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PRIMO TEST DI AMMARAGGIO PER LA CAPSULA SPAZIALE AMATORIALE BETTY

Ricordate il razzo HEAT1X-TYCHO BRAHE, il risultato di un progetto danese che prevede di realizzare il primo viaggio spaziale “amatoriale” della storia? L’idea è molto ambiziosa: portare nello spazio l’essere umano sfruttando una serie di tecnologie messe a punto da appassionati di volo extra-atmosferico. Niente governi, e nemmeno multimiliardari annoiati o in cerca di nuove nicchie di mercato, ma solo duro lavoro e tanta passione: il sito web dell’iniziativa raccoglie donazioni da parti di chiunque voglia dare una possibilità all’associazione Copenhagen Suborbitals, e il tetto massimo di spesa si aggira intorno ai 50.000 dollari. Il primo test del 2010 è terminato, purtroppo, con un fallimento sotto ogni punto di vista. Il lancio del 2011, invece, ha fatto registrare un parziale successo: Tycho ha raggiunto i 2,8 km di quota, prima di essere disattivato per un’anomalia non ancora chiarita. Nonostante l’inizio non molto incoraggiante, i membri della Copenhagen Suborbitals non si sono persi d’animo e hanno perseverato nel loro intento, sistemando la maggior parte dei problemi individuati durante i primi due lanci. Recentemente, inoltre, è stata testata anche la capsula di rientro “Beautiful Betty”, l’involucro protettivo che consentirà all’equipaggio umano di tornare sano e salvo sulla superficie terrestre. La capsula è stata trasportata al Lindoe Industripark per mettere alla prova alcuni degli aspetti fondamentali e più delicati dell’operazione di rientro. Dato che la navetta è stata ideata per terminare il rientro in mare, il primo obiettivo è stato quello di verificarne la tenuta stagna e le capacità di galleggiamento. L’ammaraggio, inoltre, è un momento particolarmente critico, in quanto la capsula si trova ad impattare contro la superficie dell’acqua a velocità relativamente elevate, anche se ridotte dal paracadute aperto durante la discesa. Betty è stata agganciata ad un sistema di cavi in modo tale che, una volta azionato il meccanismo di sgancio, la capsula potesse raggiungere una velocità di circa 10 metri al secondo nel momento dell’impatto, cadendo da un’altezza di circa 5 metri. La capsula, che senza il paracadute pesa circa 450 kg, è stata fatta cadere in acqua per quattro volte, per verificare anche l’angolo d’impatto più stabile e sicuro per l’equipaggio. Il problema più grave sembra essere stato il gonfiaggio dei palloni di galleggiamento. Quando la capsula assume una posizione instabile (con il portello d’uscita in acqua), alcuni galleggianti si gonfiano automaticamente per tentare di riportare la navetta nella posizione di stabilità. La maggior parte dei galleggianti non si è gonfiata completamente, probabilmente a causa di un cavo scoperto che, a contatto con l’acqua salata, ha causato un corto circuito e l’interruzione dell’operazione di gonfiaggio. Dopo questo test ne seguiranno altri, per verificare l’elettronica e i sistemi di sicurezza della capsula. Se tutto dovesse procedere secondo la timeline del progetto, il primo volo suborbitale “amatoriale” potrebbe avere luogo entro 3-5 anni, e renderà la Danimarca la 5° nazione a mandare in orbita un essere umano.

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