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STEFANIA OLIVETTI

Vite s’intrecciano, in un preciso periodo storico della vita, inaspettato e volitivo fa sgorgare dal cuore ricordi a profusione.
Imbevuta di frescura la sera, frizzante l’aria, pungente, attraversa baveri alzati. Solitario il paesello; abbassate le serrande dei negozi, in questo tempo vestiti di rosso e di luci colorate.
Vibrante l’aria che si respira all’interno del piccolo teatro: volti d’imberbi curiosi inseguono le gesta di maghi dalle bacchette inamidate. A profusione sfilano volti, intreccio d’occhi, scambio d’emozioni.
Noi fra loro per una serata di condivisione con l’istituto Bonsignori, frequentato da Celeste.
Con noi Vittoria, dapprima inquieta per il tanto frastuono poi coinvolta e trasportata per incanto dalla magia. In festa sono le tavole nel grande salone, leccornie per piccoli e grandi gustate con allegria e voracità. Padre Fidanza dal palco aveva promesso “crema al mascarpone” …come sciame d’api s’affollano mani, si tendono voraci.
Inaspettato incrocio di occhi solleva stupore, fa nascere scambio, meraviglia, gioia di rivedersi.
“Stefania Olivetti” nella memoria occupa lo spazio dell’adolescenza; risveglia sapori di banchi di scuola, di verifiche, attese, condivisioni.
Compagne di scuola di un tempo, in una sera qualsiasi, il fato ci fa ritrovare a tu per tu, con un mare di cose di dire; di anni sulle spalle che hanno appesantito letizie, sollevato dolori, segnato in modo profondo.
Oggi, entrambe madri, convolate in un percorso comune d’istruzione.
Sono rapide le parole che fluiscono, ghiotte, come se il tempo, ancora una volta, esigente e ribelle, volesse poco concedere, sprazzo di luce, baluginar fugace. Nelle nostre menti sfilano volti, banchi, immagini remote. Una carezza per chi anzitempo è stato chiamato alla vita eterna; per Vanda ed Julia, strappati alla vita dalla malattia.
Trent’anni sono scorsi in un battito d’ali. Ciascuno è stato chiamato in modo diverso a dare risposta alla vita per dare un senso all’andare, al passaggio su questa terra.
Emozione di certo nel presentarle le mie figlie; Celeste nel fior della bellezza e Vittoria, la mia Vittoria, occhi sgranati dallo stupore, interrogativi sondano spazio e tempo. Lei, Stefania, ci presenta suo figlio: occhi grandi e scuri, sguardo sbarazzino, gesti frettolosi. Tarda l’ora.
Passi, uno dietro l’altro, s’affrettano verso casa pronti a riprendere la routine, l’evolversi di gesti uguali e diversi, sublimi. Nel cuore della notte, quando tutto tace, quando solo il battito del cuore s’ode, accenno di sorriso rivolgo a Stefania Olivetti, alla gioia di averla rivista con la speranza in un giorno presente o lontano di poterla rincontrare nella casualità di una sera qualsiasi.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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