Mi piace questa fase della primavera: porta con sé tracce d’inverno, con rami ancora spogli, forti nella loro essenza, e accanto esplosioni colorate, timidi verdi, fronde rinnovate. Vita che nasce, vita che invecchia, vita che muore. Esco dalla chiesa dopo un funerale, e guardo tre generazioni che si salutano, si abbracciano, scambiano sorrisi e lacrime. Io appartengo alla generazione di mezzo.
Mi scorrono nella mente tanti ricordi, condivisi con alcune delle persone presenti, e con chi non c’è più. Quanta vita vissuta da quando ero la generazione più giovane.
Esco dalla chiesa e il cielo è azzurro, i colori risplendono. Cammino per strada e c’è tanta vita intorno a me. Tanta bellezza, tanto dolore. Sta tutto insieme.
Tentazione umana di fuggire la sofferenza, eppure nel dir di sì alla vita per quello che è – e non per quello che vorremmo che fosse – c’è la possibilità di trovare un equilibrio; e se il dolore non è un macigno, persino una qualche forma di benessere. E se è macigno, magari anche solo un attimo di sollievo, una pausa che fa riprendere fiato per affrontare la salita. Sorriso e tristezza vanno a braccetto.
Basta un attimo che la vita ti stravolge i piani, cambia l’ordine delle priorità e tu devi adeguarti in qualche modo se non vuoi rimanere schiacciato dalla sofferenza.
Importante quindi è ritrovare subito un equilibrio, come se fossimo su una barca dominata dalle onde… anche se purtroppo, non sempre siamo dei marinai ben preparati…
Gianluca Boffetti