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RICORDO DI UNA INNOCENTE RELAZIONE ROMANTICA

Era una giornata che ti invitava a fare una passeggiata in bicicletta, il sole si faceva vedere di tanto in tanto tra le nuvole dal contorno chiaro, all’interno di esse una densità di vapore dal colore più scuro dava dimensioni e forme diverse che la fantasia accostava a cose reali.
Questo fenomeno atmosferico generava una lieve brezza sulle nude parti del corpo facendo evaporare quella lieve sudorazione che traspirava dai pori. Come le nuvole non avevo una meta particolare, pedalavo su strade secondarie e a volte sterrate godendo, a primavera inoltrata, di quel verde paesaggio senza trascurare nessun particolare. Dopo circa un’ora sentii il bisogno di fermarmi ma il luogo dove mi trovavo non offriva nulla per recuperare le forze spese durante il percorso. La pedalata si faceva sempre più incerta quando, alla vista di alcuni alberi che formavano un piccolo bosco, raccolsi le mie poche energie e raggiunsi in poco tempo la meta. Quando sei affaticato e ti trovi in mezzo ad alberi ombrosi con un ruscello dove l’acqua limpida si tinge di tutti i colori che vi si specchiano dentro, provi una percezione di piacere e stupore per dove la tua impensabile destinazione ti ha condotto. Appoggiata la bicicletta ad un albero, che non aveva ancora subito la sorte di quello accanto, mi sedetti su quel ceppo segnato da un taglio fatto da poco e, passandomi sul viso il fazzoletto bagnato beneficiavo di quella piacevole frescura che dava sollievo al mio corpo accaldato.
Di tanto in tanto mi giravo per osservare i dintorni quando, in lontananza tra gli alberi intravidi la punta conica di un campanile, una forma particolare per un campanile ma a me assai nota in quanto mi riportava indietro nel tempo.
Era la torre campanaria di un paese poco distante dal mio dove avevo frequentato le scuole Medie, dal momento che il mio paese ne era sprovvisto.

Ricordi della mia adolescenza mi tornavano alla mente, amici di scuola, le gare in bicicletta, il fornaio dove andavamo a prendere le merendine da consumare durante la ricreazione e purtroppo anche il freddo, la pioggia e a volte anche la neve che dovevamo affrontare per poter completare le scuole dell’obbligo. Mentre ero assorto nelle memorie di quel tempo spensierato, ne affiorò una che mi fece ricordare le gioie e i dolori che si provano quando da ragazzino prendi la prima cottarella. Si trattava di una forte attrazione, fatta di amorevole innocenza, che ebbi durante il secondo anno con una ragazza che era venuta ad abitare nel mio paese. Lei era stata assegnata alla nostra classe, una delle poche miste create per avere un numero sufficiente di scolari. Un viso d’angelo, un corpo tonico, un seno che iniziava a far rigonfiare la maglietta e due gambe slanciate, insomma aveva tutto ciò che serviva per far andare in eccitazione tutti gli ormoni di noi giovani. Anche se ancora agli inizi dell’età adolescenziale, si incominciava a sperimentare e vedere con altri occhi l’altro sesso, ciò che prima non accadeva, perciò a quella visione chi non avrebbe tentato di essere suo amico? Ebbi così il privilegio di condividere con lei una reciproca simpatia. Insieme ogni giorno facevamo la strada per andare a scuola, i giochi nei pomeriggi durante la settimana, gli incontri all’oratorio la domenica, mentre i miei libri rimanevano nella cartella e quando uscivano era solo per ingannare i miei genitori.

Ogni momento pensavo a lei e la mia principale preoccupazione era la concorrenza maschile, pertanto, dovevo difendere la sua preferenza nei miei confronti cercando di essere presente ogni volta che usciva di casa. Era un periodo di felice incoscienza ma che in seguito mostrò il conto, infatti, ancora oggi mi domando come feci a superare il secondo anno delle Medie ma al terzo non vi furono scuse, i voti davano piena ragione ai professori. Così mentre io rimanevo al palo lei proseguiva gli studi facendo conoscenza con altri ragazzi di età maggiore della mia e, ormai diventata donna esibendo in bella mostra le sue doti fisiche, per i nuovi corteggiatori fu facile eliminarmi dalla competizione. Rimase comunque tra noi una elusiva amicizia che invece di aiutarmi a superare quella realtà mi affondava sempre di più nella delusione e nella più totale sofferenza.


Mi venne in soccorso, per superare quel triste periodo il trasferimento in un altro paese della mia famiglia, per cercare di migliorare la nostra situazione così, pian piano, il ricordo di quell’innocente “amore” lasciava spazio ad altre avventure e simpatie. Mentre meditavo su quel fortuito ricordo mi venne naturale pensare: “Cosa sarebbe successo se la nostra storia avrebbe avuto un seguito!”

Allora mi resi conto che, nonostante fossero passati molti anni e appagato della mia vita sentimentale, questa prima esperienza dove inizi a misurarti con gli altri, pur dandoti inquietudine e delusione, farà sempre parte della mia esistenza. Durante la sosta il fisico si era ritemprato e l’ora segnava che dovevo far rientro a casa. Ripresi la bicicletta e mentre pedalavo la mente aggiungeva altri ricordi che susseguirono dopo quella relazione romantica, infatti, uno di quelli fu che la poca propensione allo studio che avevo se ne andò via del tutto. Così non mi rimase altro che cercare un lavoro per non essere di peso ai miei genitori, nonostante la loro disapprovazione e la loro disponibilità al sacrificio per farmi studiare. Ora mi pento per non averli ascoltati, nonostante a quei tempi si poteva ancora contare sulla buona sorte che mi aiutò sia nel lavoro che nel formare la mia famiglia. Eppure se oggi, ormai entrato a far parte dei diversamente giovani con un bagaglio di esperienza vissuta unita a quella sufficiente istruzione riesco a difendermi, quando devo confrontarmi con persone istruite capisco che lo studio e la cultura è un patrimonio immenso per lo sviluppo completo di ogni individuo.
Binosi Luciano

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