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SANTA CINZIA

La mia carissima figliola, ha sempre avuto un carattere indomito ed indomabile, ed una lingua tagliente molto più di un rasoio (compresi i multilama), tutte caratteristiche queste ereditate dal nonno (mio papà Attilio).
Nonostante abbia in dono una intelligenza non indifferente, non sempre è stata in grado di utilizzarla nel migliore dei modi, e così verso la fine della prima superiore (frequentava la scuola per parrucchieri), aveva un piccolo deficit in matematica; si ostinava sempre a dire che in una scuola di acconciature l’importante è la pratica non la teoria. Io e mia moglie continuavamo a ripeterle che per conseguire il diploma doveva studiare tutte le materie, la cultura è sempre un bagaglio importante ma farlo entrare nella testa di una quindicenne non è cosa semplice.

Sta di fatto che in matematica era insufficiente, siamo venuti a conoscenza che c’era una ragazza da poco laureata, in attesa di inserirsi nel mondo del lavoro, che dava lezioni a scolari bisognosi, per racimolare qualche soldo e non essere di peso alla famiglia (tra l’altro si faceva pagare veramente poco). Avuto il suo numero di telefono l’abbiamo contattata; quando si è presentata alla nostra porta, gli ho aperto io, mi sono trovato davanti una ragazza bella ma proprio bella (sono arrivato a pensare: se è una testimone di Geova, stavolta i librettini li prendo), non posso dire di più perché i miei raccontini li legge anche mia moglie.

E così gli ho chiesto: “desidera signorina”? – “Mi chiamo Cinzia, avete chiamato voi per le lezioni di matematica a Valentina”? – “adesso ho capito, sei la ragazza con cui ho parlato qualche giorno fa, prego, entra pure, accomodati”. Mora, lineamenti fini e delicati con un modo di fare talmente aggraziato da sembrare una ragazza d’altri tempi; con sé aveva un gigantesco librone pieno di formule matematiche, me lo sono fatto prestare, l’ho aperto e per metterla alla prova gli ho chiesto di risolvere un problema che solo leggendolo mi era venuto il mal di testa; in meno di tre minuti, senza l’aiuto della calcolatrice, riempiendo un’intero foglio di computisteria, lei ha trovato la soluzione; sono rimasto esterrefatto, e allora gliene ho scelto un altro, un’intrigo di numeri e lettere di cui io manco conoscevo l’esistenza, e lei ha iniziato a scrivere ad una velocità supersonica con una grafia impeccabile: quattro minuti, due giganteschi fogli riempiti e la soluzione trovata; è stato in quel momento che ho pensato: “non può essere umana, sarà stata mandata da Marte per spiarci”? – Lei si è accorta che ero rimasto con la bocca aperta e così dopo aver accennato ad un sorriso ha aggiunto: “la matematica è sempre stata la mia passione”- “bene, cara Cinzia, mi sembri alquanto accreditata, puoi cominciare con la lezione alla nostra figliola”.

Valentina, all’inizio l’ascoltava in modo molto svogliato, ma la passione, la pazienza e l’entusiasmo che Cinzia metteva nell’insegnare  anche le formule e gli esercizi più complicati, ebbero la meglio, nostra figlia poco più di un mese dopo cominciò a meritare voti più che sufficienti. Mi ricordo perfettamente la sua ultima lezione: io, mia moglie e Valentina l’abbiamo ringraziata moltissimo; così particolarmente colpiti dalla sua straordinaria bellezza, non tanto quella esteriore ma e soprattutto quella interiore, sempre sorridente, garbata, cordiale, mai una volta che abbia alzato la voce anche quando nostra figlia avrebbe meritato una tirata d’orecchie, alla fine il suo delicato modo di fare, aveva contaminato positivamente Valentina.

L’abbiamo accompagnata fuori casa ed ho notato che non aveva l’auto degli altri giorni: “si è vero, di solito venivo con la macchina dei miei genitori, questa invece è quella di mio fratello, ha 3 giorni di vita, praticamente è nuova di zecca, non voleva assolutamente prestarmela ma a mia mamma serviva la sua e così si è convinto, mi ha fatto mille raccomandazioni, ho una paura matta di farle qualche segno”.
La salutammo e ringraziammo ancora moltissimo.

Dopo 15 minuti suonano al campanello, apro e mi trovo davanti Cinzia sconvolta, piena di fango, in lacrime: “sono andata in parte per dar strada ad un trattore e sono finita nel fosso”- continuava a piangere e singhiozzare, allora mi sono recato in cascina a chiamare i rinforzi (mio fratello e suo figlio) i quali hanno preso la nostra trattrice più grande, cavi e funi di ogni genere,  in breve: tutto il necessario per tirar fuori dal fosso l’auto di Cinzia, siam partiti seguiti da tutti gli abitanti del cascinale; arrivati sul posto abbiamo attentamente valutato la situazione: il fossato è molto ampio e profondo ma per fortuna in quel periodo c’era solo fango e non acqua; l’auto sembrava illesa, dopo breve consultazione ci siamo divisi i compiti: mio fratello è salito al posto guida, io spingevo con tutte le mie forze la parte alta del veicolo per evitare il ribaltamento sul fianco, mio nipote sul trattore trainava la vettura sulla strada,  ho attaccato il cavo d’acciaio al gancio posteriore  dell’auto e dato il via; piano piano l’auto ha cominciato a risalire la sponda, quando il culo del mezzo stava arrivando in strada, il cavo ha forzato sul paraurti posteriore (fatto di materiale plastico) e di colpo si è staccato, però finalmente, l’auto era tornata in strada, ho raccolto il paraurti, me lo sono messo in spalla, ho fatto un giro attorno alla macchina e rivolgendomi a Cinzia gli ho detto: “è tutta sporca di fango,  però non mi sembra che ci siano segni sulla carrozzeria, se mi apri il baule e tiri giù i sedili posteriori ti infilo il paraurti in macchina”

Apriti cielo, la ragazza ha cominciato a piangere a dirotto piegandosi addirittura in due, ogni volta che si rimetteva dritta diceva: “mio fratello mi uccide”. Mia moglie e mia mamma l’hanno abbracciata cercando in tutti i modi di consolarla, rivolgendomi a mia figlia (tenendo sempre il paraurti sulla spalla):  “secondo me è stata fortunata, l’auto si sarebbe potuta ammaccare” – “porcocane papà ma ti vedi? Stai girando con un pezzo d’auto” –  e lì Valentina cominciò a ridere in modo incontenibile, per non mancare di rispetto alla ragazza che stava soffrendo, si è girata di schiena e allontanata.

Non so se ho reso l’idea ma si era venuta a creare una situazione imbarazzante e grottesca; per cercare in qualche modo di risolvere il dramma, mi sono avvicinato a Cinzia e con voce calma ma decisa: “ascolta Cinzia, non so se ti rendi conto che Dio oggi ti ha fatto un grande regalo, non hai pensato cosa sarebbe successo se il fosso fosse stato pieno d’acqua?” – Mi guardò negli occhi e annuì col capo, come a dire: “hai ragione”, ci ringraziò, salì in macchina, aprì il baule, infilai dentro il suo paraurti, prima che partì gli dissi al finestrino: “non preoccuparti per tuo fratello, vedrai che capirà”.

Per diversi anni non abbiamo più avuto notizie di Santa Cinzia, io la chiamo così perché per riuscire a far apprezzare la matematica a mia figlia, ci voleva veramente una Santa; poi una sera la nostra Valentina (che nel frattempo è stata assunta in un raffinato salone di parrucchiera), torna a casa e con un entusiasmo incontenibile: “sapete chi è venuta a farsi sistemare i capelli? Cinzia, la ragazza che mi ha dato lezioni di matematica, domani si sposa ed ha voluto che fossi io ad acconciarle i capelli”.
Eravamo tutti felicissimi per quella cara fanciulla così educata ed a modo ma ancora oggi mi chiedo: il fratello di Cinzia, che faccia avrà fatto quando sua sorella aprendo il baule, ha tirato giù il paraurti della sua amatissima auto nuova di zecca??
Giordano

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