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SIAMO UN POPOLO DI IRRAZIONALI

Recentemente parlando con alcuni miei coetanei ed ho notato che nessuno di noi ha quello che si potrebbe definire “il posto fisso”. E ciò mi ha portato a farmi qualche domanda.
Più o meno tutti noi abbiamo una discreta, modestia a parte, quantità di competenze e questo, almeno in teoria, dovrebbe permetterci di trovare un valido impiego ed, invece, non è così.
Questo è un esempio di aspettativa non realizzata che, quindi, finisce per alimentare le nostra parte più irrazionale e, credo, questo succeda quando non si vede un’altra alternativa valida e possibile da percorrere.
L’irrazionalità, più in generale, è il risultato di delusioni e paure che passeranno solo se riusciremo a tornare a vedere le cose nella giusta prospettiva e con le corrette proporzioni.
La fragilità che non ci ricordavamo si è mostrata improvvisamente e con prepotenza con il Covid.
Ma non è tutta colpa della pandemia.
In ogni modo tali conseguenze le vediamo tutti quanti: ansia generalizzata e conflitti sociali.
Inizialmente con il Coronavirus pensavamo che saremmo usciti migliori e più coesi!
Vi ricordate le persone che cantavamo sul terrazzo durante il primo lockdown?
In ogni modo, secondo uno studio indipendente, noi italiani eravamo già descritti come il popolo in cui era più marcata la discrepanza tra percezione e realtà. In altre parole abbiamo idee sbagliate non su tutto, ma sicuramente su tanto. In generale possiamo affermare che la nostra mente è più portata a dar credito alle informazioni che combaciano con le nostre idee, accantonando, anzi magari addirittura mettendo da parte come sbagliate le altre, vale a dire quelle contrarie al nostro modo di vedere.
Ma l’irrazionalità e la creduloneria di cui parlo nasce dalle percezioni, appunto, errate della realtà. In Italia, adesso, sta aumentando il numero di persone irrazionali.

Ma cosa si intende per irrazionali?
Irrazionali come reazione a qualcosa che non ci piace o che ci spaventa oppure entrambe le cose assieme! In ogni modo, come detto, non è tutta colpa del Coronavirus in quanto questa sensazione ha ragioni più profonde.
Sono motivi socioeconomici e pre politici come il fenomeno del rancore sociale o del rifiuto di quegli strumenti della ragione che ci hanno permesso di progredire e di creare il nostro benessere. La ragione che è stata la base per migliorare la nostra esistenza e che ha iniziato a svilupparsi con l’Illuminismo (1685/1815) ha perso forza in quanto era proprio grazie a questa consapevolezza se credevamo di poter aver la meglio sull’incertezza dell’ignoto ed è così che l’uomo è riuscito a fare scoperte davvero importanti e che hanno migliorato la nostra vita (si veda, ad esempio, e solo per dirne due alla macchina a vapore o al microscopio).
Però, adesso, queste sicurezze sembrano vacillare e, in alcuni casi, venir meno.
Cosa si può fare per cambiare questa china?
Bisogna trovare (o per lo meno tentare) qualcosa anche una piccola cosa che però ci dia la giusta motivazione e forza e ci permetta di dire: “domani sarà meglio di oggi”.
Non è facile, ne sono consapevole, però dobbiamo fare in modo di svegliarci da questa sonnolenza e voglia di non fare in cui, dolenti o nolenti, “siamo caduti” perché solo così potremo vincere questi timori e fare in modo che la nostra vita prenda una piega migliore!
Monica Palazzi

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