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Riccioli di polvere e galassie

“Di tanto in tanto passo uno strofinaccio sotto il letto. Ci trovo la polvere arrotolata a riccioli e spirali, la figura perfetta delle galassie viste al telescopio. Mi attira la coincidenza di forme tra l’immenso e il minuscolo. Un ammasso di stelle ripete quello di un rotolo di polvere.”
(Da: “Ti sembra il Caso?”
di Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi, pag. 11)
La vita è stupefacente. “Abbiamo due metri di DNA in ogni cellula del nostro corpo. È compattato in maniera portentosa nel nucleo di ogni cellula, che invece non è più grande di un milionesimo di centimetro. C’è un quantità di DNA straordinaria nel nostro corpo, mettessimo i due metri di ogni cellula appiccicati uno dopo l’altro si coprirebbe centinaia di volte la distanza tra la Terra e la Luna.”
(ivi, pag.18)
Mi incanta pensare a questi salti tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Mi incanta pensare a cosa e a quanto succede nel mio corpo mentre sto digitando sulla tastiera: quanta vita c’è in una piccola cellula, quanto si muove in lei, quanto traffico tra cellule, traffico che mi consente di pigiare tasti, dare forma ai pensieri, scrivere, leggere ciò che le dita fanno apparire sullo schermo del computer. E questo mentre il corpo fa i fatti suoi senza che io me ne debba occupare, e mi fa respirare, fa battere il mio cuore, regola la temperatura, digerisce la cena… Ho una visione laica, tutto ciò non mi fa pensare a un Dio ma alla grandezza dell’Universo. Ricordo che sul libro di geografia delle medie avevo scritto il mio nome e sotto: Torino, Italia, Europa, Terra, Sistema solare, Universo. Così mi sento ancora oggi: una piccola parte inserita in cerchi sempre più ampi. Una parte di un tutto che c’era prima di me e proseguirà dopo; una parte non indispensabile, ma che nel suo esserci contribuisce all’insieme, porta la sua goccia. È un pensiero che mi quieta. Infinitamente piccolo e infinitamente grande si incontrano, dialogano. Io nel piccolo partecipo del grande. E lo porto in me. Mi sento al mio posto nel mondo. Quel che rimarrà di me quando non ci sarò più è un pensiero che non mi ha mai agitata, e pensare che non ci sarà nulla, se non per un po’ nella memoria di chi mi ha conosciuta, mi lascia tranquilla. Sono interessata alla vita finché ci sarà un Io cosciente in grado di viverla. Quando si spegnerà, non ci sarò più. Per me, va bene così. Nel frattempo, ho bisogno di amare e di essere amata, e in questo sento il senso della mia vita.
Dalle finestre aperte arriva un’aria un po’ troppo fresca, è ora di chiuderle; fuori è buio, nessuna luce brilla. Ma so che un cielo stellato si dispiega sopra di me, e questo mi fa sentire a casa.
Benedetta

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