivamente sulle parole TI AMO. Come un tarlo che le penetrava il cervello, non riusciva a pensare ad altro.

Mentre era assorta da questi complessi pensieri, la porta della sua camera d’ospedale si aprì di colpo; era suo marito che appena vide la moglie urlò: “Ti  Amo” –  in tutta risposta la donna con voce decisa: ”Ti Amo un cazzo !!!”-  L’uomo allibito non riusciva a comprendere, ed in tutta risposta la moglie mostrò soltanto la mano sinistra libera dall’anello. Una volta ritornata a casa, la vita di coppia fu stravolta da questo avvenimento, la donna cominciò a riflettere sui dieci anni di matrimonio apparentemente felici ma sempre uguali, passati ad accondiscendere l’altro, senza pensare ai propri interessi, e mattone dopo mattone, il tetto coniugale crollò.

Ho voluto riportare questo breve episodio perché personalmente mi ha fatto molto pensare: quante volte le parole Ti Amo vengono usate per creare recinti, barricate in cui tenere le persone sotto un determinato controllo; mentre invece dovrebbe essere esattamente l’opposto.

Amare come sinonimo di libertà, fiducia, stima, è innalzare l’altro oltre i nostri egoismi, e non riversare in lui le nostre paure o ansie.
Quando io e mia moglie ci siamo conosciuti (32 anni fa), entrambi eravamo stati segnati sentimentalmente da importanti storie, io e lei non ci siamo mai detti: “Ti Amo”; –  ti voglio bene sì, quello spesso; forse nel nostro subconscio sentivavamo l’enorme peso che queste parole hanno, o forse ne avevamo intuito senza saperlo, il loro doppio senso. Comunque sia, prima di dire ad una persona TI AMO, è bene riflettere moltissimo. Meditate gente, meditate !!
Giordano

Condividi