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Sanremo 2017 – Le pagelle finali

Il Festival di Sanremo 2017 si è da poco concluso, scatenando le solite polemiche e trascinando con sé, nel viaggio verso il dimenticatoio, buona parte delle canzoni ascoltate in gara. Ecco le mie pagelle dei brani sanremesi di quest’anno:
Al Bano – “Di rose e di spine” (eliminato nella quarta serata): comprensibile il premio per il miglior arrangiamento, ma il pezzo sarebbe suonato antico anche a fine anni ’60. Lui non è nemmeno in piena forma, reduce da gravi problemi di salute, di conseguenza le sue esibizioni mostrano una duplice sofferenza di cantante e pubblico. Voto 4,5.
Alessio Bernabei – “Nel mezzo di un applauso” (15° classificato): è un brano molto simile al successo del 2016 “Noi siamo infinito” e probabilmente anche questo spopolerà nelle radio, per quanto sia di gran lunga peggiore, sia come testo (e fare di peggio era difficile), sia come melodia. A ciò si aggiunge la pochezza vocale di Bernabei, che canta peggio di quanto ci si potesse immaginare. Indecente. Voto 2.
Bianca Atzei – “Ora esisti solo tu” (9° Classificata): canzone dal sapore un po’ retrò, ma che suona inconfondibilmente Modà (l’autore del brano è proprio Silvestre). Niente di particolare, ma la sua voce la rende sufficiente. Voto 6.
Chiara – “Nessun posto è casa mia” (14° classificata): è incredibile come canti senza alcun accenno di sbavatura, purtroppo però porta a Sanremo un brano molto piatto, nonostante un arrangiamento decisamente curato (non a caso c’è anche lo zampino di Mauro Pagani). Voto 6.
Clementino – “Ragazzi fuori” (16° classificato): pezzo dal ritornello orecchiabile e con un testo poco scontato, molto meglio dello scorso anno. Ingeneroso l’ultimo posto, anche perché riesce ad essere più intonato rispetto a molti suoi colleghi, pur non essendo un cantante. Voto 7.
Elodie – “Tutta colpa mia” (8° classificata): ha una voce meritevole, ma la canzone, tipicamente sanremese, non le rende giustizia. Però se ti fai scrivere i pezzi da Emma Marrone, un po’ te le cerchi. Voto 4.
Ermal Meta – “Vietato Morire” (3° classificato): a parere di chi scrive, la migliore canzone del Festival 2017. Testo dalla struttura ragionata e tema impegnativo, specie per una manifestazione come Sanremo, melodia molto semplice ma efficace; vince meritatamente il Premio della Critica. L’unico difetto è la somiglianza a “Pensa” di Fabrizio Moro, ma è un dettaglio che non influisce sull’ottima qualità di questo cantautore molto promettente. Voto 8,5.
Fabrizio Moro – “Portami via” (7° classificato): un brano che doveva essere interpretato con una maggiore precisione vocale e poteva essere meglio sviluppato, un peccato perché il testo è tra i più valenti tra quelli portati in gara. Voto 5,5.
Fiorella Mannoia – “Che sia benedetta” (2° classificata): si presenta con un pezzo osannato da tutti già prima del Festival, nonostante una melodia banalissima e un testo non eccelso, ha tutti i favori del pronostico e lei nel corso della manifestazione la interpreta con il suo stile unico. Poteva solo vincere – e invece perde. Voto 5,5.
Francesco Gabbani – “Occidentali’s karma” (vincitore): nonostante non se l’aspettasse nemmeno lui, il suo successo non è comunque casuale: è una azzeccata sotto ogni aspetto. Si rivolge al popolo del web trattando un tema molto in voga al giorno d’oggi e scrivendo un testo che, con la sua ironia, diventerà un inno per coloro che il cantautore critica; fa colpo sulle radio con una melodia orecchiabile e molto simile al suo primo successo “Amen”; infine, conquista il consenso televisivo con una trovata stravagante come il ballo con la scimmia e tutto ciò che ne concerne. Gabbani è intelligente e, paradossalmente, lo dimostra con un pezzo che lo fa apparire stupido ai più. Vittoria meritata. Voto 8.
Gigi d’Alessio – “La prima stella” (eliminata nella quarta serata): e cosa ci si poteva aspettare, se non uno standard dalessiano? Il pezzo contiene qualsiasi clichè neomelodico esistente, ma è comunque migliore di molti altri brani in gara. Menzione d’onore per un improbabile cover de “L’Immensità” in 5/4, pure ben riuscita. Voto 6.
Giusy Ferreri – “Fa talmente male” (eliminata nella quarta serata): non convince fin dalla uscita, nella quale lei stessa canta in maniera molto imprecisa; banale sotto tutti gli aspetti, tuttavia avrebbe meritato la finale più di altri. Voto 5.
Lodovica Comello – “Il cielo non mi basta” (12° classificata): il brano è noioso, la voce è poco originale, difetto a cui si uniscono diverse imperfezioni nel corso delle quattro performance. Non è il pezzo più brutto, ma lei conferma le critiche che la consideravano inadatta a Sanremo. Voto 4.
Marco Masini – “Spostato di un secondo” (13° classificato): coraggiosa la scelta dell’elettronica, che rende il brano meritevole di essere cantato decentemente, cosa che purtroppo al fiorentino non riesce. Inoltre, anche il testo non è convincente. Voto 6.
Michele Bravi – “Il diario degli errori” (4° classificato): si piazza ai piedi del podio con una canzone sanremese fino al midollo, ma che strizza l’occhio alle tendenze melodiche della musica italiana di oggi, restando piatta anche nel momento della sua esplosione. Con l’appoggio del web, era prevedibile che portasse a casa il piazzamento. Voto 5,5.
Michele Zarrillo – “Mani nelle mani” (11° classificato): una canzone caratterizzata dal tipico stile di Zarrillo, ma piuttosto noiosa. Il testo è ben construito, ma non basta per strappare la sufficienza. Voto 5,5.
Nesli e Alice Paba – “Do retta a te” (eliminati nella terza serata): l’utilità di un duetto in cui entrambi i componenti cantano la stessa melodia resterà eternamente un mistero, così come la coerenza di farsi chiamare rapper e poi presentarsi a Sanremo con un brano interamente cantato (in modo indecoroso, peraltro). Voto 3.
Paola Turci – “Fatti bella per te” (5° classificata): uno dei pezzi più carichi, caratterizzato dalle classiche sfumature rock della cantautrice, nonostante per quest’anno rinunci alla chitarra sul palco. Per qualità delle esibizioni, è probabilmente la migliore del Festival. Voto 8.
Raige e Giulia Luzi – “Togliamoci la voglia” (eliminati nella terza serata): il testo è tra i meno riusciti di questa edizione, la Luzi non sembra a suo agio su una base rap e lo stesso Raige non sorprende nelle (poche) rime presenti nel brano. Giusta l’eliminazione. Voto 4.
Ron – “L’Ottava Meraviglia” (eliminato nella quarta serata): canzone debole, testo scontato e melodie trite e ritrite, cantate anche molto male dal cantautore pavese, evidentemente bollito. Voto 5.
Samuel – “Vedrai” (10° classificato): il brano ricorda i Subsonica, soprattutto nel ritornello, inevitabile influenza che viene comunque combinata con una melodia più “sanremese”. Tuttavia, resta una parziale delusione per un pezzo senza mordente, nonostante il torinese sappia tenere il palco come pochi. Subsonica tornate insieme. Voto 7.
Sergio Sylvestre – “Con te” (6° classificato): una grande occasione persa. Con la voce che possiede, potrebbe e dovrebbe cantare tutt’altro (e in tutt’altro modo): la ballata scritta da Giorgia non si adatta alla sua vocalità e le performance sottotono ne sono la dimostrazione. Voto 5.
Amara e Paolo Vallesi – “Pace” (fuori gara): ma seriamente sono stati respinti in favore di uno tra Nesli, Raige e Bernabei? Canzone molto profonda e ben costruita, giusto farli esibire in finale, ma meritavano senza dubbio di più. Voto 7.
Carlo Chiesa

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