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Terza margheritina nella vita di coppia

E’ la più importante. Di solito si dice ai fidanzati “basta volersi bene” sottinteso che se vi volete bene vi andrà tutto bene. E’ anche vero ma non è del tutto vero. Tutte le coppie partono volendosi bene, se no non vi sposereste. Purtroppo molte però si fermano per strada, vuol dire che volersi bene non è abbastanza ci vuole qualche cosa di più, questo qualche cosa di più si chiama consapevolezza. Sapere sempre quello che ci succede man mano andiamo avanti con la nostra vita di coppia.
Se alle coppie in difficoltà che passano dal consultorio io chiedessi (non lo chiedo mai): “Come avete fatto ad arrivare fino a questo punto”, quale sarebbe la risposta? “Non lo sappiamo”. A un certo punto è venuta meno la consapevolezza di quello che stava succedendo. Il tema della consapevolezza è il più importante della vita. Vi faccio un esempio per capire il concetto. Se io sono una mamma freddolosa, metto una maglia in più anche ai miei figli, è la famosa maglia della mamma.
In questo modo faccio prendere una bronchite in più ai miei bambini, perché i bambini soffrono moltissimo il caldo. Hanno un metabolismo più attivo del nostro, sono sempre sudati vanno coperti un po’ di meno di noi. Ma io penso di essere una brava mamma perché copro bene i miei bambini. Il giorno che scopro che la maglia in più ai miei figli io gliela metto perché ho freddo io, è solo da quel momento che posso scegliere di continuare a mettere una maglia in più ai miei figli facendo prendere una bronchite in più oppure dirò a me stessa: “ma ho freddo io la maglia me la metterò io e lascerò in pace i miei figli”.
E’ solo nel momento in cui so, divento consapevole del perché sto facendo una cosa che divento libero di scegliere di continuare così o di cambiare strada. Anche il vostro matrimonio è felice quando è una scelta  libera, fatta nella libertà. Perché se una scelta è costretta come fa a essere felice?! Quindi una scelta è felice quando è libera. E quando è che una scelta è libera? Quando è consapevole. So esattamente perché faccio quella scelta qua.
Se adesso applichiamo il tema della consapevolezza alla scelta che state facendo, e se avessimo il tempo di chiedervi: “Perché sposi proprio lei o proprio lui?”. Più o meno le vostre risposte si assomiglierebbero tutte: “mi piace fisicamente, stiamo bene insieme, mi sento capita, condividiamo i valori il modo di vedere la vita e gli interessi, abbiamo dei progetti insieme da realizzare”… Se si chiede ad una coppia: “Perché vi sposate?” “Per fare una famiglia”. Risposta sbagliata. Noi non ci sposiamo per fare una famiglia, ci sposiamo per fare una coppia, perché se non c’è la coppia, non ci sarà mai neanche la famiglia, ci saranno dei figli, ma non la famiglia. Tanto è vero che quando una coppia si separa peggiora, quindi la famiglia è la conseguenza logica di una coppia che va bene. Allora noi ci sposiamo per fare una coppia. Fare una coppia significa: “io e te ci sposiamo e ci daremo una mano tutti i santi giorni della nostra vita”. La fregatura sta in quel “tutti” perché quando vi sposerete in chiesa direte proprio queste parole qui “Di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Non dite “giorno sì e giorno no”, non dite “alla fine della settimana”, non dite “quando non romperai le scatole”, non dite “quando mi amerai come lo voglio io”. No. “Tutti i giorni della mia vita” significa nessuno escluso. Allora io e te ci sposiamo per fare una coppia, cioè perché ci daremo una mano tutti i santi giorni della nostra vita a diventare un po’ più saggi. Questo è l’obiettivo. Per cui quando avremo 80 anni potremo dirci: “ne abbiamo passate tante insieme ma ci siamo aiutati e siamo diventati un po’ più saggi”. Se io mi sposo per essere felice sicuramente sarò infelice, perché se io mi sposo per essere felice sto dicendo a te: “guarda bello io ti sposo perché tu ‘devi’ rendere felice me”. Uno ha il dovere di rendere felice: è una cosa pazzesca. Metto sulle spalle dell’altro un fardello pazzesco, come si fa a rendere felice una persona? Non solo. Ma do all’altro un potere che l’altro non ha, uno non ha il potere di rendermi felice se io non sono già felice di mio. Provate a dire ad una donna depressa “te la do io la mia voglia di vivere”: impossibile.
Mio marito potrà illuminare, arricchire, aumentare la mia felicità, ma non potrà mai avere il potere di rendere felice me, se io non sono già felice dentro.  Questa margheritina la troviamo nel Vangelo nella parabola delle vergini sagge e stolte. Noi diciamo: “saranno anche sagge queste vergini, ma che antipatiche! Non potevano darle un po’ di olio alle altre? No, no che non potevano, perché la saggezza non si può passare ad altri. E’ come se io volessi passare la mia esperienza ai miei figli, non è possibile. Infatti le vergini sagge  dicono alle altre: “andate anche voi a fare il cammino della saggezza, così non avete più bisogno di chiederlo a noi”. Allora se mi è chiaro, che l’obiettivo del nostro matrimonio, è la saggezza, nei miei 50 anni di matrimonio, non posso dire questa cosa mi piace e questa cosa  non mi piace. Non posso dire di mio marito questa cosa di te mi piace o questa cosa no la rifiuto. Come quando diciamo di Gesù Cristo: “Gesù Cristo e un bravissimo uomo, un uomo eccezionale, però poi quello che dice sulla sua divinità, non lo voglio”. O prendiamo in blocco la vita di Gesù Cristo o se no lo rifiutiamo in tutto.. Allora se mi è chiaro che il mio obiettivo è la saggezza, allora nei miei 50 anni di matrimonio, io posso accettare (fermo restando che io sia innamorata), i momenti di crisi, i momenti in cui lo strozzerei, i momenti in cui mi rompe le scatole, i momenti in cui non mi ama come vorrei, i momenti in cui i figli non crescono come desideriamo noi. Posso accettare tutte queste cose qui, perché so che in questi momenti io sto crescendo, sto diventando più saggia. E allora attraverso il cammino della saggezza sicuramente io arrivo a essere felice, perché le persone felici sono le persone sagge. Gli stolti non potranno mai essere felici.  In una di queste notti quando io penso alle mie cose facevo questa riflessione: “Com’è che nel Vangelo Gesù guarisce tutti i tipi di malattie fisiche e psichica e non c’è un miracolo sulla stoltezza?” eppure dice a tutti “stolti, stolti, stolti” ma non guarisce nessun stolto. Non c’è un miracolo sullo stolto. Perché? Perché Gesù per guarire si aspetta che la persona glielo chieda. Se uno non glielo chiede lui non lo fa perché è molto rispettoso. Uno stolto può chiedere di essere guarito? No perché non sarebbe più stolto, ecco perché non c’è un miracolo sulla stoltezza.
-continua 2^ parte –
Belotti

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