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RITORNO ALLA LIRA

Caro direttore, siamo in campagna elettorale e di fronte alla decadenza del sistema, i partiti che si candidano a governare l’Italia non fanno altro che elencare problemi, auspicando impossibili miracolose soluzioni, tramite pie intenzioni destinate a restare sulla carta. Quando poi azzardano suggerimenti concreti, sono come cerottini posti su di una gamba in cancrena che dovrebbe essere tagliata. Bisognerebbe avere il coraggio di fare proposte rivoluzionarie, le sole che possono riaprire nuove prospettive e rilanciare l’economia. Mi sembra chiaro ed inevitabile che a questo punto, per far crescere questo paese bisogna come minimo dimezzare le tasse, e per fare questo recuperare quattrocento miliardi, ma non ai poveri, ai parassiti e ai privilegiati del sistema! Basterebbe il coraggio della volontà politica. Ecco come fare.
Con la cancellazione del debito e il ritorno alla Lira, si possono risparmiare cento miliardi all’anno di interessi, tolti ai ricchi che non rischiano di morire di fame. Stabilendo un tetto agli stipendi pagati dalla Pubblica Amministrazione, in modo che nessuno, con uno o due stipendi, superi di tre volte lo stipendio medio di un operaio, si potrebbero risparmiare altri venticinque miliardi l’anno.
Fissando un tetto alle pensioni pubbliche e private, indipendentemente dal loro numero e dai contributi versati, sempre in ragione di tre a uno, rispetto alla pensione media di un operaio, si potrebbero recuperare altri venticinque miliardi all’anno. Finanziando le regioni tanto per abitante, prendendo come parametro la regione Lombardia, in modo che i servizi e la tutela dell’ambiente dipendano dalla gestione oculata del finanziamento, si potrebbero risparmiare cento miliardi all’anno. Stabilendo un limite al costo dei lavori pubblici, in base ai capitolati edili, e non eseguendo opere pubbliche che non rispettino tali parametri, si potrebbero risparmiare altri settantacinque miliardi all’anno. Eliminando qualsiasi contributo a fondo perduto nei confronti di privati, che determina solo favori ad amici e spreco di risorse, si possono recuperare altri venticinque miliardi l’anno. Privatizzando la scuola e assegnando un gettone di presenza agli alunni, pari al cinquanta per cento del costo attuale pro capite, si possono risparmiare altri cinquanta miliardi all’anno con il vantaggio di avere una scuola di serie A, dove gli insegnanti possono essere scelti e gli studenti controllati. Il tutto fa quattrocento miliardi l’anno, con cui si potrebbero dimezzare le tasse, creando milioni di posti di lavoro.
Se qualcuno ha calcoli più precisi me lo faccia sapere. Si tratta di quattrocento miliardi  all’anno tolti ai ladri, ai parassiti e ai privilegiati, che reinvestono questo denaro in speculazioni finanziarie, una vera zavorra per il sistema, e che vengono ridistribuiti tramite posti di lavoro produttivi, gli unici che possono creare ricchezza e garantire un avvenire ai nostri giovani. Sarebbe ora di fermare questa deriva provocata dal malcostume e dal parassitismo, ma per fare questo servono programmi rivoluzionari che cambino le regole, perché con questo sistema basato sulla difesa dei privilegi acquisiti, non si va da nessuna parte.
Facchi Angelo

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