È da poco trascorsa la festa dei Santi Faustino e Giovita, patroni di Brescia. Per i miei genitori questa data era importante per un altro motivo: era l’anniversario del loro matrimonio.
Un matrimonio molto sospirato: mio papà, durante la leva militare, fu mandato in guerra e trascorse ben 7 anni prigioniero in Algeria.
Era trattato bene e mangiava a sufficienza, perciò si ritenne sempre molto fortunato, ma non potendo comunicare le sue condizioni, i familiari e la fidanzata a casa, mia mamma, erano molto preoccupati, come si può ben immaginare.
Mia mamma e mio papà si conobbero quando lui aveva 17 anni e mezzo e lei 16 e mezzo. Lui un ragazzo serio, con neri capelli folti, impomatati di brillantina; lei una ragazza snella, coi capelli corti ondulati e lo sguardo timido. Malgrado la giovanissima età la loro storia d’amore resistette alla durissima prova della lontananza così lunga. Tornato papà sano e salvo, non vollero prolungare oltre l’attesa e decisero quindi di sposarsi il 15 febbraio 1947, 70 anni fa. Febbraio non era il mese ideale, per la temperatura che allora era ancora più rigida di adesso, inoltre i soldi in tasca erano veramente pochi, ma l’importante era iniziare finalmente una nuova vita insieme. Mi raccontava la mamma che, abitando vicino alla Chiesa di Borgosotto, suo papà e lei, a braccetto, vi si recarono a piedi, davanti ai pochi parenti invitati: il nonno con il classico mantello e il cappello e lei con un cappottino marrone non nuovo…e dopo la cerimonia il pranzo a casa dei suoceri, dove poi andarono ad abitare gli sposi. Tutto all’insegna del risparmio e della semplicità.
La convivenza tra sposina e suocera ovviamente non fu facile, soprattutto all’inizio, ma all’epoca era abbastanza usuale che i novelli sposi coabitassero in famiglia, pertanto la mamma si abituò pian piano alle abitudini e al carattere di mia nonna, un vero peperino. 70 anni fa le ragazze venivano educate a rispettare le persone più anziane, a sopportare in silenzio, ad adattarsi a ristrettezze, all’obbedienza, il tutto senza troppe lamentele, e così si comportò anche mia mamma, essendo per molti anni mia nonna “la risidura”. Purtroppo la vita matrimoniale dei miei genitori fu presto costellata da grandi dispiaceri, il più grave e senza soluzione la malattia di mio papà, raggirata la prima volta, a soli 44 anni, ma fatale la seconda, a soli 52 anni. Mia mamma e mio papà riuscirono a festeggiare solo le nozze d’argento, il 25° anniversario, con una bella festa, attorniati da noi tre figlie e dal primo nipotino, proprio poco prima che papà se ne andasse. Chissà che abbiano festeggiato lassù il loro 70° anniversario!?!
Ornella Olfi